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Società

I DEVOTI PALESTRATI

LUISA NEGRI - 27/01/2017

img_2086Domenica 29 gennaio. Il cielo è azzurro e l’aria (sembra) pulita.

Devozione per la montagna sacra, voglia di snebbiare la testa in serenità e di sgranchire le gambe richiamano una discreta folla sul Viale delle Cappelle. Lo si capisce già dalla lunga fila di macchine parcheggiate lungo la strada -prima di piazzale Montanari- che di incontri se ne faranno.

Alcuni però saranno, per chi ha la ventura di imbattersi in certi particolari gruppi di persone, davvero inattesi. Da lasciare a bocca aperta. Ve ne raccontiamo un paio, a titolo esemplificativo.

L’eccezionale impatto con il primo è da subito, appena varcato l’arco d’ingresso: in lontananza la terza cappella, quella affrescata da Renato Guttuso, è occupata da un gruppo di devoti palestrati, prostrati ai piedi del dipinto. Compongono un ampio semicerchio, fatto di più giri concentrici, proprio davanti alla Fuga in Egitto.

Lo spettacolo in vista, folgorante, è di una ventina e più di sederi in calzamaglia rivolti al cielo e allo sguardo (pur) discreto di chi, pian piano, sale e s’avvicina: impossibile forzare il blocco e accostarsi all’affresco, tanto basta aspettare. Ma, inspirando ed espirando, sgambettando prima con la gamba destra, poi con la sinistra e via dicendo, allungandosi e raccogliendosi, come il maestro chiede loro a gran voce perché tutti “ma proprio tutti” sentano bene-succede così anche a bordo piscina o in spiaggia, quando il sole cuoce e si deve tirar sera- finalmente il blocco si sblocca.

Nel frattempo in chi aspetta, davanti a tanta devozione, scatta la curiosità.

Chissà se gli impegnati e devoti palestrati e soprattutto i due maestri-si capisce che sono loro dalla tuta mimetica e dalla bandana e lo si sente dal ragionare delle alte voci ( “inspirate…espirate”)- si saranno letti una piccola guida prima di salire qui, e avranno raccontato qualcosa ai fedeli allievi? Sapranno chi erano l’Aguggiari e il Bernascone?

Scatta anche la seconda domanda: ma finisce qui, e stanno per scendere, oppure saliranno e omaggeranno della loro devozione ginnica tutti e quattordici i misteri? (Non osiamo pensare al quindicesimo, rappresentato dal santuario, ma, lì fuori, lo spazio lo consentirebbe ancor più e meglio…).

Non è un mistero la risposta, ma è sì. Con passo deciso -l’allenamento conta- supereranno ben presto chi da un po’ li aveva preceduti, piazzandosi alla quarta cappella.

E chi ridiscenderà poi, li ritroverà, di nuovo devoti e diligenti, già alla sesta.

Ma qui gli esercizi -nel passare questa volta non abbiamo potuto non conservarne preziosa documentazione con uno scatto- cambiano proprio.

Questa volta si fa la verticale, sempre in gruppo, sul muro della via sacra antistante la sesta cappella, che però, essendo dalla parte opposta, nessuno dei devoti palestrati pare vedere.

Tutti assieme, le gambe all’aria, ”attenti a non graffiarvi” raccomanda, sempre a voce chiara e forte, il maestro. Che però, osiamo pensare, non s’accalora altrettanto come farebbe un buon coach davanti agli zaini abbandonati a mezzo del cammino, in ordine sparso, senza minimamente curarsi di chi passa, costretto, pur senza avere gli sci ai piedi, a fare lo slalom.

Nessuno più sale sul viale ‘a ginocchioni’ come si faceva nei tempi antichi, né con la corona del rosario in mano, ché ormai lo si fa quasi solo se c’è il prete e le avemarie e il padrenostro li recita lui. Ma tanta novità e originalità d’idea, di applicarsi a far la verticale sul muro, proprio in coincidenza delle cappelle, non ci aveva ancora sfiorato.

A proposito di slalom, sport in cui siamo ormai tutti praticissimi, ecco il secondo, indimenticabile incontro.

I cani al guinzaglio, spesso di grossa taglia e senza museruola, sempre più numerosi e in numero superiore ai bambini -di questi se ne vedono sempre meno- come ben sanno i frequentatori della via sacromontina, ‘tagliano la strada’ sovente, davanti a chi sale o scende, senza che nessuno se ne scusi.

Il cane in questione dunque -un grosso cane lupo- strattona, viene incontro abbaiando e crea l’inciampo.

Provi a dire qualcosa e scatta la ‘spiritosa’ risposta del padrone, condivisa da alcuni allegri compari.

Per fortuna il gruppo si allontana, il cane tira e ha fretta.

Tu ti metti sereno.

Più giù, lo stesso padrone, e siamo alla quinta cappella, accompagna il cane davanti al colonnato secolare, lo posiziona lì, e proprio su di una colonna … scende la benedizione. Amen.

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