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Cultura

EDUCARE, UN VALORE

FELICE MAGNANI - 20/01/2017

educareL’educazione non è una soluzione di convenienza o una strategia per dominare il prossimo tarpandogli le ali, ma un lungo e faticoso cammino in cui educatore e allievo s’ incontrano per cercare di capire meglio i ruoli di ciascuno, per mettere ordine nelle relazioni, per fare in modo che ognuno prenda coscienza del proprio ruolo e lo eserciti nel rispetto delle regole che governano la società civile e lo stato. Ogni uomo deve avere dunque la possibilità di esprimere al meglio il tempo della vita, ma quanti sono in grado di comprendere appieno il senso di un impegno così vitale e complesso? A quanti viene concessa realmente la possibilità di realizzarlo? Vivere all’interno del circuito educativo è un’impresa straordinaria, non solo per la qualità, ma anche per la quantità delle operazioni che richiede. In passato molto spesso l’educazione nasceva da un’imposizione.

L’autorità puntava il dito ed emetteva i suoi verdetti. In genere non concedeva lo spazio e il tempo a una contromossa di natura difensiva, bisognava accettare senza fiatare. Era assai difficile stabilire un corretto rapporto tra errore e risoluzione, conflitto e pacificazione, coscienza e incoscienza, perché tutto o quasi rullava sull’onda di tesi predefinite. Educare è sempre stato il vero grande problema e lo è ancora oggi in una società che in nome di una disincantata libertà ha frantumato gran parte del sistema educativo tradizionale senza però sostituirlo o rafforzarlo con strumenti adeguati.

Cambiare può essere la svolta, ma ogni cambiamento che si rispetti porta con sé la consapevolezza che occorra costruire il nuovo su basi sicure, capaci di sostenere la struttura moderna che si vuole creare. L’impegno educativo per sua natura non è mai definitivo, evolve spesso su basi sperimentali e la sua forza sta nella capacità di saper individuare, interpretare, capire, trovare, inventare, definire e ridefinire, costruire e ricostruire, ampliare e modificare, è un processo faticoso e totalizzante che investe l’essere, la sua umanità, il suo rapporto con la realtà, la sua capacità di aderire in modo consapevole alle richieste di una società che muta continuamente.

L’educazione è fondamentale perché incide sui comportamenti, sui rapporti, sulle relazioni, partendo dal presupposto che conoscendo un pochino di più se stessi si possa conoscere meglio anche il mondo che ci ruota attorno, creando rapporti proficui con esso. In molti casi c’è chi è convinto che la verità stia da una sola parte, c’è chi è pronto a giurare che l’educazione non abbia un peso importante all’interno di una comunità e così continua a minimizzare l’aspetto comportamentale, i rapporti interpersonali, la vita di relazione, i rapporti genitori figli, quelli tra alunni e professori e quelli tra persone e società.

L’impegno politico è minimo nei confronti della ricerca educativa, in molti casi lo riassume nei doveri della famiglia, della scuola, delegando in molti casi all’emergenza valori che hanno una rilevanza decisiva nella qualità individuale e sociale della vita stessa.

Ci sono temi e problemi come il bullismo che richiedono interventi mirati, che rimettano in discussione il significato di parole come autorità, disciplina, condotta, rispetto, attenzione, che richiedono la ridefinizione di rapporti che hanno perso il loro livello di incisività sociale. In molti casi viviamo in realtà dove ciascuno segue la propria strada, dove sulla base di antichi retaggi si continuano a percorrere stereotipi che non approdano a nulla e che contribuiscono in maniera determinante a dividere, a confondere, a illudere, a evitare di affrontare di petto i problemi quando hanno una pericolosa ricaduta sociale.

L’educazione ha un estremo bisogno di educatori capaci, di persone che sappiano esprimere al massimo livello la forza e l’energia del messaggio educativo, in attesa che la politica ritrovi in se stessa la fede vera e sincera nelle cose che contano, che sono capaci di ridare fiato e speranza a chi ne ha un estremo bisogno.

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