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Zic & Zac

ALIENI SOTT’ACQUA

MARCO ZACCHERA - 03/03/2017

Un pesce siluro

Un pesce siluro

Ci si pensa poco, ma quello che succede nel mondo – con spostamenti di popoli, drammi dell’emigrazione, guerre, rapide possibilità di spostamento – avviene, di solito sempre per l’improvvida azione dell’uomo, anche… sott’acqua.

La popolazione ittica dei nostri laghi è in pochi anni cambiata repentinamente creando infiniti problemi e, come avviene nel mondo, appare molto difficile controllare un fenomeno che sembra inarrestabile.

Se le emigrazioni infatti sulla terra ci sono sempre state, l’uomo ormai da secoli pasticcia anche in campo ambientale e se nuove piante si sono acclimatate con successo agli antipodi del globo sviluppando l’agricoltura, da un paio di secoli uova fecondate ed avannotti hanno popolato aree vergini. Cominciarono gli inglesi seminando uova di trote in giro per gli emisferi, dalla Nuova Zelanda alla Terra del Fuoco, proseguirono per esempio gli svizzeri acclimatando il coregone nel lago di Neuchatel verso il 1860. Il coregone lavarello (coregone lavaretus) si trovò molto bene in terra elvetica (prima era autoctono solo sul lago di Costanza) e fu quindi introdotto in tutti i laghi prealpini, compreso il Lago Maggiore ma non sul lago di Varese perché poco profondo.

Stando alla leggenda – perché dati certi non ce ne sono – la prima immissione avvenne a Locarno intorno al 1865 ma sembrò fallire, finché molti anni dopo (ma non si sa con certezza se per nuove emissioni o solo perché sopravvissero i nipoti degli avannotti che erano stati immessi) non si cominciò a pescare questi pesci, nuovi ed economicamente apprezzati, che divennero presto di grande aiuto alla pesca professionale.

Un altro inserimento che è risultato vincente è quello del lucioperca (sander lucioperca) chiamato anche “sandra” con carni di ottima qualità e che nel lago raggiunge taglie davvero considerevoli. Una “immigrazione” datata 1953 dopo un periodo di acclimatamento sul lago di Monate ed una presenza oggi diffusa sia sul lago di Varese che nel Comabbio e sul Verbano soprattutto nella parte meridionale del lago privilegiando questa specie le acque basse e i canneti.

Lucioperca e coregoni sono insomma pesci “nobili” e quindi ricercati (un po’ come i ricconi che lasciano il proprio paese, ma dispongono di adeguato conto in banca all’estero e quindi sono trattati con tutti i riguardi) ma vi sono invece tanti (troppi) migranti disprezzati, poveri e male accolti.

Da noi, questi “invasori” inopportuni sono considerati il siluro (silurus glanis), il gardon (rutillus rutilus), il carasso (carassius carassius) che è poi cugino stretto dei pesci rossi (carassius auratis), quelli che vi propongono se vincete ai banchi dei luna park. La storia del siluro viene da lontano, è un figlio dell’Europa dell’est oltre il Danubio ma da qualche decennio ha “conquistato” tutta la pianura padana ed è trionfalmente arrivato anche sul nostro lago. Ogni analogia con analoghe migrazioni di romeni, bulgari o nomadi di quelle aree non è certo casuale.

Il siluro è un pesce che può diventare colossale, anche oltre i 50 chili, e ha il brutto vizio di mangiare di tutto, soprattutto altri pesci. È una “leggenda metropolitana” che ogni giorno consumi quanto il suo peso (una malafama che da sempre ha perseguitato ingiustamente anche i lucci), ma anche se secondo gli ittiologi si limita al 2% di esso significa che ogni siluro di dieci chili si pappa due etti di colleghi al giorno e se le prede sono anguille o pesci persico – particolarmente da lui apprezzati – ovvero quelli che con lui condividono i fondali può essere una serie minaccia alle altre specie.

I gardon ed i carassi, invece, più che distruggere “occupano” i territori perché sembrano geneticamente più forti dei locali e – come tutte le nuove razze dominanti – tendono a saturare l’habitat degli altri ciprinidi che infatti battono in ritirata. Cavedani, scardole, savette, pighi, triotti, alborelle sono molto diminuite di numero anche per una drammatica e perdente lotta alla sopravvivenza.

Il gardon fu immesso forse accidentalmente nel Lago di Lugano, “conquistò” il Ceresio a spese delle altre specie e – tramite il fiume Tresa – arrivò trionfalmente nel Verbano dove – come si temeva – si è trovato benissimo riproducendosi alla grande.

Si è diffuso ormai (come il siluro) in tutti i laghi pedemontani creando un mutamento profondo nella popolazione ittica. Non è un pesce trascurabile ad uso alimentare, ma poco conosciuto e si sa che senza una “buona stampa” non si è alla moda è quindi il gardon è più una complicazione che una risorsa.

Tutti questi nuovi inquilini delle nostre acque hanno quindi messo in difficoltà gli autoctoni, ma la natura ha i suoi ritmi ed ogni nuova specie, spesso dopo un primo periodo di “boom”, tende naturalmente ad integrarsi e quindi ad equilibrarsi con i locali che resistono anche se spesso con una popolazione ridotta. Anche i pesci ci possono insegnare molto sulle tematiche dell’immigrazione…

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