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Politica

I CENTO GIORNI

MANIGLIO BOTTI - 01/07/2016

PalazzoNella storia il periodo dei “cento giorni” intercorre tra l’uscita di Napoleone dall’Elba, il ritorno a Parigi e la battaglia di Waterloo. Di converso ci si può riferire all’abbandono della capitale di Luigi XVIII di Borbone, all’arrivo di Napoleone, e infine alla restaurazione della dinastia. Più o meno si va dal 20 marzo all’8 luglio del 1815.

In politica i cento giorni rappresentano, invece, i primi passi di un governo e di un’amministrazione. Sono gli atti più importanti, sotto il profilo dell’interpretazione delle cose fatte e da fare, che danno un’indicazione sulla realizzazione delle promesse annunciate durante la campagna elettorale da parte di un candidato sindaco o di un presidente. È anche e soprattutto in questa durata temporale che si può misurare la futura bontà di un governo.

Per il neo-sindaco della città di Varese, Davide Galimberti, passati i doverosi momenti di esultanza per avere sconfitto in casa la Lega, dopo ventitré anni di assoluto dominio, i cento giorni scadranno alla fine del prossimo mese di settembre. Gli si concedano pure due o tre settimane di abbuono – perché in Italia le vacanze di agosto sono sacre per tutti – ma è chiaro che nell’autunno ormai inoltrato, diciamo intorno alla metà o alla fine di ottobre, sarà opportuno cominciare a fare qualche bilancio.

L’appuntamento più importante ora, che comporterà valutazioni dalle quali in ogni caso non ci si può sottrarre, ancora prima dell’autunno, è quello della formazione della giunta. Già da qui, se saranno scelti uomini (e donne) in gamba e potenzialmente capaci a seconda delle loro professionalità, oppure se si realizzerà una distribuzione di incarichi “alla Cencelli”, ci si potrà rendere conto della carica innovativa del prosieguo e dello spirito di cambiamento. Beninteso, si tratta ancora di mosse politiche. Sarà poi più difficile e complicato muoversi all’interno delle aeree tecniche – importantissime – e dei funzionariati, perché vale sempre il detto: i sindaci e gli assessori passano, i funzionari restano.

Da noi, in Italia, non è previsto il sistema dello spoil system, per cui, per fare in modo che tutto cambi e niente resti come prima, ci si dovrà affidare alle consulenze e ai consigli di uomini di macchina, che bene conoscono l’amministrazione varesina e che anche fanno parte della nuova compagine di centrosinistra che siederà a Palazzo Estense.

Già la presenza continua di Galimberti nei rioni e nelle castellanze varesine, in queste primissime fasi di partenza, allo scopo di capirne le necessità e di segnalarle sull’agenda, intanto, fa bene sperare. Il neo-sindaco sta dimostrato un’azione da motore diesel. Ma è chiaro che poi alle necessità bisogna rispondere in modo concreto.

Un’altra cosa da fare nell’immediato è prendere in mano i problemi che, a quanto pare, hanno causato la caduta leghista. In primis la questione del parcheggio-bunker alla Prima Cappella. Un’analisi approfondita, poi, del recupero di piazza Repubblica si rende necessaria. Sono temi su cui non si possono creare equivoci: massima chiarezza. Comportamenti che vanno bene al di là della promozione e della propaganda politica.

I primi cento giorni, e se vogliamo anche qualcosa di più, non riguardano però soltanto il nuovo sindaco e la nuova giunta, ma anche l’opposizione. Rimarremmo delusi, per esempio, se l’uomo che ha conteso a Galimberti il primo seggio del Palazzo, Paolo Orrigoni, dovesse gettare la spugna. Il suo comportamento lineare durante la campagna elettorale, le sue capacità di giovane imprenditore di successo potrebbero essere messe al servizio della città. Anche in quell’ambito di opposizione “seria, critica e costruttiva” che è giusto e normale aspettarsi.

E rimarremmo ancora più delusi se si debba fare presto a meno di quella presenza in aula – utile e per nulla ingombrante – del capolista della Lega, nientemeno che Bobo Maroni, presidente della Regione Lombardia. Quello stesso Maroni che proprio da Palazzo Estense prese le mosse per una carriera politica d’eccellenza. Ci rendiamo conto che contemperare gli impegni del Pirellone e quelli varesini non sarà facile. Ma è stata questa una decisione che si sarebbe dovuto prendere in precedenza. Una sua eventuale defezione, a questo punto non bene motivata, spiegherebbe ancora di più un clima di sfiducia e di poca credibilità che la Lega in parte ha pagato, ma che potrebbe pagare ancora di più.

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