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Attualità

CITTÀ DEL BENE

ANNA MARIA BOTTELLI - 16/12/2016

volontariIl 28 novembre scorso, nell’ambito delle manifestazioni per il Bicentenario dell’elevazione di Varese al rango di CITTA’, presso un gremito Salone Estense vi è stato un significativo e a tratti commovente incontro con i rappresentanti del Volontariato e dell’Associazionismo varesino. Circa due ore trascorse, direi “volate” in compagnia di racconti, storie, vita vissuta tra la gente e per la gente da parte di coloro che nel quotidiano osservano da anni l’altra faccia della medaglia. L’intensa partecipazione ha coinvolto tutti emotivamente tanto da farmi pensare che al ritorno nelle proprie case ci si sia sentiti tutti un po’ più ricchi di bontà, di capacità di condivisione e di fratellanza. Il merito è intrinseco nella nostra Varese, città della riservatezza, della perseveranza, della dedizione al lavoro, all’operosità continua e silenziosa, ma che sa anche nascondere nel suo “cuore” un’altra città, quella della generosità sempre attenta al bisogno, della risposta altrettanto pronta, ricca di quello spirito solidale che riesce inaspettatamente a recuperare risorse ed energie a volte insperate… forse anche grazie alla Provvidenza! A questo proposito, quanto ho imparato frequentando come volontaria il Piccolo Cottolengo di Casbeno e ascoltando gli aneddoti che le Suore mi raccontavano. La Provvidenza davvero esiste e ci sostiene. Ci insegna per esempio a leggere intuitivamente ed empaticamente l’altro, evitando da parte sua richieste a volte umilianti e mortificanti, ma facendo sì che la persona bisognosa si senta da noi sempre accolta, affratellata e rispettata. Perché Varese ha una grande dote: sa anticipare.

Il mondo associativo e di volontariato premiato il 28 novembre ha saputo scrivere tante e tante pagine particolari negli anni. Numerosissime sono le associazioni sorte negli ultimi periodi, impossibile tuttavia premiarle tutte, pur riconoscendo in tutte loro grandi meriti. A partire dal lontano concetto di “pietas”, di attenzione al bisogno bonaria e semplice, secondo l’evoluzione dei tempi le associazioni sono andate poi organizzandosi e strutturandosi. Nell’interno del Comitato di cui sono stata promotrice e poi relatrice dell’evento, si è deciso un primo riconoscimento per quelle associazioni che operano storicamente da oltre cinquant’anni, addirittura alcune con una ricchezza di servizio centenaria e pluricentenaria! La loro esistenza “di generazione in generazione” ha saputo costruire una rete di presenze per ogni tipo di “chiamata” nell’ambito socio-sanitario-assistenziale. La città di Varese è stata orgogliosa di riconoscere queste importanti realtà e ne ha sottolineato il valore con la consegna della medaglia del Bicentenario e di una pergamena dedicata. Tutte le loro significative storie sono state raccolte e pubblicate in un  opuscolo, - qui allegato – e distribuito durante la serata; ciò fa sì che tutti coloro che lo leggeranno, avranno modo di conoscere i passi dei lunghi ma anche non sempre facili percorsi di ogni associazione, alfine di raggiungere obiettivi proposti e mete di ulteriore miglioramento e qualificazione.

Un secondo riconoscimento è andato ad altre storie associative di più recente costituzione, perché non è solo il passato che si è voluto celebrare, con le persone che continuano comunque il loro servizio nelle varie realtà, ma anche il presente, l’attualità di un periodo sociale come quello che stiamo vivendo, caratterizzato da enormi difficoltà a superare problemi di ogni genere: dalla casa al lavoro, dalla famiglia alla scuola, dai bambini agli anziani, dalla disabilità da sostenere all’integrazione tra le varie etnie eccetera. Non solo difficoltà sociali in senso stretto ma anche purtroppo difficoltà di tipo sanitario dovute alla cosiddetta epidemia del secolo, la malattia tumorale. Varese ha voluto così ricordare quelle persone che quotidianamente offrono disponibilità di tempo, capacità organizzative, dedizione e abnegazione per sostenere con spirito concretamente altruistico coloro che possiedono di meno, lottano per l’inclusione sociale o si sentono soli, abbandonati, malati, stanchi di combattere, depressi e rassegnati di fronte agli eventi. Anche un semplice sostegno verbale a volte è stato dimostrato essere di grande aiuto.

A queste ultime e relativamente più giovani associazioni, insieme al riconoscimento, è andato il plauso di tutta la città, unito al sostegno morale, affinché continuino a dedicarsi con gioia ed entusiasmo a un servizio emergente di grande utilità sociale, sanitaria, assistenziale: tutti vorremmo che parole come indigenza, sofferenza, esclusione, malato terminale, “ho fame “, “ho freddo”…  sparissero… o comunque si riducessero gradualmente… ma per ora la crescita è purtroppo inarrestabile.

Infine a tutti i Volontari e le Associazioni presenti, testimoni di amore e di speranza per un futuro davvero migliore, è stato espresso l’ augurio per un proficuo e duraturo lavoro, con l’auspicio che le giovani generazioni siano interessate a questi servizi, seguano l’esempio dei fratelli maggiori, si lascino informare e formare, sappiano offrire tempo, professionalità, passione civile, ma anche spirito di servizio e umiltà, dimostrando con le loro multiformi risorse anche di saper superare – come si è fatto da parte di tutti, negli anni – le ovvie difficoltà della convivenza associativa.

Si è colto tra le associazioni e i loro vissuti un iniziale orientamento collaborativo, che ho cercato di spronare e sostenere, al termine, perché sappiamo quanto una maggiore sinergia – il lavoro in rete – può ulteriormente rendere efficace ed efficiente l’operato di tutti e di ciascuno.

E come ha scritto una volontaria anonima “…per vedere ogni giorno spuntare l’arcobaleno, è sufficiente aprire il cuore alla vita”, aggiungo – allarghiamo i nostri orizzonti, superiamo gli steccati, impariamo a comunicare programmi, aiuti, emozioni e a condividere con tutti le nostre idee, le nostre proposte .

Con un’ultima parola ho voluto concludere: GRAZIE, la più semplice, ma la più diretta e che tutti trasversalmente dovremmo imparare a pronunciare il più frequentemente possibile, proprio perché fa bene a coloro che offrono e a coloro che ricevono sentirsi persona.

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