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In Confidenza

CAPACITÀ DI DONARSI

Don ERMINIO VILLA - 13/01/2017

Alcune opere di misericordia in un dipinto fiammingo

Alcune opere di misericordia in un dipinto fiammingo

Alla domanda su quale è la più grande di tutte le virtù, cioè quale è l’azione più gradita a Dio, San Tommaso d’Aquino ha risposto che gli atti più perfetti per manifestare a Dio il nostro amore sono le opere di misericordia.

Quando andiamo incontro all’altro in una sua necessità (gli diamo da mangiare, lo assistiamo se è malato, lo consoliamo nella sua afflizione…), “diventiamo simili a Dio”, scrive nella Summa theologica. Perché la maggiore virtù di Dio è la sua misericordia: “spetta alla misericordia donare ad altri e, quello che più conta, sollevare le miserie altrui”.

La peculiarità dell’operare di Dio sta neldonarsi agli altri”, come un’anfora, come una sorgente. Per questo, dove il Vangelo di Marco dice “siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro che è nei cieli” (5,48), quello di Luca traduce semplicemente: “siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso” (6,36).

Allora possiamo dire con San Tommaso che “il compendio della religione cristiana consiste nella misericordia quanto alle opere esterne”. E gli atti di culto a Dio che importanza hanno?

La sua risposta è ancora una volta semplice e chiara: “Dio non ha bisogno dei nostri sacrifici […] Perciò la misericordia con la quale si soccorre la miseria altrui è un sacrificio a lui più accetto, assicurando esso più da vicino il bene del prossimo”.

Il Signore non ha bisogno dei nostri atti di culto, ma invece ha bisogno che noi siamo suoi strumenti per raggiungere con il suo amore e il suo aiuto chi ha fame e sete. Questo ci ha richiamato Gesù, davanti a una folla affamata: “Date loro voi stessi da mangiare” (Mc 6,37).

Dar da mangiare, ospitare, visitare, consolare,… sono tutti meravigliosi atti di adorazione, oltre che splendidi doni di sé.

Possiamo dire, con rabbi Hillel, che in questo si compendia tutta la Parola di Dio e che “il resto è commento”, sulla stessa linea di San Paolo che insegna che tutta la legge si riassume in un unico precetto: “Amerai il prossimo tuo come te stesso” (Gal 5,14).

La vera misericordia parte dalla valorizzazione dell’altro come soggetto; solo così presto attenzione a lui come persona.

Per questo Papa Francesco ha detto che “il nostro impegno non consiste esclusivamente in azioni o programmi di promozione e assistenza; quello che lo Spirito mette in moto non è un eccesso di attivismo, ma prima di tutto un’attenzione rivolta all’altro” [Evangelii Gaudium].

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