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Parole

LE VACANZE E I COMPITI

MARGHERITA GIROMINI - 22/09/2016

compitiGentile signor Peiretti, intervengo solo ora, qualche giorno dopo l’inizio delle lezioni e lontano dall’eco della notorietà che lei si è guadagnato con la missiva inviata ai professori di suo figlio. Pubblicata sui quotidiani nazionali, girata in rete, è divenuta “virale” su Facebook dove ha raccolto molti “like” e pochi “dislike”.

Certa che il mio personale commento non le mancava, voglio comunque farle pervenire qualche semplice riflessione. Chissà se il ritardo con cui le scrivo, dovuto alla cadenza settimanale del giornale su cui le scrivo, non avrà già spento i riflettori sulla questione che lei ha sollevato rendendola superata …

È curioso che lei abbia contestato alla scuola (proviamo a chiamarla Scuola?), il diritto di scegliere le modalità didattiche ritenute più idonee ad un percorso educativo. Gli insegnanti non sono perfetti, ma nella maggior parte dei casi, quando scelgono delle pratiche di lavoro o propongono itinerari di studio, hanno ben chiari gli obiettivi della propria attività.

La Scuola ha assegnato dei compiti? Bene, allora significa che i compiti servono: al rinforzo delle competenze acquisite, all’allenamento costante della mente, al mantenimento dei ritmi del lavoro scolastico.

Curioso che lei creda – ancora! – che la Scuola trasmetta nozioni per nove mesi senza che ciò processo implichi, allo stesso tempo, educazione, formazione, crescita generale della persona. Non esiste istruzione senza educazione e non esiste nemmeno il contrario.

Stupisce che lei veda il mondo diviso in tempo del lavoro – nove mesi – e tempo dello svago – tre mesi, quando è ben evidente che anche nella vita di noi adulti i due aspetti si integrano senza interruzione.

Lo svolgimento dei compiti avrebbe disturbato la gioia delle vacanze? Come tutti sanno, quelle italiane sono lunghe, lunghissime. Un periodo dentro cui c’è il tempo per tutto: giochi, svaghi, sport, letture, TV, navigazione in rete, uscite con gli amici, vacanze al mare, o in montagna, in collina o al lago. Tempo per una vita quotidiana diversa anche per chi resta in città o frequenta i campi estivi. Le giornate estive sono composte di così tante ore da poter contenere anche un tempo per i compiti.

Curioso che un papà così attivo e ricco di risorse, come lei si dichiara nella lettera, non abbia ritenuto di richiedere a suo figlio un minimo ritaglio di energie per la Scuola. Un pensiero per la Scuola non è obbligatoriamente oppressivo e sgradevole. Anzi! Siamo in molti a conservare ricordi vividi di quel periodo della nostra vita. Di compiti delle vacanze conclusi precipitosamente nei giorni precedenti il ritorno in classe, per quelli, come me, abituati a concludere le cose all’ultimo momento. Ricordi dei compiti svolti tutti e subito, appena concluse le lezioni, in giugno, per non doverci pensare più, per gli ansiosi. O di compiti incompleti portati ai maestri nella speranza che nessun docente trovasse il tempo di controllarli.

Curioso che lei, signor Peiretti, non abbia desiderato dedicare qualche ora ai compiti di suo figlio; sedersi accanto a lui, con la scusa di aiutarlo, le avrebbe consentito di verificare lo stato della sua preparazione, il livello del suo coinvolgimento nello studio. In poche parole, di conoscerlo ancora meglio.

Infine, le confesso che mi dispiace veder contestare la scuola nelle occasioni in cui i docenti stanno facendo solo il proprio dovere, come ad esempio insegnare che lo studio è una cosa seria e pretendere che gli studenti non perdano l’esercizio. I compiti estivi non sono necessariamente piacevoli ma possono essere utili.

Su questo tema sono stati chiamati in causa psicologi, neuropsichiatri, pediatri, che si sono divisi in contrapposti schieramenti. Ma a me, quel profluvio di pareri, è sembrato davvero sprecato per un tema di così semplice comprensione.

In ogni caso, auguro a lei e al suo Mattia un proficuo anno scolastico!

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