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Cultura

MOUNIER E LA PERSONA

LIVIO GHIRINGHELLI - 04/11/2016

mounierIn questi tempi di permanente crisi della civiltà e smarrimento dei valori, col trionfo dell’individualismo e della progressiva alienazione dell’uomo, che spesso tutto sacrifica all’avere rispetto all’essere, è opportuno richiamarci ai principi e ai moniti del personalismo di Emmanuel Mounier (1905-1950). Il suo concetto di persona si contrappone al soggetto solipsistico e pensante di derivazione cartesiana; l’io concreto che ci propone vive di relazioni, non si ripiega riflessivamente su se stesso. “È verso il mondo e nel mondo, prima d’essere in sé” (Che cos’è il personalismo, 1947).

Così di contro all’egoismo individuale si produce uno slancio, che è al contempo personalista e comunitario. Così il singolo si mette al riparo dall’isolamento e dall’alienazione, la società dalla desolazione del conformismo e dell’incomunicabilità. Si sviluppa una tensione continua al superamento della propria individualità e fenomenicità in un’era in cui il presente, ancor più che ai tempi di Mounier, non è certo piattamente ottimistico, bensì caratterizzato da una venatura tragica. La soluzione dei problemi non sta certo nel marxismo, che subordina la persona ai meccanismi economico-sociali, alla violenza della materia, ma tra cristiani e comunisti può svilupparsi una comune lotta nei confronti della sopraffazione sui più deboli, nella promozione dell’umanità dell’uomo.

Nato da famiglia piccolo borghese nel 1905 a Grenoble, Emmanuel Mounier è allievo di Jacques Chevalier, filosofo d’ispirazione bergsoniana, e consegue nel 1927 il diploma con una dissertazione dal titolo Il conflitto dell’antropocentrismo e del teocentrismo nella filosofia di Descartes (1927). Nel 1931 elabora un lavoro su Charles Peguy, maestro di vita e di spiritualità (La pensée de Charles Peguy), pubblicato nel 1932. Non meno importante su di lui l’influenza di Jacques Maritain e Nikolaj Berdjaev. Nel 1932 fonda la rivista Esprit, una delle espressioni principali del cattolicesimo impegnato in Francia.

Del 1935 è il Programma teorico-politico Rivoluzione personalista e comunitaria, cui segue nel 1936 il saggio Dalla proprietà capitalista alla proprietà umana. Sullo sfondo l’imperversare della crisi sviluppata dal 1929 in ambito mondiale. Di fronte ha i fenomeni catastrofici della disoccupazione, dell’inflazione, dei giovani in preoccupante fermento.

Certe posizioni che si vogliono prettamente cristiane nel nome dell’integralismo palesano soltanto ipocrisia e interessi di classe, fedeltà ai principi monarchici e atteggiamenti reazionari (Mounier si esprime per istanze di integrità, rifuggendo dall’integralismo); ritiene il cattolicesimo incompatibile “col disordine stabilito”. Contro l’individualismo egoistico della società borghese e l’atomismo contrattualistico liberale e sul versante opposto l’ateismo e il materialismo marxista Mounier pone al centro del suo programma la persona intesa come libertà e trascendenza, apertura agli altri e a Dio. La realtà spirituale è unica, irriducibile all’oggettività, ma immersa nella corporeità e concretezza storica e al contempo è protesa verso la trascendenza, onde l’incentivo a una partecipazione reale e attiva alla vita democratica per motivi innanzitutto d’ordine spirituale.

Prima d’essere del partito della rivoluzione Mounier si pronuncia per un’appropriazione sempre maggiore del senso dell’essere in un mondo sempre più inteso allo stimolo dell’avere (v. anche la filosofia di Gabriel Marcel, “Essere e avere” del 1935). E si tratta di una chiarificazione prima di tutto intellettuale. L’intellettuale ha come missione, come il sacerdozio, di cercare la verità e di giudicare: homo spiritualis iudicat omnia; nonché l’obbligo di presenza e di testimonianza (Esprit, 5giugno 1934). La verità non si deve cristallizzare in dottrina, bensì nascere dalla carne. Ogni fecondità comunque scaturisce dalla purificazione interiore.

Mounier considera che ormai la scienza è separata dalla saggezza e isterilita in preoccupazioni utilitaristiche, che la vita privata è dilaniata e fuorviata; l’uomo che ha perso il senso dell’essere e si muove solo tra le cose, cose utilizzabili private del loro mistero, nell’ottica borghese celebra solo il produttivismo e l’ipertrofia della tecnica. Non bisogna però tornare a un nuovo Medio Evo, bensì battersi per un nuovo Rinascimento.

Mounier si scontra con i padroni della stampa, vede nel Comité des Forges la roccaforte dell’industria pesante, che la condiziona e asservisce (affare Temps). Non lo inducono a compromessi le accuse dell’Action Française, presto peraltro sconfessata da Pio XI e del Front National Catholique. A proposito della guerra civile di Spagna si schiera a lato dei repubblicani, avversa tutti i cedimenti a Mussolini e a Hitler, ritiene comunque più pericolosi quanti tacciono della guerra e vilmente perseguono la pratica del compromesso e colla fine del Fronte Popolare (caduta di Léon Blum, 8 aprile 1938) vede accentuarsi i prodromi del secondo conflitto mondiale. Rifiuta il regime collaborazionista di Vichy e insegnando in una scuola quadri a Uriage impartisce agli allievi lezioni di democrazia, che ne faranno ben presto dei resistenti. Conosce l’esperienza carceraria e la clandestinità

Nel dicembre 1944 Esprit torna ad apparire sulla scena politica. Le idee di Mounier animano la discussione che si svolgerà alla Commission de la Constitution, costituita nel 1945-1946. Un infarto miocardico lo stronca in ancor giovane età nella notte del 22 marzo 1950. Grande sinfonia di spiriti ha caratterizzato il suo matrimonio con Paulette Leclerq, sposata nel luglio del 1935.

Sulla via della rivoluzione personalista si sono già espressi Charles B. Renouvier nel 1903 con l’opera Le personnalisme come realtà ontologica e giuridica di un Io ideale, la persona, che si libera dell’io empirico condizionato dalla natura e dalla società. All’inizio del 1900 Padre Laberthonnière nell’Esquisse de Philosophie personnaliste si è fatto alfiere del personalismo cristiano.

Tra le proposte di Mounier di spiccato interesse sociale stanno l’abolizione dell’interesse, il controllo sociale del capitale, il lavoro inteso come vocazione e servizio sociale, il cooperativismo, la cogestione delle imprese, principi ereditati in Italia dalla sinistra di ispirazione cristiana.

In uno scritto uscito nel 1946 (Introduzione agli esistenzialismi) Mounier sente l’obbligo di conciliare Marx con Kierkegaard.

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