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Ambiente

PERCHÉ L’OLONA MUORE

ARTURO BORTOLUZZI - 14/07/2016

Uno scarico nell'Olona

Uno scarico nell’Olona

Torno a scrivere del fiume Olona in breve tempo. Lo faccio dopo che sono stati sentiti, in Commissione Tutela ambientale della Regione Lombardia, i vertici e i funzionari della Società Alfa Srl, la società a capitale interamente pubblico che gestisce l’acqua voluta dalla Provincia e dell’Ato. Avendo ricevuto, davvero con encomiabile celerità il verbale della riunione da parte della segreteria di detta Commissione regionale (che ringrazio), ho tutti gli elementi idonei a confermare con maggiore dovizia di particolari quanto ebbi a scrivere in passato riguardo le condizioni del fiume.

Queste sono desolanti e preoccupanti. Dei sei impianti di depurazione esistenti (Cairate, Cantello, Gornate Olona, Olgiate Olona, Saltrio e Varese Pravaccio), praticamente nessuno è in buono stato di efficienza (addirittura quello di Gornate Olona, in servizio dal 2010 presenta gravi carenze funzionali che potrebbero richiedere a breve interventi per 2,5 milioni di €). Questa diffusa inadeguatezza rischia di non permettere alla Regione Lombardia di poter evitare quella contravvenzione comunitaria che grava su tutte le nostre tasche. Contravvenzione che qualora inflitta renderebbe davvero difficile uscire dalla situazione di crisi in cui ci troviamo.

Emerge, per gli impianti di collettamento generale e di depurazione, il preoccupante intreccio (forse, meglio, pasticcio) istituzionale per cui, per poter assumere ogni decisione operativa, occorre il consenso di enti che sembrano essere stati costituiti per rallentare il risanamento e per creare una pluralità di ruoli ben retribuiti. Più che a migliorare le condizioni del nostro ambiente, chi ci ha governato è stato bravo a inventarsi scatole cinesi che compongono labirinti, dai quali diventa difficile uscire, e all’interno dei quali si sono persi ricchi stanziamenti regionali.

D’altra parte, il sistema delle fognature comunali pur ancora in gran parte in diretta dipendenza dai comuni stessi, per quanto emerge non lascia particolari speranze; la sussistenza di eclatanti situazioni di scarico abusivo o di intere frazioni non allacciate al depuratore la dice lunga su ritardi e responsabilità di queste amministrazioni, chiamate da oltre un quarantennio per legge alla tutela delle proprie risorse idriche, e fruenti di risorse (canoni tariffari, oneri di urbanizzazione) e poteri evidentemente dedicati ad altro.

La società civile è stata messa alle corde e, se non in singole situazioni, nulla è trapelato circa l’esistenza di un vero e proprio sistema in degenerazione.

Per inciso, i dati emergenti dai cenni a verbale(Ceresio), dai dati empirici in nostro possesso, e dai rilievi generali esposti dall’Ato Varese nel proprio sito, lasciano presumere che la situazione non sia migliore anche fuori dal bacino dell’Olona; in materia richiamiamo, a titolo esemplificativo, le nostre annose denunce sulla mancata realizzazione dello sdoppiamento delle reti fognarie nel bacino del Lago di Varese.

Ho scritto al presidente della Regione Lombardia e al presidente della Provincia di Varese facendo loro una semplice domanda: perché è stato possibile arrivare a una tale situazione di compromissione di un corso d’acqua, nel quale si nuotava e si pescavano gamberi e dove ora si possono solo raccattare, confusi dalla schiuma, parti di lavatrici, materassi e suole di scarpe?

Ho scritto loro quanto io desideri e pretenda, come abitante del capoluogo, che la politica consenta ai cittadini di uscire dalla grave situazione, non solo di inquinamento ma anche di confusione, in cui il corpo sociale è stato gettato con il territorio in cui vive. Voglio, gli ho scritto, che sia adempiuta la Legge che attua la Convenzione di Aarhus e che consente agli interessati di dare sempre il proprio parere nelle decisioni che facciano riferimento a questioni inerenti l’ambiente.

Ho chiesto che: 1) il Consiglio Regionale della Regione Lombardia attivi con i poteri occorrenti la Commissione Tutela Ambientale, un più specifico Organo statutario per una seria inchiesta sulla situazione complessiva dei servizi idrici, per gli aspetti istituzionali, gestionali ed economici, fornendo in tempi brevi e certi un quadro generale che porti il problema a doverosa conoscenza dei cittadini in ottica di conoscenza e trasparenza, identificando carenze, distorsioni e responsabilità istituzionali e personali; 2) per il Bacino dell’Olona, come per altri comparti in analoga situazione, le strutture amministrative pubbliche competenti siano attivate per interventi – anche commissariali – immediati e diretti, finalizzati a ricondurre ad una logica di operatività e di funzionalità il quadro istituzionale/societario che governa la bonifica del corso d’acqua, riportando la situazione ad un livello efficientemente accettabile anche a scongiurare le indicate sanzioni comunitarie; 3) a tutela della trasparenza negli interventi di governo delle risorse idriche, gli Organi decisionali amministrativi di ogni struttura Ente o Società, competenti in questi servizi di pubblico interesse, siano aperti alla partecipazione di associazioni ambientaliste, o di cittadini/gruppi organizzati tramite procedure trasparenti ed aperte alla Società civile.

Concordo sul fatto che l’inquinamento del fiume sia un problema tecnico strutturale, ma vorrei, ho scritto loro, che la politica comprendesse come questo sia un problema soprattutto sociale; per questo motivo avevo applaudito alla scelta della commissione regionale Tutela ambientale di voler istituire le Sentinelle dell’Olona. Queste posso affermare, a anni dalla loro istituzione, che non sono fatte operare dal sistema politico in maniera efficiente, come vorrei. Continuo allora a desiderare che venga promosso un sistema diverso: voglio che i cittadini siano coinvolti nella loro scelta e che le sentinelle possano avere un diretto collegamento con l’Arpa e la Asl (ora ASST) e partecipare a più Consigli comunali, dando conoscenza pubblica del proprio lavoro. Già tempo fa avevo chiesto che le sentinelle informassero almeno mensilmente la Commissione Tutela ambientale della Regione Lombardia  sugli interventi eseguiti e da eseguire. Così non è stato: è quindi mancato quel coordinamento alto (regionale) che, invece, è necessario e che dovrebbe essere in sintesi trasmesso a tutti gli operatori.

Naturalmente, nella lettera mi sono riservato il diritto di dar seguito alla stessa con tutte le possibili iniziative atte a far conoscere ai cittadini quanto avviene in tema idrico ambientale, richiamando direttamente tutti gli attori istituzionali in campo, in primis i Comuni, alla necessità di una seria considerazione delle proprie azioni amministrative e responsabilità in materia.

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