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Opinioni

GUAI ALLA BRAVURA

LUISA NEGRI - 09/12/2016

merkel-e-sarkozyVe lo ricordate il sorrisino malizioso tra Merkel e Sarkozy?

Io ricordo di aver provato allora un senso di disagio e di umiliazione per me e per il mio Paese. Come quando da piccola vedevo i grandi che si guardavano tra loro e sussurravano cose che ai bambini non si possono dire in faccia.

E vi ricordate cosa vi dicevano se andavate all’estero? Voi Italiani come potete continuare a votare Berlusconi? Ci toccava vergognarci del nostro premier e girare la faccia dall’altra parte. Successe finché non arrivò Monti a restituirci un po’ di credibilità.

E dei cucù da dietro i colonnati, delle corna goliardiche nella foto di gruppo coi grandi, della stizza della regina Elisabetta per gli schiamazzi del nostro, delle “vacanze premio” in compagnia di nani e ballerine in Costa Smeralda, chi si ricorda? E dei diversi processi, alcuni finiti in prescrizione?

Ma, a volte, ritornano. Scrollata di dosso la naftalina, effettuato il lavacro e calcata di bel nuovo sopra la calvizie la calotta plasticata, gli occhi infossati tra le palpebre a testuggine, il nostro si è riproposto baldanzoso alla ribalta e all’elettorato paziente(?).

“Ghe pensi mi” e il popolo, soprattutto il giovane popolo, come confermano i dati, vota per lui e compari. Berlusconi non è stato il solo a godere del voto “di pancia” in questo confronto referendario sulla riforma costituzionale. La compagnia del tutti insieme appassionatamente, “l’accozzaglia”, è ampia, e ogni goccia di malumore, vero o presunto, contribuisce a portare acqua al mulino del no.

E così les jeux sont faits, rien ne va plus. Matteo stai sereno e vai a casa.

Al Paese ci pensano il redivivo Cavaliere e la nuova armata del no, già pronta all’assalto -ma qui, a dire la verità, sarà tutto da vedere chi si fa avanti alla fine e chi lascia momentaneamente la patata bollente in altre mani.

Al casinó del referendum si sono presentati a giocare, poi a riscuotere, in tanti: non solo Silvio, ma anche Baffetto e Bersani, Grillo, la Meloni, Salvini.

A urne aperte, appena scoperte le carte, Matteo ha subito capito, il messaggio era schiacciante. Si è presentato dopo la mezzanotte a Palazzo Chigi, ha tenuto un discorso di alto profilo rivolto in particolare ai suoi elettori ma rispettoso di tutti, addossandosi totalmente la colpa della sconfitta, cosa mai forse successa in precedenza per un premier che se ne va, cavandosi però la soddisfazione di dire: “Volevo tagliare delle poltrone, ma non ci sono riuscito ed è saltata la mia”.

Il primo della classe, innegabilmente lo è in questo momento politico, non è piaciuto. E lui, preso atto, ha girato i tacchi per andarsene.

Qualche volta, anzi spesso, in un Paese che campa troppo sull’arte di arrangiarsi, la moneta cattiva scaccia la buona, il “secchione”- per di più di testa fina- dà fastidio, come si dice “fa ombra”. Provate, soprattutto se lavorate in un ufficio pubblico, ma non solo, a chiedere al collega ritardatario, spesso renitente al lavoro, se gli riesce di arrivare a tempo, provate a cercare di cambiare le cose. Le scarpe facilmente saranno fatte a voi. Il bravo, l’animato da zelo, infastidisce. Perché genera il confronto e tenta di ribaltare una situazione di immobilismo che ai più va bene. E poi il rischio peggiore è di veder venire a galla le magagne e i privilegi. Vale a ogni livello.

Per questo ci sembra strano che le giovani generazioni insoddisfatte per mancanza di lavoro, per retribuzioni inadeguate, per contratti precari, mentre s’accaniscono su Renzi finiscano per scegliere nel voto le vecchie facce, quelle che hanno fatto e disfatto l’ Italia in questi anni.

Non credo per nulla che ci sia stata una risposta patriottica da parte di alcuni – forse convinti dai balbettii dei portabandiera dei no?- non almeno da parte di molti: la compagnia votata non è mai stata incoraggiante del resto su questo piano, si pensi alla Lega che ha spesso maltrattato il tricolore e quanti desideravano ricordare la storia del nostro Risorgimento. E neppure i grillini sono così ammalati di patriottismo, conveniamone. E dunque, come si sarebbe potuto intravedere in queste figure dei sinceri custodi della costituzione ?

Il voto italiano somiglia piuttosto a quello americano, un voto davvero di pancia: distribuito tra numerosi protestatari di mestiere, tra altri davvero provati dalla situazione economica, ingenuamente aggregatisi ai primi, e qualche idealista del rispetto della legge costituzionale, che però, avendo così votato, si riprende in blocco le tante poltrone sempre calde, nonostante l’inattività, dal Senato, alle Provincie, al Cnel. Molti voti sono infine, ancor più che di pancia, di stomaco, cioè di chi pensa di continuare a garantirsi privilegi acquisiti.

A proposito di Cnel, quanti si saranno informati tra i votanti su cosa davvero fa questo ente, che produce qualche studio, o rilascia pareri, peraltro inascoltati, di tanto in tanto? Quante poltrone invece mantiene e quanti soldi -milioni- servono per far funzionare la lussuosa sede dello stesso collocata all’interno di Villa Borghese?

Non vorremmo rimanesse davvero tutto come prima. Abbiamo perso l’occasione di rimodernare un Paese che, pur sufficientemente industrializzato e ricco, si macera in situazioni di arretratezza e di disagio: ostacoli che nazioni un tempo in sofferenza oggi hanno superato alla grande, offrendo esempi di ripresa e modernità dai quali dovremmo molto imparare.

Abbiamo perso l’occasione, ma l’hanno persa soprattutto i giovani, compresi i grillini malati di web e protestatari a volte per partito preso, ma anche i coetanei di Renzi, i giovani preppy in carriera pilotati dai minacciosi proclami della casta capitanata da vecchi politici navigati come Berlusconi, D’Alema e Bersani.

L’elettorato sopra i cinquantacinque anni, rivelando una visione di apertura al futuro, ha invece prevalentemente premiato Renzi, per aver indicato ai giovani le vie di una riforma che poteva sbloccare un Paese arrugginito e troppo spesso incallito nel clientelismo e malaffare.

La nota più squalificante è che, a urne non ancora chiuse, il compassato, algido, tirato a lucido D’Alema ha esultato sbroccando in un’ incontenibile, poco elegante esultanza da stadio.

Chissà che in tempi ravvicinati non abbia a pentirsi dell’ impetuosa, e politicamente ingiustificata scelta, di tanta, lui sì, ostentata sicumera.

Attestazioni di stima dopo la dichiarazione delle dimissioni a Renzi, e questo dimostra qualcosa, sono arrivate invece da Merkel e dal ministro degli Esteri tedesco. Ha detto Merkel : con lui si lavorava bene. E perché allora tanta prevenzione proprio di una parte del Pd, che ha dato un calcio a sé stesso, e perché i forzisti hanno voluto buttare via tutto di quella riforma, non perfetta ma certo perfettibile, ripetutamente approvata anche da loro e poi misconosciuta come una creatura illegittima?

La risposta sta scritta nel vento…

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