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Noterelle

AMARE E COMUNICARE

EMILIO CORBETTA - 03/02/2017

parlarsi“Che bello, che sogno sarebbe poter parlare”: mi ha confidato, inviandomi una e-mail, un’anima in sofferenza, vittima di solitudine interiore ed esteriore. Per comunicare però sono essenziali le parole.

Amore delle parole, amare le nostre parole.

Non un insieme di sillabe. Non un rosario di lettere, ma un comunicare idee, un trasmettere sentimenti, un trasmettere vita, amore, cultura, filosofia, teologia, scienza, tanta poesia, tanta bellezza. Questa è la potenza della parola.

Il saggio usa la parola, medita la parola, vive nella e della parola perchè sa che porta i suoi pensieri, risolve i problemi suoi e dei fratelli, ama i fratelli.

La parola non solo trasmette, ma è preghiera, è lavoro, è scienza, è fatica, è sintesi, è immaginazione, è gioia, è sorriso, è affetto, è amore.

La parola sa portare anche dolore, odio, sofferenza, tristezza, orrore, far versar lacrime, uccidere.

La parola è tesi, ma anche antitesi.

La parola sapiente unisce all’agape della comunità.

La parola deve essere udita, ascoltata, letta, proclamata. Deve entrare nell’intimo, coinvolgerti, scuoterti, infiammarti, farti tremare d’emozione, portarti piacere, portarti felicità, farti piangere di gioiosa commozione.

Senza parole non c’è rapporto. Senza parole c’è il deserto. Non ci sono più idee. Muore l’amicizia. Scompaiono i sogni. Senza parole sei di fronte al muro dell’incomunicabilità. Senza parole muore la coppia, muore l’intesa, si estingue la famiglia, muore la passione, muore l’affetto. Trionfa il vuoto.

La parola è attenzione per il prossimo, per gli amici, per i nemici che puoi conquistare nella pace con la parola stessa. La parola è anche silenzio, che diventa perdono per chi ti odia. La parola deve saper essere lenta, ma anche veloce. Non concitata: può apparire falsa. Paradossalmente silenziosa, ma viva. Deve poter essere sussurrata.

La parola protegge i semplici. Può esaltare gli umili. Rafforzare i deboli. Consolare gli afflitti. Donare speranza ai disperati. Stimolare gli intelligenti. Affossare gli ignoranti. Esaltare chi sa amare. Rivelare gli stolti. Denunciare i subdoli perversi.

La parola protegge i bimbi, cuccioli dell’uomo esposti alla minaccia, incapaci di difendersi, impediti di fuggire, sempre minacciati dai perversi. Permette ai bimbi di sorridere ed avere speranza anche nelle brutture della guerra.

La parola può portare la pace, smorzare lo scontro, rappacificare gli animi, può contenere il bene, ma l’esperienza ci dice che altrettanto spesso può portare guerra, odio, dolore, morte.

La parola vive di bellezza, costruisce la bellezza, esalta la bellezza significato della vita, grande forza consolatrice.

Può essere aiutata dalla tecnologia, ma non deve essere trucidata e spenta dalla tecnologia. Entrambe diverrebbero inutili. La tecnologia la trasmette, la diffonde, la divulga.

La parola è immagine, mentre l’immagine non sempre sa essere parola. L’artista sa unire immagine e parola arrivando a creare sentimenti, ma anche può rubarteli, distruggerteli. Artisti han creato parole, ma altri han seminato il nichilismo.

La parola è politica, È governo. È benessere. È resurrezione, ma può essere guerra, dolore, morte, spaventosa paura, come appena detto.

L’umanità vive nella parola. Senza parola non c’è civiltà. La parola va studiata e da come un popolo usa la parola puoi capire la sua storia, la sua civiltà, i suoi difetti, i suoi pregi, la sua voracità, la sua grandezza.

La parola deve essere pronunciata, può essere cantata e allora diventa musica, ma deve essere scritta per diventare storia. La parola è eterna.

Quanti amanuensi hanno vissuto, trascorso il loro tempo sulla parola. Disegnata, ricamata, impressa, scolpita. Per loro la parola diventava preghiera, richiesta, supplica. L’hanno amata perché appunto: è eterna.

La parola è più grande dell’immensità dell’universo. L’immensità c’è se la sai percepire, ma senza parole non puoi studiarla, sentirla, stupirti davanti a lei. Non puoi essere guidato sia nell’immensità del cielo che nel mondo dei quanti. La parola sta nella sintesi delle formule matematiche, nell’equazione del pensiero, nella soluzione del teorema, nella definizione e nella classificazione della realtà.

Temuta, odiata, soffocata dal tiranno. Abusata, urlata, irrisa, sghignazzata, coperta d’imbroglio dalla politica perfida. Può dar vita al populismo, equivalente allo sciacallaggio, violando la debolezza dei semplici, fomentando la paura, approfittando dell’ignoranza dei poveri, calpestandone la dignità. È vissuta positivamente invece da chi vuole amare, da chi sacrifica la sua vita nell’amore, vero seme di vita. Da chi pronuncia “ti amo” invece che “ti odio”.

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