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Noterelle

CERCANDO DI CAPIRE

EMILIO CORBETTA - 23/12/2016

A Betlemme, sul luogo dove è nato Gesù

A Betlemme, sul luogo dove è nato Gesù

Nato, quando?

Quando nacque Gesù? Perché è nato in quel momento storico e non in un’altra epoca? Perché questo grande evento avvenne durante l’Impero di Cesare Augusto e non prima e non dopo? Assetati di concretezze storiche, ci ripetiamo frequentemente ed un po’ ossessivamente queste domande, e su di esse si sono dati da fare tanti studiosi e pensatori. Ma sono veramente così importanti queste date?

Per certi miei amici sono determinanti. Per altri molto meno. Per altri sono tutte fole: Gesù non c’è mai stato, se c’è stato non è determinante, loro a lui non credono. Troppe le irrazionalità che l’accompagnano, troppi gli interessi storico politici di quei tempi e dei tempi successivi legati alla religione che, come disse il filosofo, è ed era l’oppio dei popoli.

In quell’epoca – e fino ad allora – l’imperatore doveva essere adorato come dio, l’imperatore era un essere superiore, o era lì perché rappresentava un simbolo superiore che lo aveva voluto. Ma era un uomo come gli altri e ai più razionali le cose non quadravano. Si poteva però far finta che così fosse e questo conveniva per mantenere l’ordine politico dello Stato e rafforzare l’autorità di chi lo comandava.

Ma nel Medio Oriente verso gli anni 60 a.c. i Romani sottomettono un popolo strano, fatto di teste dure, coinvolte talvolta nelle idolatrie a loro contemporanee, ma che ogni volta i profeti richiamano a un pensiero religioso basato su un dio unico, geloso, superiore agli altri dei, diverso dagli altri, non antropoformizzato. Ma fino ad un certo punto perché loro si ritenevano creati a sua immagine e somiglianza

E qui sorge un dubbio: ma allora questo loro dio è veramente un essere spirituale? Certamente e non può essere rappresentato. Ma dov’è allora la somiglianza fra questo dio e i sui adoratori? Nello spirito che è in noi tutti esseri umani? E perché ad un certo punto della storia compare tra questa gente Gesù, che sente di essere figlio del Padre, dopo che un certo Giovanni lo ha battezzato? E lui, Gesù, lo annuncia in buona parte della Palestina. Era uno che doveva avere un gran vocione, se insegnava alle folle predicando da una barca e tutti l’udivano. Gli esperti di fisica acustica sanno che è una cosa assolutamente antieconomica per un suono trasmettersi così, salvo in caso di assoluta bonaccia, con un gran silenzio attorno e presenza di un anfiteatro naturale. Ma queste son piccolezze come, a ben guardare, l’intestardirsi sul momento in cui Gesù compare nella storia, compare sulla terra.

L’evento sublime è che Lui è l’amore di Dio per questo “straccio” di umanità, composta da esseri che hanno la capacità di rendersi conto di esistere, di essere e quindi si sentono dipendenti da una voce che dice “Io sono colui che sono” …Eh! È un bel dilemma! Questo “colui che sono” cosa c’entra con le probabilità statistiche di nascita della vita su questo strano pianeta? Eh sì, la terra è un pianeta strano rispetto a tutti gli altri dell’universo: sembra unico, ma “forse” qualcuno simile potrebbe esserci da qualche parte dell’universo; e su questo improbabile “forse” è possibile fondare una nuova cosmologia un poco simile a quella antica?

Ma poi se Lui è puro spirito “eterno”, il suo amore per questa umanità c’è già dai secoli dei secoli e ci sarà per i secoli dei secoli, fin quando questa umanità, con la sua immensa capacità di auto distruggersi, riuscirà a sopravvivere a se stessa, per cui Gesù, se è suo figlio, è nato, nasce e nascerà in ogni momento.

Allora questo Gesù che ha proclamato di esserne figlio, che rapporti ha con il “Colui che sono?”. E questo “Colui” cosa c’entra con il Natale, ossia con la nascita del Cristo? È così importante il “momento” della sua comparsa nella storia? È una speculazione pensare che se Gesù impersona l’amore del Padre c’è sempre stato, e sempre sarà? Ma noi immersi nel tempo, legati al tempo non possiamo capire.

E il Natale, questo dolce giorno, cosa c’entra con il solstizio d’inverno? Per uno che crede che Gesù è sempre con noi (i Vangeli dicono che Lui l’ha detto) e che quindi è tra noi in ogni momento, può andar bene festeggiarlo in questo giorno, ma potrebbe essere festeggiato continuamente, mentre per uno che non crede è naturale che il solstizio d’inverno diventi un momento particolare per festeggiare e ringraziare la Vita che sa ripetersi, (magari in modo non solo a significato religioso, ma anche un po’ pagano) e quindi per tutti c’è il diritto a festeggiare, a mangiare il cappone, tranne che per i vegani.

Accidenti! dopo tutto questo pensare, o meglio affabulare, sono un po’ sconcertato. Ma brindiamoci sopra!

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