Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Apologie Paradossali

LA CASA, IL MONDO

COSTANTE PORTATADINO - 17/02/2017

sofiegabri(O) Così anche la tua ultima figlia si sposa e lascia la casa!

(C) Siamo felici, che dire di più?

(O) Io dico che un matrimonio è un segno di speranza per tutti. Vuol dire essere certi che la vita ha un significato, che ha un valore che supera tutte le contingenze, tutti gli accadimenti possibili. È una cosa grande.

(C) Non voglio sminuire i ragazzi in questione, ma voler bene è una cosa semplice, in fondo. In fondo ad un percorso, è giusto dirlo, né breve, né facile, come tutti i percorsi umani, come tutte le fasi di formazione. Se sono arrivati a riconoscersi come un dono l’uno per l’altra, c’è voluta una cosa che chiamerei la ‘costanza dell’io’ e in più una quantità di circostanze favorevoli che la teologia chiama ‘grazia’. Ma è così per ogni cosa bella.

(S) Mi congratulo anch’io, Vedendo tanto scempio fatto dai tempi presenti dell’istituzione matrimoniale, quasi non ci posso credere. Cento altre soluzioni sarebbero più comode, per afferrare quanto di buono offrono il sesso, la convivenza, il magro welfare che lo Stato italiano mette a disposizione delle famiglie. Immagino che, così giovani…

(C ) Scusa se t’interrompo, ma preferirei non parlare di casi personali, lasciamoli tranquilli e felici. Se volete, continuate voi sulla questione assai seria del nesso tra famiglia, società e Stato, che non è così intimistica o sentimentale o moralistica.

(O) Vero! Parliamo di famiglia da difendere da decenni, senza cavare un ragno dal buco. Fermi con gli assegni famigliari, fermi con il bonus-bebè, fermi con l’occupazione giovanile, fermi con i servizi pubblici, fermi con la tassazione a quoziente famigliare, fermi con la conciliazione lavorativa della donna: non ci sono i quattrini, dicono, ma non si rendono conti che così continuerà a languire la vita sociale ed economica. Il welfare è un motore, non una spesa opzionale, senza un ritorno utile.

(S) Però, scusate, mica vorrete tornare al modello di famiglia tradizionale di Quand sona i campan, … vedi già do stansett e tri o quater mas’cett che me ciamen papà…? Manco gli immigrati la pensano così, anzi fuggono da quel tipo di vita di sacrifici e ne cercano una diversa proprio per i loro figli. Non vedete quanti minori non accompagnati arrivano con i barconi? Le famiglie del terzo mondo si svenano, anzi rinunciano alla loro stessa natura, vanno contro tradizioni millenarie perché pensano all’avvenire dei figli in modo così diverso dalla loro esperienza quotidiana che preferiscono affidarli all’incerto destino dei trafficanti che accontentarsi di quello che hanno al villaggio o nelle bidonville delle metropoli africane.

(O) Io ho una convinzione diversa: il sacrificio che i giovani europei aborriscono non è quello economico, forse neppure quello della comodità, ma quello della libertà, libertà intesa come non essere determinati dalla realtà, dalla PRESENZA della realtà nella forma stringente di un’altra persona, nella forma di una relazione che assume una natura comunque imprescindibile per le persone in gioco, sia come coniugi, sia come genitori e figli. Si rinuncia alla famiglia non per difficoltà economiche, ma morali.

(S) Ma se è vero questo che hai detto ora, che cosa ci può fare lo Stato? Anzi, più welfare produce meno responsabilità, meno responsabilità dunque meno figli. Diventa un circolo vizioso.

(O) Così è stato e così rischia di rimanere, perché abbiamo pensato che il benessere fosse supportato solo dal reddito in termini monetari. Occorre sostituire una parte del reddito monetario con servizi alle persone più deboli all’interno della famiglia e non penso solo ai bambini. Guardiamo agli anziani: finché sono in salute costituiscono un punto d’appoggio per figli e nipoti, ma la malattia o la vecchiaia li precipitano nell’indigenza: quanti hanno una pensione appena sufficiente a sostenere la retta di una casa di riposo? Se ti capita un genitore ammalato cronico mentre hai ancora dei figli a scuola o all’università, come te la cavi? Non parlo delle famiglie con un disabile a carico, non ci fosse tutto il mondo della carità e del volontariato saremmo all’anno zero, specialmente nella scuola.

(C) Mi pare di poter aggiungere questo, per concludere: la gente stima quel che vede stimato dalle autorità, sia istituzionali, sia morali: ripeto il vecchio ritornello della funzione educativa della norma: ciò che è apprezzato e promosso dalle istituzioni sarà apprezzato anche dalla società. A questo punto il circolo deve diventare virtuoso, bisogno e merito cessano di contrapporsi, anzi si motivano a vicenda. Potrei portare ad esempio l’impresa sociale che contribuisco ad amministrare: dodici dipendenti, tutte donne, alcune con figli, altre no, alcune già nonne (giovani). Sanno bene che il loro non è un lavoro normale, ma una parte della vita di una famiglia allargata: ogni giorno mi stupiscono per la capacità di capire e di sostenere le svariate condizioni umane, sociali, culturali delle famiglie dei bambini che vengono loro affidati.

Svolgono un servizio che sicuramente è una componente di welfare, concreta, persino ‘materiale’, ma il modo con cui lo svolgono riesce sempre a destare nelle famiglie un’attenzione che va oltre il rapporto economico, il do ut des. Credo sia l’esempio giusto per dimostrare l’assunto di Onirio: il welfare familiare è anche un motore sociale ed economico che rende tutta la vita più leggera, significativa e godibile. Se lo Stato adempie al suo dovere, il diritto di chi ne ha bisogno diventa un’utilità per tutti.

(O e S) Allora auguri! Tantissimi auguri a chi si sposa in un Paese senza welfare familiare adeguato. Una nuova famiglia è un grande dono, per se stessi e per il mondo!

(O) Onirio Desti (S) Sebastiano Conformi (C) Costante

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login