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Cara Varese

VUOTI DA RIEMPIRE

PIERFAUSTO VEDANI - 11/02/2012

In occasione dei giorni del ricordo delle stragi di milioni di ebrei nei lager tedeschi, delle uccisioni e delle deportazioni dei nostri compatrioti giuliano – dalmati, puntualmente scoppiano polemiche, essenzialmente per due motivi: inadeguatezza nel celebrare la memoria dell’Olocausto da parte delle istituzioni, ritorni di fiamma di stampo negazionista, cioè le belve naziste nulla o pochissimo fecero, il grande massacro è una invenzione degli ebrei abilmente strumentalizzata.

Accade però che continuino ad affiorare situazioni che nulla hanno a che vedere con lo sterminio degli ebrei, ma rivelano una angosciante tendenza, condivisa dalla popolazione tedesca: infatti ci si ispirava alle teorie di studiosi di eugenetica nordamericani – raccolte pure in paesi occidentali ostili alla Germania – e così Hitler, in omaggio all’eugenetica, prendeva in considerazione l’eventualità di inconcepibili soluzioni in psichiatria. Poco prima della seconda guerra mondiale i tedeschi erano già molto avanti con il progetto dell’eliminazione di chi era nei manicomi, ma avevano fatto di più e peggio: per il tramite di ginecologi e ostetriche, avevano coinvolto l’ intero pianeta delle famiglie nel piano per l’eliminazione immediata dei neonati che presentavano qualche deformazione.

La memoria di quei tempi e degli stermini di massa va dunque coltivata, non in odio ai tedeschi ma per rafforzare la nostra cultura della civiltà e della democrazia. Nei programmi dei viaggi scolastici per esempio non sia trascurata la Baviera, che è bellissima e inoltre Monaco ha pinacoteche di livello mondiale. E da Monaco in dieci minuti si arriva a Dachau, primo lager fatto costruire da Hitler, memoria di sofferenza e atrocità per gli antinazisti negli anni che precedettero la guerra, per gli ebrei e per gli italiani durante il conflitto.

Anche quest’anno sono arrivate, puntuali, le polemiche, per il Giorno della Memoria, ma a Varese si è esagerato perché si pretendeva la presenza del sindaco e di un assessore, non sapendo forse che c’era il vicesindaco.

Di questi tempi le dimenticanze di Palazzo Estense sono altre e in campo storico-culturale, senza conseguenze devastanti e tuttavia importanti per costruire la storia della città. È un argomento che ho affrontato la settimana scorsa parlando del peso dei particolari nella magnifica, lunga storia sportiva di Varese.

E allora non offrire dettagli di rilievo sul rapporto tra Comune e Renato Guttuso, sulle grandi vicende artistiche di quegli anni non aiuta le giovani generazioni e lascia un vuoto che era facilmente colmabile e che di conseguenza diventa inaccettabile.

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