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Cultura

SCUOLA OPERATIVA

FELICE MAGNANI - 27/01/2017

?????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????La società ha bisogno di nuove leve, di giovani che sappiano dare un impulso, che sollecitino la passione del fare, dell’inventare, del creare, ha bisogno di uomini e donne giovani che scoprano nella cultura una fonte di avvicinamento al paese, l’opportunità di una vita più concreta, la possibilità di un inserimento più rapido e mirato nella società civile e nello stato.

Le difficoltà dimostrano quanto sia utile e necessario che il mondo giovanile diventi parte integrante di una comunità più attenta, preparata, capace di affrontare ogni tipo di difficoltà senza sprecare neppure un attimo di quel tempo al quale siamo naturalmente legati. Impegnare i giovani, orientarli verso un’assunzione responsabile dei livelli di partecipazione, fare in modo che diventino autonomi, che imparino la lezione della vita, che sappiano gestire le loro professionalità, che sappiano affrontare con tranquillità e sicurezza l’imprevedibilità della storia, è in questa direzione che deve procedere la società civile, è in questa direzione che deve orientarsi la lezione formativa.

Per troppo tempo abbiamo suddiviso le stagioni della crescita. Abbiamo definito e ridefinito valori e principi in modo sbrigativo, superficiale, non abbiamo forse tenuto conto che la scuola vera è quella che incontriamo ogni giorno sul cammino della nostra vita, quella che ci richiama con forza al senso di responsabilità, alla condivisione, alla collaborazione, alla coscienza di cosa sia necessario e di cosa sia superfluo. Forse non basta diventare bravi letterati o bravi scienziati, occorre avere una disponibilità mentale alle cose concrete, a quel mondo che qualche volta ci sorprende e ci dimostra quanto siamo impreparati, quanto dobbiamo ancora imparare per dare un senso più vero e profondo alla nostra dimensione umana.

La strada potrebbe essere quella di una scuola più professionale, più educativa, più formativa, più sintonica con un mondo da restaurare, rinnovare, riordinare, più vicina alla nostra esistenza. Nel nostro paese c’è tanto da fare, lo apprendiamo proprio ora di fronte ai disastri ambientali che ci sommergono, ci rendiamo conto di aver abbandonato per troppo tempo una stupenda realtà che aveva un assoluto bisogno di noi. Gli eroi li abbiamo e questo ci fa onore, ma vogliamo anche che la gioventù cresca con la possibilità di essere concreta sul territorio, di poter offrire il proprio contributo di passione, onestà e volontà. Il paese ha bisogno di tutti, ma soprattutto di un mondo nuovo, quel mondo di cui i giovani sono la genuina testimonianza.

Le difficoltà che stiamo attraversando dimostrano in modo inequivocabile i limiti di un progresso che si è dimenticato della natura comunitaria del sistema delle relazioni, favorendo l’insorgere di un individualismo esasperato, del superomismo, di varie forme di autismo esistenziale, di una disarmonia che non consente di affrontare i problemi con il massimo dell’energia presente. Il mondo è più vicino, più soggetto ad essere esplorato, investigato, conosciuto, ma si tratta di una conoscenza a cui è stata sottratta la sua componente emozionale, quella che genera aspettativa, interesse, comprensione, amicizia, umanità.

La sensazione che si ha è che il sistema scolastico non sia sintonico rispetto alla domanda del paese, che sia qualcosa di bello ma di estraneo alla visione esistenziale che attende al varco ogni mattina allo spuntar del sole.

Più la tecnologia si allarga e più diventa coinvolgente, opprimente, restringendo fino all’inverosimile il passaggio delle emozioni, del dialogo, peccato di quanto siamo distanti dalle problematiche che dobbiamo affrontare, quanto siamo ancora lontani da quell’idea di spirito comunitario che sottolineiamo spesso nella quotidiana retorica democratica.

Il problema vero è che si parla molto di democrazia, ma non si conoscono abbastanza bene le vie da percorrere per renderla moderna, pronta, capace, attrezzata per rispondere alle domande di un mondo in rapidissima evoluzione. In molti casi la cultura tradizionale, in forme piuttosto classiste, rispolvera un umanesimo di convenienza, che ha tutto il sapore di una rivendicazione elitaria, di un primato che non esiste più, di una voglia ormai vecchia e obsoleta di voler comandare, guidare, imporre.

La scuola rivendica sempre di più il suo ruolo sociale, il suo desiderio di essere sempre di più vicino all’uomo per guidarlo, orientarlo, stimolarlo, capirlo, accompagnarlo. Forse è stanca di essere dispensatrice di pezzi di carta che non servono a niente, che non trovano riscontri diretti nella realtà, che restano spunti di una alfabetizzazione senza slancio, senza capacità evolutiva, messa in campo come un atto dovuto.

Da più parti si sente la necessità di riconvertire una società impreparata, assente, ancorata a un modo di pensare che risente di una società borghese decadente. La realtà richiama l’attenzione su una cultura che non sia solo nozioni da consolidare, ma nuove abilità da acquisire, nuova linfa da mettere al servizio di un paese in molti casi sbandato e disorientato, incapace di essere pronto alle difficoltà che lo attendono.

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