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Parole

QUEI GIOVANI CADUTI

MARGHERITA GIROMINI - 07/10/2016

Il cippo ai Caduti davanti all’Ippodromo

Il cippo ai Caduti davanti all’Ippodromo

Nel corso della cerimonia commemorativa di domenica 9 ottobre Silvia, una giovane con la passione per il teatro, leggerà i nomi delle vittime del tristemente noto Ottobre di Sangue varesino. Ogni anno si ricordano i primi giorni di quell’autunno del 1944, che rappresentarono uno dei periodi più difficili della Resistenza varesina.
Furono catturati, torturati e assassinati numerosi partigiani varesini. Tra questi Walter Marcobi, Comandante della 121ma brigata Garibaldi, figura simbolo della lotta contro i nazifascisti a Varese, che mostrò coraggio, desiderio di libertà e giustizia; operaio, la guerra di Etiopia nel suo bagaglio di giovane comunista, una delicata malattia che gli impedisce di essere richiamato dopo il 25 luglio, Walter è l’uomo attorno a cui ruota la maggior parte dell’attività partigiana di Varese. “Remo” era, secondo i fascisti, la figura principale nell’organizzazione e nella direzione degli attentati e dei sabotaggi.

Un altro partigiano assassinato in quei giorni fu Renè Vanetti. Dopo l’8 settembre 1943, reduce dalla Grecia, si era rifugiato in Svizzera ma, avendo saputo che si stavano formando gruppi di resistenza, rientrò in Italia tra marzo e aprile del 1944. Nella zona dove risiedeva la sua famiglia, tra San Fermo e Valle Olona, notoriamente ostile al fascismo, formò la 148ma Brigata Matteotti di cui divenne comandante. Le sue parole, “A volte si deve morire per sostenere la propria idea”, possono a ragion veduta divenire il testamento di ogni uomo che lotti per la libertà.

Il 5 ottobre René si trovava nei pressi della Chiesa del Lazzaretto, a ridosso del viale Belforte dove oggi un cippo lo ricorda, doveva allertare un partigiano ricercato dai fascisti quando si imbatté in due militi della G.N.R. e, nel tentativo di disarmarli, venne ucciso.
Trovarono la morte anche i giovanissimi Copelli, Trentini e Ghiringhelli. Catturati il 7 ottobre 1944 alla Gera di Voldomino, nel Luinese,furono freddati sul prato davanti all’Ippodromo di Varese dopo che i fascisti avevano già fucilato quattro loro compagni sul luogo della cattura e altri cinque a Brissago Valtravaglia. I loro corpi furono abbandonati a terra per tre giorni, sotto una pioggia battente, perché dovevano essere di monito alla Varese schierata con la Resistenza.

Silvia, davanti al Monumento alla Resistenza, leggerà per noi cittadini i nomi dei caduti, ponendo una breve pausa tra l’uno e l’altro così da concedere a ciascun nome lo spazio di tempo necessario per fissarsi nella memoria dei presenti.

Trovo suggestiva, e anche emozionante, questa abitudine invalsa ultimamente nelle commemorazioni: far risuonare i nomi di coloro che non ci sono più ma del cui messaggio riconosciamo il monito.

A Bologna il 2 agosto sono stati letti i nomi delle vittime della strage. A Brescia i nomi della strage di piazza della Loggia. Nelle piazze d’Italia, Varese inclusa, mesi fa, a cura dell’Associazione Libera di don Ciotti, sono stati letti i nomi delle vittime di ogni tempo della mafia.

Dietro a ogni nome riconosciamo una storia personale, una famiglia, un contesto sociale; una rete di affetti che è stata distrutta da un’arma o da una bomba, vite spezzate ingiustamente che noi siamo chiamati a ricordare e a far ricordare:

Walter Marcobi, 30 anni
René Vanetti, 22 anni
Giuseppe Brusa, 20 anni
Bartolomeo Baj, 20 anni
Evaristo Trentini, 23 anni
Elvio Copelli,20 anni
Luigi Ghiringhelli, 20
Sergio Lozio, 18 anni
Alfredo Carignani, 20 anni
Flavio Fornara, 23 anni
Giacomo Albertòli, 29 anni
Carlo Di Marzio, 23 anni
Dante Girani, 22 anni
Giampiero Albertòli, 24 anni
Pietro Stalivieri, 32 anni
Carlo Tappella, 29 anni.
 
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