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Diario

È NATO AGOR CLAUDIO

CLAUDIO PASQUALI - 11/02/2012

Qualche giorno fa è nato un bellissimo bambino ed i genitori hanno messo come secondo nome il mio. Agor non doveva nascere, i genitori erano arrivati dalla ex-Jugoslavia, senza soldi lavoro e dimora. Erano partiti tre anni fa perché Jasarai, il padre, aveva perso il lavoro e non riusciva a trovarne. Un venerdì sera di circa un anno fa viene in ambulatorio e mi dice che è stato espulso dalla Svizzera dove stava dalla sorella ed è tre sere che dorme in macchina con i due bambini e la moglie. Allerto il sindaco e viene trovata una sistemazione d’emergenza da mia figlia che nella sua grande casa ha un appartamento ad uso di bed and breakfast dotato di tutti comfort.

Poi dopo circa un mese la famiglia viene trasferita in un altro bell’appartamento in un centro di accoglienza della Caritas gestito dall’associazione Condominio Solidale. Ricevono anche i buoni spesa per il vitto. Dopo un mese arriva la notizia che la moglie aspetta un bambino e il padre viene a trovarmi in ambulatorio per far abortire la moglie causa la loro estrema indigenza. Sia io sia Mariangela del Centro Aiuto alla Vita e i vari amici del centro di accoglienza, manifestiamo tutta la nostra solidarietà ed amicizia e li convinciamo a proseguire nella gravidanza anche per l’aiuto della Regione Lombardia che mette a disposizione duecentocinquanta euro al mese per le madri bisognose in attesa di un bambino.

Insomma, grazie a questo bambino in arrivo, si sono fatti tutti più generosi e la Provvidenza si è aperta con diversi portafogli, però il padre non riesce ancora a trovare lavoro. Il padre dice che sente la responsabilità di dover mantenere la famiglia, ma non riuscirci è causa di frustrazione e sofferenza. Comunque quando è nato Agor ha cambiato totalmente di umore e ora è molto felice e si sente molto orgoglioso di essere padre, soprattutto perché il bambino è bello e sano. Ora non so come sarà il futuro per loro, però credo fermamente che non mancherà la Provvidenza del Signore, come non è mancata sino ad ora e non mancherà la mia e nostra concreta solidarietà. Questa per me è stata una bella esperienza, della solidarietà e dell’amore che vince sulla morte e fa nascere la vita. Ci sono purtroppo pazienti che per motivi molto meno gravi abortiscono, e non basta certo un mio colloquio a convincerle dal desistere a compiere un “omicidio”, anche perché giungono da me quando hanno già preso la decisione. Ho constatato che sono i padri ad insistere per l’aborto più che le madri. Credo che l’uomo moderno, perdendo il Padre, egli stesso diventi figlio di nessuno e tantomeno si senta padre di suo figlio e questo è drammatico, perché significa che ha smarrito il ruolo di padre. E’ anche il motivo segreto di tante separazioni, perché molte mogli cercano nel marito il padre che non c’è.

Ricordo a giovani madri in attesa che intendono abortire che ricevo confidenze di diverse madri che hanno abortito e vivono infelici nel rimorso di aver soppresso la loro vita e chiedono a me l’aiuto per uscire dal buio di questa depressione. Che è come tunnel nero dell’aborto. Propongo loro di chiedere il perdono a Dio rivolgendosi ad un sacerdote, poco importa che la loro fede sia ridotta a un lumicino e di fare tutto il bene che possono ai bambini abbandonati. Penso che le famiglie che sono in difficoltà a causa di una gravidanza non desiderata andrebbero sostenute con un rapporto di solidarietà e di amore prima che di aiuto materiale.

Tante volte è più facile dare cento euro che dedicare una sera per stare in compagnia con una famiglia in difficoltà offrendo amicizia e solidarietà e ce ne sono tante. Credo che il mondo faccia paura a tanti giovani sposi e questo non li aiuta certo ad accettare una gravidanza. Ma se sentiamo di qualche madre in attesa ed incerta nel proseguire la gravidanza stiamole vicino, non solo con le parole ma con gesti concreti di solidarietà. Adesso che si parla solo di crisi economica, si dimenticano i valori positivi che la vita ci offre. Nessuno più sorride. Testimoniamo la nostra gioia che viene dall’aver riconosciuto e creduto all’amore che Dio ha per noi. Che abbiano messo come secondo nome Claudio non mi lusinga, ma mi rende più responsabile ed impegna a render più concreto l’amore e l’affetto per questo bambino appena nato che quando l’ho preso in braccio sembrava un batuffolino di cotone da cui spuntava un bel visino sorridente.

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