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Attualità

USA/2 DEAR HILLARY

GIOIA GENTILE - 18/11/2016

clintonGentile Signora Clinton,

la immagino, in questi giorni, intenta a riflettere sulle cause della sua sconfitta, sulle motivazioni che hanno indotto gli elettori americani a preferirle un avversario che, almeno all’inizio, sembrava non avere alcuna chance e che, anche nelle battute finali, tutti i sondaggisti davano perdente. Immagino inoltre che sarà davvero stanca di sentire commenti e giudizi, ormai del tutto inutili, visto che per lei, con ogni probabilità, non ci sarà una seconda occasione di candidarsi alla Presidenza.

È con un certo disagio, quindi, che mi accingo a scriverle queste righe per esporle la mia opinione, ma lo faccio anche con la consapevolezza che lei certamente non le leggerà mai e che quindi non potranno procurarle ulteriore turbamento. Non intendo affrontare tematiche politiche, non avendo sufficiente dimestichezza con la politica e la società statunitense. Vorrei solo fare qualche semplice considerazione, da donna a donna, sul voto delle donne.

È vero che le donne hanno votato in maggioranza per lei, ma non sono state numerose come ci si aspettava. Qualche analista ipotizza che ciò sia dovuto al fatto che lei viene vista come un modello fastidioso: una “secchiona” ai tempi della scuola, una persona di potere ora, una donna “arrivata”. In poche parole, sarebbe stato il fastidio per la sua fredda razionalità o addirittura l’invidia a indurre parte dell’elettorato femminile a non votare per lei.

Questo è probabilmente un motivo, ma, ovviamente, non è l’unico. A mio parere non è il suo successo ad averle alienato le simpatie femminili, ma la convinzione che il raggiungimento di quel successo fosse per lei più importante di ogni altra cosa.

Quando la vidi le prime volte, first lady al fianco di suo marito Bill, pensai subito che fosse lei la più forte dei due, la più adatta – non me ne voglia il suo consorte – a fare il presidente, e la stimai profondamente, per la sua intelligenza, la sua cultura, la sua capacità di farsi strada in un ambiente prevalentemente maschile.

Perciò, dopo lo scandalo Lewinsky mi sarei aspettata che lei si allontanasse da suo marito o che, almeno, evitasse di comparire in pubblico con lui; ma quando la vidi umiliarsi in televisione nel tentativo di difenderlo, pensai, come molti altri, che con quell’intervista lei avesse voluto fare il primo passo verso la Casa Bianca. Mi sembrò, scusi la franchezza, che, per raggiungere quello scopo, lei avesse rinunciato al rispetto per se stessa e per tutto il genere femminile; mi sembrò una perdita di dignità che nulla poteva giustificare, neppure la Presidenza degli Stati Uniti d’America. Forse anche per quel lontano episodio tante donne, oggi, non l’hanno votata.

Nonostante ciò, se fossi un’elettrice del suo Paese, avrei votato per lei, perché del suo avversario non condivido le idee, ma soprattutto mi spaventano l’imprevedibilità e lo scarso equilibrio che ha mostrato nella campagna elettorale.

Confido quindi che vorrà scusare la franchezza con cui ho avanzato le mie critiche e comprendere che sono stata indotta ad esprimerle dal disappunto per la vittoria di Trump, di cui lei mi pare sia stata in parte responsabile.

Rispettosamente la saluto

Gioia Gentile

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