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In Confidenza

APPASSIONARSI

Don ERMINIO VILLA - 03/02/2017

insiemeIl Segretario Generale della CEI, monsignor Nunzio Galantino, ha commentato così la visita del Papa al Convegno di Firenze; “Ci ha messo in mano quello di cui avevamo bisogno per uscire dalle secche in cui come Chiesa italiana ci eravamo cacciati”.

Avviare un processo sinodale, formare all’audacia della testimonianza, promuovere il coraggio di sperimentare: questi i tre impegni emersi dai lavori nel gruppo dei delegati del quinto Convegno ecclesiale nazionale sul tema “uscire”, la prima delle cinque “vie” indicate nella Traccia, “sogno” di Papa Francesco per gli uomini e le donne che testimoniano Cristo oggi in Italia.

L’esperienza e lo stile condiviso a Firenze certamente hanno destato un desiderio di modalità di vita ecclesiale.

Appassionarsi ad un percorso sinodale è la strada maestra per crescere nell’identità di Chiesa in uscita.

Inoltre occorre formare all’audacia della testimonianza, avviando processi che abilitino i battezzati ad essere evangelizzatori attenti, capaci di coltivare le domande che provengono dall’esperienza di fede e di andare incontro a tutte le persone animate da una autentica ricerca di senso e di giustizia.

L’annuncio del Vangelo va offerto anzitutto come una testimonianza sulla persona di Cristo, attraverso un volto amichevole di Chiesa tra le case, nella città.

Infine, promuovere il coraggio di sperimentare è l’indicazione formulata dalla tavola dei giovani, che hanno proposto ad ogni comunità cristiana di “costituire un piccolo drappello di esploratori del territorio” che si impegnino ad incontrare le persone, soprattutto nelle periferie esistenziali.

Il sogno di Papa Francesco è quello stesso del Vangelo: “Voi uscite per le strade e «andate ai crocicchi: tutti quelli che troverete, chiamateli, nessuno escluso» (cfr Mt 22,9). Soprattutto accompagnate chi è rimasto al bordo della strada, «zoppi, storpi, ciechi, sordi» (Mt 15,30). Dovunque voi siate, non costruite mai muri né frontiere, ma piazze e ospedali da campo”.

Questo nostro tempo, segnato dalla creatività e dal travaglio tipici di ogni cambiamento d’epoca, ci presenta nuove sfide, difficili anche da comprendere; perciò la reazione istintiva è di chiudersi, difendersi, alzare muri e stabilire confini invalicabili. Invece si può uscire con fiducia; si trova l’audacia di percorrere le strade di tutti; si sprigiona la forza per costruire piazze di incontro e per offrire la compagnia della cura e della misericordia a chi è rimasto ai bordi.

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