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Zic & Zac

REFERENDUM/5 NON L’ULTIMA SPIAGGIA

MARCO ZACCHERA - 25/11/2016

ultimaMe ne accorgo, sto diventando furibondo e questo è sbagliato. D’altronde non pensavo che mi sarei sentito così coinvolto a favore del no al referendum soprattutto da quando mi considero fuori dalla politica.

Noto però cose assurde e contro il buonsenso, ma nascoste e taciute e per questo trovo doveroso sottolinearlo a chi volesse leggermi senza preconcetti.

Innanzitutto non sono d’accordo che il referendum si sia trasformato in un derby pro o contro Renzi e malissimo ha fatto il premier a incentrarlo sulla sua persona oltretutto spaccando il paese e ricordandoci che una Costituzione dovrebbe unire e non dividere.

In un’Italia che non funziona ci sono e c’erano leggi ben più importanti da fare che non questa riforma, oltretutto dipingendola come “ultima spiaggia” quando invece la Costituzione del 1947 è già stata emendata 13 volte e potrà esserlo anche in futuro.

Non capisco perché per farlo ci vorrebbero “trent’anni” – come sostiene Alfano – se Renzi ha compiuto tutto l’iter costituzionale in 1000 giorni e già perdendo oltre tre mesi solo con questo referendum già previsto per ottobre.

Il guaio è che se vince il sì sarà comunque con poco margine e – visto che voterà più o meno il 60% degli elettori – significherà che solo un terzo degli italiani avrà cambiato la Carta fondamentale della Repubblica togliendo per esempio a loro stessi e agli altri la possibilità di voto per le prossime generazioni, ma soprattutto mettendo in mano al premier – chiunque esso sia – il controllo del parlamento, della magistratura, dell’informazione e l’elezione del presidente della Repubblica.

Fidatevi, ci metterei due pagine a spiegare il meccanismo, ma il “combinato disposto” Costituzione – Italicum porta proprio a questo e sto spiegandolo sera dopo sera a chi ha la bontà di ascoltarmi, mai smentito.

Dal punto di vista tecnico (dopo 18 anni passati in Parlamento) potrei dare ottimi sistemi per risparmiare sulla politica e sveltire i lavori parlamentari che per cambiare non necessitano di una riforma costituzionale (salvo che per una riduzione sostanziosa dei parlamentari, ma anche dei consiglieri regionali) ma di semplici leggi ordinarie e riforma dei regolamenti parlamentari. Non ci vorrebbe molto a rivedere le leggi in eventuale seconda lettura non più in aula – come oggi – ma solo in commissione, così come proprio nelle commissioni parlamentari e non in seduta plenaria andrebbero approfonditi, discussi e votato quasi tutti i provvedimenti legislativi. Un esempio concreto, ricordando però che oggi il Parlamento non legifera ma sostanzialmente approva solo decreti-legge governativi

Quello che non trovo giusto è soprattutto che i cittadini non abbiano potuto esprimersi “a monte” sui veri nodi costituzionali: elezione diretta del Presidente della repubblica o del premier: si, oppure no? Ancora regioni a statuto speciale? Vertici della Magistratura nominati ancora dalla politica? Tv di Stato, e perché? Questi sono i punti veri da decidere prima di arrivare ad un testo.

Basterebbe una serie di seri sondaggi di opinione (al costo di poche decine di migliaia di euro) per capire bene come la pensi la maggioranza degli italiani su questi ed altri aspetti fondamentali e a quel punto una Assemblea Costituente di 150 persone – eletta direttamente dal popolo in modo proporzionale, composta da esperti e non da parlamentari – dovrebbe essere incaricata in un anno di redigere un testo il più possibile completo, coordinato e condiviso di una nuova Costituzione da far ratificare da tutti i cittadini.

Un iter semplice, veloce e democratico e non capisco perché nessuno lo voglia proporre ed attuare, a cominciare dal fronte del no che non può e non deve limitarsi a criticare.

Non mi va che il premier con auto-sentimento di onnipotenza chiami “accozzaglia” i suoi avversari, non mi va che gente come il governatore della Campania insulti impunemente la Bindi e chiami a sé i “suoi” sindaci imponendo la linea per il sì. Leggetevi le registrazioni di De Luca: altro che “voto di scambio”! Eppure non risulta che la magistratura napoletana abbia alzato un ciglio.

Capisco che tanta gente voterà sì perché – sostiene – “almeno cambiamo qualcosa” ma senza rendersi conto che si cade dalla padella alla brace e che oggi c’è Renzi, ma domani potrebbe approfittare di questo disastro Grillo o Berlusconi. Una Costituzione è per i decenni, non plasmata a favore di chi comanda al momento!

Per questo invito a riflettere e votare no perché riflettendo si cambia, urlando e imponendo le norme con i voti di fiducia (oltretutto di un parlamento delegittimato dalla stessa Corte Costituzionale) assolutamente no.

È tra l’altro gravissimo che la stessa Corte Costituzionale non abbia battuto ciglio per un quesito spudoratamente “di parte” né voluto lo spacchettamento dei quesiti e grave che Mattarella taccia su tutti questi aspetti, come una sfinge che fa capire quanto sia Renzi-dipendente.

Poi è assurda la campagna mediatica della rovina impellente: spread, tassi, economia, se vincesse il No sembra che crollerebbe tutto ed invece – semplicemente – si potrebbe mettere mano a riforme più serie.

Comunque andrà a finire il paese è spaccato e ancor più lo sarà dopo il 4 dicembre, chissà se Renzi ha finalmente capito che ne porta una buona fetta di responsabilità.

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