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Sport

LA “DEL PIERO” DI CITTIGLIO

FELICE MAGNANI - 29/07/2016

Valentina Bergamaschi in maglia azzurra

Valentina Bergamaschi in maglia azzurra

“Quando suona l’inno di Mameli provo una gioia immensa, una gioia indescrivibile, è come se l’Italia fosse lì vicino a me con tutta la sua storia, a convincermi che devo dare sempre il massimo per onorare la maglia azzurra. Ogni volta è un brivido diverso, è come se fosse la prima… Da piccola praticavo altri sport e discipline completamente diversi: danza classica, pattinaggio, ginnastica artistica. Poi sono passata al calcio. I miei genitori non erano moto contenti, ho dovuto conquistarmi la loro fiducia poco alla volta, a suon di gol e di bel gioco. Lo ritenevano uno sport più adatto ai maschi, ma io il calcio l’ho amato sempre, fin da quando inseguivo il pallone all’oratorio, a scuola o nel cortile di casa con mio fratello. Ovunque lo incontravo mi mettevo a giocare. Provavo un gusto particolare. Mi stregava, lo sentivo come una parte di me”.

Diciotto anni, uno sguardo intenso e deciso, Valentina Bergamaschi è la calciatrice varesina che ha conquistato il cuore di chi segue con grande passione il calcio femminile nella sua dimensione nazionale e internazionale. È la ragazza che si è conquistata un posto al sole a suon di gol, dimostrando di esserne all’altezza. A soli diciassette anni viaggia con la nazionale under 17 negli stadi di tutto il mondo, si qualifica per gli Europei, è medaglia di bronzo ai Mondiali in Costa Rica, segna gol decisivi, raccoglie applausi e incoraggiamenti, andando al massimo, senza mai perdere il contatto con quel gol che le ha permesso di anticipare l’ingresso nella Nazionale italiana, il massimo traguardo di ogni atleta.

La incontro alla Trattoria degli Amici di Cittiglio in uno dei momenti più difficili della sua carriera, è reduce infatti da un grave incidente in cui ha riportato la rottura del crociato al ginocchio sinistro, in uno scontro avvenuto nella partita contro il FC Basel, nel Campionato svizzero, dove gioca nel Lugano 1976.

Qualcuno al suo posto si sarebbe lasciato prendere dallo sconforto, si sarebbe lasciato andare a dichiarazioni pesanti, Valentina dimostra invece di avere un carattere determinato, deciso a prendersi la rivincita sulle sorprese della vita.

Parla del suo infortunio come di un incidente che può capitare a chiunque. Guarda avanti. È carica di entusiasmo, senza grilli per la testa e con una voglia irresistibile di mantenere ben salda la maglia azzurra e il contatto con il gol. Guarda al futuro senza dimenticare che il diploma in Scienze umane sarà la sua risorsa quando verrà il momento di smettere. È una ragazza pragmatica e molto matura, nonostante i suoi diciotto anni. Sorride alla vita, si bea dei ricordi raggranellati nelle piane caravatesi tra lo stupore di gente che ama questa Del Piero in gonnella cresciuta tra i maschi per affermare la sua voglia di calcio.

Gioca e si diverte, gioca e distribuisce con intelligenza le sue risorse, puntando dritta verso la porta avversaria. Vive un rapporto bellissimo con il fratello Mattia, compagno dei sogni calcistici dell’adolescenza. Valentina Bergamaschi, la numero 7 della nazionale femminile di calcio under 17 è attenta all’evoluzione sociale della donna. Sa che per troppo tempo le donne sono state sottomesse nei loro diritti fondamentali, relegate in ruoli senza possibilità di emancipazione. Sa che questa è anche la storia dello sport, per questo lotta affermando che i ruoli bisogna saperseli conquistare senza piangersi addosso.

Valentina è spesso in giro per il mondo con la Nazionale italiana e questo la riempie di adrenalina: “Ho avuto la fortuna di viaggiare molto, di incontrare culture ed esperienze molto diverse tra loro e ho potuto constatare che in alcuni paesi il calcio femminile è molto seguito, molto di più che da noi, lo si nota da una folta presenza di uomini al servizio di questo sport. Qui da noi e in Europa giochiamo in stadi dove di solito c’è uno sparuto gruppo di tifosi, i nostri genitori, i parenti e gli amici. In Costa Rica invece, durante la partita dei Mondiali, nello stadio c’erano trentatremila mila persone. È stato bellissimo. Abbiamo respirato un’atmosfera unica, ci siamo sentite veramente al centro dell’attenzione. Giocare in uno stadio pieno è tutta un’altra cosa. Vivi sulla pelle le emozioni. Senti il tuo inno e non puoi fare a meno di provare una gioia immensa, di piangere per l’emozione”.

Valentina è sufficientemente matura per puntare dritta al professionismo. Valuta ogni mossa senza lasciarsi fuorviare da un successo arrivato molto presto. Non dimentica il tempo in cui ha imparato a difendersi e a contrattaccare con la furbizia delle donne e come tutte le ragazzine di questo mondo ha i suoi calciatori preferiti: Alessandro Del Piero è uno di questi. “Lo stimo perché ogni volta che entrava in campo riusciva a essere sempre se stesso, dimostrava un carattere coerente, forte, deciso, lo vedevo come una persona che aveva un obiettivo e che faceva di tutto per raggiungerlo. E poi mi piacevano tantissimo i suoi gol e la sua intelligenza calcistica”. Non è una preferenza solo occasionale la sua, è qualcosa di più, è la certezza che nello sport come nella vita non basta fare gol, bisogna saperlo fare con signorilità ed eleganza.

Ritorna spesso a Cittiglio. Incontra vecchi amici, amiche, quei luoghi nei quali diventa più facile prepararsi mentalmente a un futuro ricco di impegni e di soddisfazioni. Valentina punta al professionismo nell’Olimpo del calcio femminile, coltiva i suoi sogni guardando al futuro, perché il calcio ce l’ha nel sangue. Tra le Prealpi, il lago Maggiore e le coccole di una famiglia che stravede per lei, Valentina affronta le sfide del destino convinta che la sua sia la scelta giusta, quella che gli è stata indicata da madre natura quando ancora inseguiva il rimbalzo di una palla che la distoglieva dal mondo delle convenzioni, regalandole il sorriso di un sogno che si sarebbe avverato molto presto.

 

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