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Attualità

RENZI CHE CI HA DETTO SÌ

MASSIMO LODI - 09/12/2016

renzi-maroniAllora, come già saprete, Varese avrà il teatro nuovo. L’avrà con soldi pubblici e non col finanziamento dei privati, i quali in contraccambio avrebbero preteso mano libera per abbattere il collegio Sant’Ambrogio, eliminare il sito accademico, sventrare la collina di Bosto, costruire l’ennesimo mostro di cemento nel cuore della città. Non accadrà nulla di tutto questo.

L’amministrazione comunale insediatasi nel giugno scorso ha avuto il merito (e l’opportunità legislativa, suggerita da fresche normative) d’osteggiare fin da subito l’idea del patto pubblico/privato che affondava le radici in consuetudini passate. Ai precedenti reggitori di Palazzo Estense va quello, fondamentale, d’aver stipulato un decisivo accordo di programma con Regione, Provincia e Università così da avviare il restyling della zona. La Regione se ne avoca un terzo, assolutamente cruciale, avendo confermato l’impegno finanziario a suo tempo assunto, nonostante le modifiche introdotte nell’iter progettuale, all’inizio diverso dall’attuale. Il presidente del Consiglio, ora dimissionario e oggetto degli sberleffi di mezz’Italia, ne pretende infine un quarto, oggettivo/doveroso: la firma recente del Patto con la Lombardia assieme al governatore Maroni, ciò che ha consentito di stanziare i capitali necessari a costruire finalmente l’impianto culturale cui la nostra città aspira da decenni.

Riassumendo: sarà messa in sicurezza definitiva, restaurata e adibita a funzione municipale (forse ospiterà la biblioteca, forse il comando dei vigili urbani, forse altro) l’ottocentesca e gloriosa “Garibaldi”; verrà ridisegnata l’ambientazione di piazza Repubblica, privilegiando spazi ampi e luminosità invece che le ombre pericolose d’architetture giardiniere; s’innalzerà, nel corner compreso tra le vie Bizzozero e Dazio Vecchio, la casa/arena degli spettacoli che qui manca dallo sciagurato 1953, anno in cui fu abbattuto il glorioso Sociale.

Non dovremo dimenticare, quando il piano di lavoro giungerà al termine e al posto del capannone fieristico d’oggi svetterà un vero e proprio teatro, che un quid di riconoscenza (e non un quid da pochi soldi: da tanti) spetterà all’ex premier Matteo Renzi. Lo stesso che ha licenziato un bando di concorso grazie al quale Varese trasformerà l’area delle stazioni, strappandola al degrado e alle disfunzionalità. Lo stesso che ha sbloccato l’impasse sul collegamento ferroviario Gallarate-Malpensa. Lo stesso che, ospite al “Vela” nel maggio scorso a sostegno della campagna elettorale del sindaco Galimberti, prese degl’impegni e li ha mantenuti. Lo stesso al quale un sacco d’italiani ha detto no, ma che a noi ha detto sì.

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