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Economia

L’EQUILIBRIO DI BILANCIO DA RAGGIUNGERE

LIVIO GHIRINGHELLI - 09/09/2016

equilibrioLa Legge di stabilità per il 2016 palesa un orientamento non restrittivo e però dalle conseguenze molto limitate sulla diminuzione delle entrate e che si rivelano pressoché nulle quanto alla spesa.

L’obiettivo di indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche nel 2015 è stato raggiunto (il PIL è stato ridotto dal 3% al 2,6%, rimanendo il saldo primario all’1,6 %). Il risparmio pubblico ha registrato un aumento dallo 0,3% all’1,2% del PIL, mentre il rapporto tra debito pubblico e PIL è lievemente salito dal 132,5 % al 132,7%. La pressione fiscale è risultata pari al 43,5% del PIL (43,6% nel 2014).; più sostenuta la dinamica per quanto concerne contributi sociali e imposte dirette, ma più contenuto l’aumento delle imposte indirette. Gli interessi passivi sono diminuiti per il terzo anno consecutivo (4,2 % del PIL); la spesa corrente primaria è scesa dal 42,9% del 2014 al 42,2%. L’eredità trasmessa al 2016 non risulta perciò negativa, ma la dinamica dell’avanzo primario e dell’indebitamento netto prevista per il triennio 2016-2018 si rivela meno favorevole rispetto alla scorso autunno; così dicasi per il rapporto tra debito pubblico e PIL con rinvio del pareggio strutturale del bilancio al 2019.

Questo in ragione di tre constatazioni: 1) i segnali di ripresa nella seconda metà del 2015 si sono affievoliti ed è peggiorato il quadro macroeconomico internazionale, come è entrata in recessione l’economia di importanti Paesi emergenti ed è rallentata quella americana ; la dinamica dei prezzi si mantiene molto bassa (discesa del prezzo del petrolio) e la previsione di crescita (v il DEF) continua a fondarsi su aspettative relativamente ottimistiche in merito alla domanda interna e alla capacità delle nostre imprese di espandere le proprie esportazioni. 2) c’è poi la richiesta del Governo alla Commissione europea di utilizzo dei margini di flessibilità in relazione a ciclo economico, riforme strutturali e investimenti (si sconta l’accoglimento al massimo). 3) il Governo non vuole imprimere un’intonazione più restrittiva alla politica di bilancio per non compromettere la crescita economica.

La manovra 2016-2018 sul lato delle entrate risulta più corposa rispetto alle misure sulla spesa. La riduzione delle imposte nel 2016 è pari a poco più di 5 miliardi di euro (soprattutto provenendo dall’abolizione delle imposte comunali immobiliari). Vanno sommati 834 milioni di agevolazioni contributive per le assunzioni a tempo indeterminato. A compenso maggiori entrate tributarie per circa 5 miliardi di euro. Più consistente la riduzione delle imposte nel 2017 e nel 2018. Sono da valutare gli effetti della disattivazione delle clausole di salvaguardia introdotte dalle Leggi di stabilità del 2014 e del 2015. L’intendimento del Governo è quello di sterilizzare le clausole grazie a un mix di revisione della spesa pubblica e di strumenti che accrescano la fedeltà fiscale a scapito d’evasione ed elusione.

Per il 2016 la manovra netta sulle spese è praticamente a somma zero (solo 361 milioni di euro di risparmio). Gli interventi in campo sociale sono previsti in 625 milioni di euro per il 2016, 1.300 per il 1017 e 1.385 per il 2018. Rafforzato il blocco del turn-over nel pubblico impiego. Interventi di entità molto contenuta si fanno nell’ambito della scuola, della cultura e dell’Università. Di scarsa entità le misure per il lavoro, la formazione e l’occupazione. Risparmi di spesa nel 2016, ma aumenti nel 2017 e nel 2018 nel sistema sanitario. Per quanto attiene ai Ministeri riduzioni in relazione agli acquisti di beni e servizi rivolgendosi alla CONSIP. Rilevante infine il contributo degli enti territoriali grazie a nuove regole sul pareggio di bilancio e un maggiore apporto da Regioni a statuto speciale e Province autonome. Complessivamente per quanto riguarda la finanza locale risparmi nel triennio di 1.450 milioni di euro nel 2016, di 4.602 milioni nel 2017 e di 5.740 nel 2018.

Certo nel Def 2016 nell’intento del Governo si dovrebbero avere una marcata riduzione del carico fiscale su famiglie e imprese e una revisione della spesa, che eviti i contraccolpi che cadono sempre sugli stessi settori, discriminando impieghi produttivi e inefficienze. Invece gli sgravi tributari e contributivi per il 2016 (1.169 milioni di euro ) valgono soltanto lo 0,07 % del PIL. Scompaiono le imposte comunali più rilevanti, mentre è incerta la direzione futura delle entrate degli enti locali (nuove imposte immobiliari? blocco delle aliquote esclusa la sola tassazione dei rifiuti? altre imposte locali?). Va considerata chiusa la stagione del decentramento? Modesto poi appare l’aumento degli investimenti (2 % rispetto al 2015, poco più di un miliardo di euro.

La lotta all’evasione fiscale, dato positivo, ha comportato un’entrata di circa 12 miliardi di euro nel 2015, ma va rivista la marea delle agevolazioni fiscali e degli sconti ( esenzioni, deduzioni, detrazioni ) che ogni anno comportano minori entrate per più di 150 miliardi di euro.

Gli obiettivi stabiliti in ambito europeo, rilevante punto di riferimento, non sono però un idolo cui sacrificare in larga misura il benessere e la qualità della vita dei cittadini. Va apprezzato l’approccio del Governo di diluire in un più lungo arco di tempo gli interventi previsti per conseguire l’equilibrio di bilancio.

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