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Cara Varese

LA NOSTRA MALASANITÀ

PIERFAUSTO VEDANI - 16/12/2016

angeraAd Angera un caso di vera malasanità: chiuso il punto nascite dell’ospedale perché non raggiunge i 500 parti all’anno, cifra stabilita assieme da deputati e consiglieri regionali nelle loro numerose e intense giornate di lavoro. Non fare eccezioni, magari per una differenza di qualche decina di parti, e creare disagi a centinaia di mammine è roba da nulla.

Stiamo davvero regredendo ma, come un tempo, prima che al termine di un drammone cali definitivamente il sipario ecco le classiche comiche finali. Nel nostro caso, dal momento che la chiusura del punto nascite di Angera è subito apparsa punitiva nei confronti di una comunità e di un punto salute, un ospedale, davvero nella sua interezza per tradizione gestito con scienza e efficienza, ecco, sia pure dopo un dramma della stupidità legislativa, arrivare le comiche finali con scambi di accuse tra Pd e Lega.

Voi a Roma non avete lavorato bene, voi in Regione avete fatto peggio. Scazzottata politica tra Alfieri e Maroni.

È possibile che Maroni non abbia approfondito alcuni aspetti delle leggi sanitarie durante il suo secondo mandato come ministro degli Interni ( maggio 2008-novembre 2011), ma noi abbiamo sotto gli occhi la totale e indimenticabile assenza di Alfieri, al suo secondo mandato in Regione, davanti alla gravità delle scelte sanitarie dedicate a Varese dai fomigoniani – ciellini. Che ancora oggi continuano a gambizzare l’ospedale di Circolo.

C’è stata di recente una iniziativa di Mirabelli che ha sollecitato la nuova Giunta: nell’opposizione PD in Comune la sanità varesina da qualche anno ha trovato due sole voci amiche, lo stesso Mirabelli e Corbetta; maggioranza invece insipida, dove c’erano dei dormienti che, se per caso si svegliavano, non trovavano di meglio che criticare i giornalisti schierati in difesa dell’istituzione ospedaliera contro la malapolitica e il patente disinteresse dei cittadini. Distacco che si tramuta in proteste quando avendo bisogno di cure essi trovano qualcosa o molto che al Circolo non li convince.

Del disinteresse dell’opinione pubblica e della politica per il settore salute è probabile che ne abbia approfittato qualche vertice istituzionale per far prevalere teorie che in passato venivano accettate addirittura in sede giudiziaria. Tanta era l’aureola di uomini di grande scienza come i dotti in medicina. Oggi le cose sono cambiate, la baroniadi non sono più accettate anche dalla Cassazione per esempio sulle questioni di lavoro.

Già in difficoltà per gli scippi dei posti letto e per una riforma da rischiatutto a un ospedale sottodimensionato come il nostro viene dato il ruolo addirittura di Trauma Center che vedrà affluire da ambiti diversi chi ha bisogno urgente di specialisti. Il nostro Circolo è atteso da compiti notevoli se rapportati alle sue reali possibilità.

Le vittime di questa sanità alla lombarda – che sarebbe il massimo nel settore se ci fossero i soldi per attuarla – non sono solamente i cittadini ma anche i medici che non hanno potere contrattuale, che devono accettare di tutto e di meno non potendo protestare e lottare contro il potere amministrativo e politico.

Il tempo è però galantuomo, le bugie hanno le gambe corte, le promesse non mantenute hanno un prezzo, soprattutto quando si trattano le controparti non con il rispetto dovuto.

Arriveranno i giorni in cui varie realtà dimostreranno che non c’è mai stata trasparenza assoluta nel rapporto con i cittadini e allora può darsi che le proteste saranno numerose, corali e decise come quelle delle mamme di Angera, dei sindaci della zona di influenza dellì’ospedale del Sud Verbano varesotto.

E da noi a ogni votazione da subito sarà opportuno chiedere ai candidati un impegno preciso, ineludibile in ordine alla giusta tutela sanitaria dei cittadini. Quella che la nostra amata Lombardia non sempre offre da una quindicina d’anni al territorio di Varese. Resta il fatto che responsabili di questa situazione siamo anche noi varesini più interessati a piazza Repubblica e al teatro tenda che alla salute pubblica o alla tutela di chi non può permettersi cure costose o una vecchiaia serena dopo una vita semplice, ma della quale si può andare fieri.

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