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Zic & Zac

USA/1 AL RIBASSO

MARCO ZACCHERA - 04/11/2016

trumpclintonSe volete raccogliere conferme su come andrà il voto USA di martedì prossimo venite da queste parti, in quel Massachusetts (scrivo da Plymouth) che da sempre è il cuore dell’America democratica, e tutti vi diranno che certo vincerà Hillary Clinton, ma pochi ne sembrano esultare.

Hillary appare lontana da quella iconografia presidenziale che ogni americano sente dentro di sé e sarà eletta non tanto per meriti propri quanto per demeriti altrui. A pochi giorni dal voto Hillary continua infatti a non essere amata, a non scaldare i cuori e solo per la paura che vinca Trump molti democratici andranno controvoglia a votare.

In molti qui pensano che se John Kennedy jr. – il figlio del mitico presidente assassinato a Dallas il 22 novembre 1963 – non si fosse inabissato con il proprio aereo nel mare davanti a queste parti sedici anni fa la storia del partito democratico forse sarebbe stata scritta in maniera diversa (oggi l’erede della dinastia Kennedy avrebbe avuto 56 anni) e forse John sarebbe stato ideale come candidato per il dopo Obama e con una ben diversa credibilità.

Ma la storia non si scrive con i “forse” e la certezza di oggi è che questa campagna elettorale per eleggere il 45° presidente degli Strati Uniti verrà ricordata non solo per la prima donna candidata e probabile presidente, ma soprattutto per i reciproci insulti e l’impresentabilità del candidato repubblicano. Se vincerà, la Clinton partirà insomma con valori di simpatia al minimo e con il partito dell’astensione che si teme sarà il vero vincitore del voto di martedì’ prossimo.

Il nuovo caso sulle mail della candidata democratica su cui sta indagando l’FBI non sposterà certo il risultato finale, ma confermerà gli scettici sulle scarse capacità della Clinton nonostante l’endorsement conclamato verso di lei di quasi tutti i canali TV, i giornali, il mondo della finanza e della cultura, l’establishment – insomma – di un intero paese che non può immaginare un Trump alla sua guida. Nessuno discute la preparazione della ex first lady, ma scaldare i cuori è davvero un’altra cosa.

Incredibilmente il candidato repubblicano che già partiva in salita ha perso strada facendosi male da solo, insultando un po’ tutti e sommerso da scandaletti a sfondo sessuale che molti ritengono più che altro montature mediatiche, ma che confermano non tanto gli episodi in sé quanto la complessiva inaffidabilità di Trump a saper ipoteticamente gestire la Casa Bianca.

Il problema è così diventato politico e la vera incertezza è se i repubblicani rischiano davvero di perdere la maggioranza alla Camera e al Senato nel caso che Trump dovesse pesantemente soccombere.

Sondaggi incerti, ma se Obama è stato azzoppato da una mancanza di appoggio politico da parte del Congresso per buona parte del suo mandato, ora i democratici sperano di vincere largo conquistando non soltanto la presidenza ma molti più seggi visto che ne sono contemporaneamente in palio la metà e che l’ultimo turno di medio termine – due anni fa – fu per loro un salasso testimoniando il declino generale delle simpatie verso Obama.

Il voto è disgiunto e così martedì si voterà anche per migliaia di altre candidature dagli sceriffi ai giudici, dai difensori civici agli agenti delle tasse oltre per una miriade di referendum locali e statali, la vera forza partecipativa della democrazia americana.

A fare la partita per la presidenza saranno alcuni stati-chiave ancora in bilico dove si gioca il vero rush finale della campagna e non quelli storicamente già assegnati.

Se quindi in Florida pullulano manifesti e spot elettorali per vincere in un prevedibile testa a testa là dove l’esito è invece scontato c’à calma piatta, come per esempio in tutto il New England, piattaforma di stati da sempre nettamente democratici.

Solo in TV ci si appassiona, con le reti principali che non parlano d’altro tra dibattiti e spot. FOX è rimasta con Trump, CBS e CNN sono da tempo nettamente pro Hillary e proprio qui si è giocata la partita: Trump è stato demolito giorno per giorno, costringendolo a ribattere ad accuse gravi che hanno distolto l’attenzione su altri aspetti della sua personalità.

Questo appoggio dei media è stata la grande forza ed arma della Clinton: meglio puntare ad un futuro grigio come spesso appare oggi la società americana che rischiare la spregiudicatezza di un outsider sicuramente più diretto ma spregiudicato e quindi imprevedibile

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