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Cultura

VITA, LUCE, VELOCITÀ

ROSALBA FERRERO - 20/01/2017

?????????????????????????????????????????????????????????????A Giacomo Balla, poliedrico artista che diede un fondamentale contributo all’arte del Novecento e fu interprete delle novità culturali che segnarono i primi decenni del secolo, è dedicata Futur-Balla, una mostra antologica di interesse internazionale che riunisce oltre cento opere molte delle quali mai prima concesse in prestito- e alcune inedite in Italia-, provenienti da prestigiose collezioni pubbliche e private come l’Accademia di San Luca di Roma, la Estorick Collection di Londra, la Albright-Knox Art Gallery di Buffalo, il Museum of Modern Art di New York, la Peggy Guggenheim Collection di Venezia, la Tate Modern di Londra.

La mostra, ‘offerta’- (l’ingresso è gratuito) – dalla Fondazione Ferrero di Alba, vero ‘moltiplicatore culturale’ e volano di sviluppo del territorio per celebrare il 70° anniversario di inizio della azienda, curata da Ester Coen, si avvale della collaborazione scientifica della GAM di Torino e della Soprintendenza Belle Arti del Piemonte.

Il percorso dell’esposizione si articola in tre sezioni tematiche: il realismo sociale e la tecnica divisionista; le compenetrazioni iridescenti e gli studi sulla percezione della luce; l’analisi del movimento e il futurismo; ciascuna di esse raccoglie i lavori che segnano al contempo l’evolversi della cifra artistica e dell’avventura umana dell’artista: oli e matite, acquarelli e vernici, collage, carboncini, pastelli a cera e chine su tela, su tavola, su cartoncino, carta telata, carta fotografica sin anche manufatti in legno.

Giacomo Balla nasce a Torino nel 1871; alla inclinazione spiccata per il disegno unisce la passione, trasmessagli dal padre, per la fotografia, che gli consentirà di acquisire tecniche fondamentali per le sue ricerche e per la maturazione dello stile artistico; negli anni giovanili frequenta la Reale Accademia Albertina di Belle Arti, ove compie studi di prospettiva, anatomia e composizione geometrica; segue le lezioni di Cesare Lombroso, teorico dell’antropologia criminale, che stimoleranno nel giovane Giacomo l’attenzione ai ‘tipi umani’, futuri soggetti dei suoi quadri. Importanti per la sua formazione sono la frequentazione di Giacomo Grosso, dei ‘paesaggisti’ Delleani e Fontanesi, del tipografo Pietro Cassina, per cui lavora, e del rinomato fotografo Paolo Bertieri, presso il cui studio conosce Pelizza da Volpedo. Torino è appena rimasta orfana della Corte e del titolo di capitale, e si sta impoverendo culturalmente ed economicamente perciò nel 1895 si trasferisce a Roma, presso lo zio, guardiacaccia del re, che ha seguito la corte nella nuova capitale. Roma è una città ‘in fieri’: nuovi interi quartieri strade piazze ferrovie; pullula di imprenditori politici burocrati finanzieri faccendieri. Stridente il contrasto tra l’accelerazione dello sviluppo e della ricchezza da un lato e la povertà e l’emarginazione dall’altro. Frequenta ora Alessandro Marcucci e Duilio Cambellotti, pittori divisionisti, di cui condivide le scelte pittoriche e sociali.

Nelle prime sale dell’esposizione sono presentate le tele realizzate da Balla nei primi anni della sua produzione; ritrae poveri, malati, sventurati, reietti dalla società, in modo realistico alieno da ogni compiacimento: ogni dettaglio è frutto di un’osservazione attenta e paziente, secondo i canoni già propri del verismo. ‘La pazza’ e ‘Il mendicante’, ‘Il contadino’ e ‘I malati’ opere dense di pathos fanno parte del ciclo dei ‘Viventi’, i ‘vinti’ verghiani, cui l’artista riserva accorata partecipazione. Usa pennellate dense accentuando i contrasti tra chiaro e scuro per sottolineare il tema cupo della sofferenza, mentre con la scelta dei tagli prospettici, le figure piegate raggomitolate su sé stesse quasi a sottolineare il rifiuto dalla vita, rende la crudezza dei temi trattati.

Nelle opere del primo decennio del 1900 si avverte un mutamento. Balla ha fatto sua la lezione dei divisionisti, di Segantini, Pelizza da Volpedo e Grosso, e usa tocchi di pennello brevi, filamentosi, materici che attraverso il riverbero dei colori primari generano sprazzi di luce ne ‘Ritratto di donna e due paesaggi’ ne ‘Germogli primaverili’ nella serie di quadri su ‘Villa Borghese’ ne ‘L’agave sul mare ’ i precedenti toni cupi cedono alla luce e al colore che riassumono la delicatezza dei paesaggi e delle figure.

Un’altra svolta nella formazione viene dai mesi di soggiorno a Parigi durante l’Esposizione Universale, qui conosce ed è affascinato dal trionfo della luce artificiale e delle innovazioni che seguono l’utilizzo dell’elettricità; matura nuove competenze lavorando per il famoso illustratore Sergio Macchiati. Il fenomeno della propagazione della luce è così affascinante per Balla da diventare il nome proprio della figlia primogenita, Lucia, Luce appunto, nata nel 1904.

Anche il soggiorno a Torino per l’Esposizione Internazionale d’Arte Decorativa Moderna del 1902 segna un passo decisivo nella presa di coscienza delle nuove dimensioni creative, estetiche e tecnologiche che accompagnano l’uomo del XX secolo.

‘La finestra dalla camera’ di Parigi cede il passo alla ‘Finestra su Dusseldorf’, opera che si può contemplare nella seconda sezione della Mostra: un vero e proprio studio sulla luce che inonda il paesaggio e si anima in tasselli di colore giallo e azzurrino.

Luce, movimento, velocità – chiamerà la secondogenita figlia ‘Elica’ – contraddistinguono la sua cifra artistica, segnata da ulteriori approfondimenti degli studi della percezione visiva, dell’ottica, della tecnica fotografica.

Nella ‘Lampada ad arco’ Balla disegna lo sprigionarsi delle particelle elettriche dal bulbo con triangoli frecce filamenti incandescenti rossi arancioni gialli che si smorzano in cerchi concentrici sopraffacendo la luminosità della luna. I numerosi studi per la Compenetrazione iridescente’ sono la riproduzione in pittura dei fenomeni luminosi ed elettrici, che si avvale di figure geometriche scomposte dall’artista così come si scompone la luce sino a generare l’impressione del calore e del movimento, come in un caleidoscopio. Ricchissimo il repertorio presentato di schizzi, bozzetti, disegni, in cui luce e velocità sono espresse nella purezza assoluta delle forme geometriche.

Alle soluzioni compositive delle ‘Compenetrazioni iridescenti’ che costituiscono le prime prove di arte astratta italiana, subentrano le ‘Linee di velocità’, opere in cui indaga la ‘realtà in movimento’. In un progressivo avvicinamento ai segni matematici puri- verticale, diagonale, spirale- la creatività di Balla scopre un nuovo linguaggio della rappresentazione; dopo aver dipinto la luce, materializza sulla tela il movimento.

Nel 1910 firma il ‘Manifesto dei pittori futuristi’, il movimento di Boccioni e Marinetti, e il ‘Manifesto tecnico della pittura futurista’; e dell’azione futurista diviene protagonista dopo la morte sul fronte di guerra di Boccioni, che ricorda con l’opera ‘Il pugno di Boccioni’.

La terza sezione della mostra ospita i lavori del ‘Futur-balla ’: Giacomo cambia nome cambia stile cambia interessi: vuole sbarazzarsi di tutto il ‘passato’ che ha realizzato fino al 1913; scrive: ‘Qui si vendono le opere del ‘fu Balla’.

Einstein ha stravolto la concezione classica di spazio e tempo e Balla sembra trasferire nei suoi lavori una nuova concezione del reale attraverso cunei archi triangoli linee diagonali verticali orizzontali ondulate che disegnano il moltiplicarsi progressivo di sequenze di movimento: battiti d’ala, automobili, mani di violinisti, cani al guinzaglio, sino ad arrivare all’astrattismo puro della resa del movimento.

È il periodo più noto della produzione di Balla che rivela un’acuta riflessione sui principi della fotodinamica -e le opere esposte in questa sezione valgono un viaggio ad Alba-.

La ‘Bambina che corre sul balcone’, è Luce, la figlia: lo spostamento del corpo nello spazio è reso attraverso la sequenza di fotogrammi ravvicinati della testa rotondeggiante, dei gomiti, delle ginocchia degli stivaletti, che produce l’effetto della velocità. La resa cromatica è brillante: la vivacità della bambina è vita e la vita ha colori accesi.

‘Il dinamismo del cane al guinzaglio ’, olio proveniente da Buffalo, è una ripresa fotografica ‘dipinta’: le zampe e la coda del cane sono ripetute e sovrapposte in una reiterata successione di ‘fotogrammi’ che rende l’idea frenetica del movimento, e così è per le gambe della padrona e per l’oscillazione del guinzaglio.

‘Le mani del violinista’ – in prestito da Londra- sono seguite nello spostamento sul violino: anche qui, come nel ‘Volo delle rondini’ la ripetizione delle immagini, veri fotogrammi accostati e sovrapposti, rende l’impressione della velocità del movimento.

L’attrazione per il movimento lo spinge a focalizzare l’attenzione sulle automobili: cerca di ‘dipingere’ la velocità di un veicolo in corsa come nelle opere ‘Automobile+velocità+luce’, ‘Velocità astratta + rumore’, ‘L’auto è passata’, ‘Linea di velocità dell’aereo Caproni’. Balla usa ora il colore come elemento amplificante dell’energia dinamica.

Lo sviluppo dei mezzi di trasporto segna una rivoluzione epocale. L’automobile, che sfreccia a 20 km all’ora è futuro è vita è velocità: è Futur-Balla.

Nel 1915 firma il manifesto ‘Ricostruzione futurista dell’universo’ che estende la poetica futurista a svariati campi della vita: ‘…Noi futuristi, Balla e Depero, vogliamo realizzare questa fusione totale per ricostruire l’universo rallegrandolo, cioè ricreandolo integralmente’ e reinventare l’ambiente umano soprattutto inserendo l’arte nel mondo della moda, dell’arredo e del teatro.
Progetta le scene per ‘Feu d’artifice’ di Stravinsky; progetta e decora mobili futuristi e disegna gli abiti futuristi ‘antineutrali’, disegna oggetti come ‘La cassetta degli strumenti per dipingere’ o le ‘Scatole porta-oggetti’, presenti in mostra e partecipa alle sequenze del film ‘Vita Futurista’ con il Marinetti.

Negli Anni Trenta abbandona progressivamente il futurismo per tornare al realismo figurativo delle ultime opere; e sarà un pittore figurativo fino alla morte avvenuta a Roma l’1 marzo 1958.

Scrive: ‘ Ho sempre dipinto. Sto dipingendo. Dipingerò fino all’ultimo istante. È l’opera d’arte che deve far parlare di. È dell’opera d’arte che si deve parlare. È l’opera d’arte che fa conoscere l’artista. Tutto il resto è mediocrità’.

Nelle ultime sale l’esposizione presenta lettere, cartoline, autografi, collage, strumenti disegnati o costruiti.

Accompagna la mostra un ampio catalogo edito da Skira. Tra saggi in esso contenuti, meritano segnalazione gli interventi di Vincenzo Barone, di Giorgio Muratore e di Luca Ticini, di notevole interesse scientifico ed artistico.

Futur Balla
Fondazione Ferrero, Alba
Fino al 29 febbraio
Lunedi, mercoledì, giovedì, venerdì 15-19
Sabato, domenica e festivi 10-19
 
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