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Lettere

LUNA DI MIELE GIÀ FINITA

- 06/10/2016

Per il neo-sindaco di Varese c’è voluto davvero poco per verificare personalmente che “ogni giorno ha la sua pena”.

A dire il vero la festa era già finita prima ancora di cominciare. I contrasti di fondo esistenti nel PD, momentaneamente accantonati durante la campagna elettorale, erano esplosi subito dopo il voto quando, per motivi incomprensibili ai più, venne decisa la “liquidazione” dei super votati (Oprandi e Mirabelli) e “l’accantonamento” di un altro mister preferenze, il giovane Infortuna. Le inevitabili tensioni successive sono state liquidate con sufficienza relegandolo a mere questioni personalistiche. Troppo facile. L’episodio, tutt’altro che marginale, è invece indicativo di una fragilità intrinseca alla coalizione.

Fragilità determinata dalle ambiguità e dalle indeterminatezze politiche e programmatiche che, fin dalla nascita,  hanno accompagnato la coalizione guidata da Galimberti. Ma, com’è noto, prima o poi i nodi vengono al pettine. Perciò non c’è da sorprendersi se ora non passa giorno che su questioni programmatiche rilevanti si manifestino significative polemiche, contrarietà, distinzioni. Mi riferisco in particolare alle dichiarazioni contraddittorie che nei giorni scorsi hanno richiamato l’attenzione dei media su questioni come il destino di Villa Mylius, il parcheggio di Via Sempione, il nuovo teatro, i rapporti con i dipendenti comunali. Per non parlare delle aspre polemiche sulla vicenda “Molina”  volutamente ignorata dal Sindaco nel suo assordante silenzio.

Se questo è il clima, non è difficile immaginare cosa potrà succedere quando non saranno più rinviabili le scelte relative al piano di governo del territorio (PGT) o alla gestione delle risorse finanziarie (in entrate e in uscita). Anche se nei mesi scorsi il Sindaco e gli assessori si sono prodigati  a fornire l’immagine di una amministrazione tutta protesa al fare, con alcuni atti anche innovativi e apprezzabili, l’impressione generale è che sulle scelte di fondo permangano differenze e ambiguità non facilmente sanabili. Ma se si vogliono risparmiare ai cittadini di Varese nuove delusioni e sciogliere davvero i nodi esistenti sarebbe utile e necessario avviare, innanzitutto dentro la nuova maggioranza, un confronto serrato e alla luce del sole.

La strada non è semplice, né facile, però nessun cambiamento è possibile se non emerge con nettezza una chiara e netta volontà di rompere concretamente con il passato, e cioè con le pratiche e  le politiche dell’era leghista. Nessun cambiamento è credibile se non si comincia dal recidere i legami con gli uomini e i soggetti che in passato sono stati organici o contigui a quelle maggioranze. Questo è il primo passo da compiere se si vuole davvero che Varese riconquisti l’immagine e il ruolo che si merita. A meno che, riprendendo un commento di un caro amico sul parcheggio di via Sempione, qualcuno non pensi che “un’opera brutta si può anche fare, purché ci si inventi almeno qualcosa per mascherarla”.

Rocco Cordì

 

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