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Cultura

L’ORGANISTA DI AZZATE

SERGIO REDAELLI - 10/03/2017

l’antico organo della chiesa parrocchiale di Azzate

l’antico organo della chiesa parrocchiale di Azzate

Il più famoso è forse Giuseppe Della Valle, il sacerdote organista e patriota risorgimentale che dal 1847 al 1851 operò a Santa Maria del Monte prima di trasferirsi a Varese dove subentrò al padre Pietro nel ruolo di clavicembalista e maestro di cappella della basilica di San Vittore. Il 26 maggio 1859 fu lui a chiamare a raccolta i varesini suonando le campane a distesa per dar man forte a Garibaldi contro gli austriaci. Componeva musica sacra e, per diletto, collaudava organi, tanto che in molte Fabbricerie del Varesotto si conservano certificati di collaudo d’organi nuovi e rifatti di sua mano (Francesca Boldrini, Terra e Gente 2011).

Ora lo storico Giancarlo Vettore, spulciando antichi documenti negli archivi di Azzate, ha trovato le tracce di un altro sacerdote-musicista legato al Sacro Monte, Giovanni Battista Abbiati (1661-1731), organista del santuario della Beata Vergine e poi della chiesa parrocchiale di Azzate. Si tratta di poche schematiche note vergate dal sindaco Francesco Martignone relative al biennio 1717/’18. Certificano l’avvenuto pagamento delle tasse dovute dal facoltoso prete per i beni posseduti ad Azzate e precisamente 18,7 pertiche di prati e aratori asciutti, 2,18 pertiche di pascoli semplici e 7,12 di terreni vitati.

Don Abbiati, settantenne, è definito “uomo della buona legge di S. Ambrogio, virtuoso nel suo ministero e ben veduto da tutti”. Il documento fu probabilmente redatto al momento della morte. Non è la prima volta che Giancarlo Vettore, assiduo cacciatore di notizie storiche, trova atti e documenti che illuminano la vita e le opere di personaggi di rilievo. In particolare ha scandagliato l’archivio della famiglia Bossi di Azzate che fu recuperato a suo tempo nella villa Bossi-Riva-Cottalorda, oggi villa Ghiringhelli, e che è depositato presso l’ingegnere Fulvio Zocchi su incarico dalla Sovrintendenza archivistica.

“Lo sto studiando da vent’anni – spiega Vettore – ed è la seconda volta che trovo documenti relativi a personaggi legati al Sacro Monte di Varese. Nel corso dei miei studi sulla famiglia Bossi mi sono imbattuto in tre personaggi di nome Gerolamo, il più antico dei quali entrò nell’Ordine dei medici il 22 marzo 1560 e dedicò a Carlo Borromeo la Genealogia della gloriosissima Casa d’Austria. Nella ex villa Bossi di Azzate oggi di proprietà dei fratelli Orsi, antiquari a Milano, è stato trovato lo stemma del papa Pio IV Medici zio di Carlo Borromeo. Ma non ho ancora trovato le prove dei legami tra i Bossi e il Vaticano”.

L’organo di Azzate fu segnalato per la prima volta nel 1610 in occasione della visita pastorale del cardinale Federico Borromeo. Nel regesto della visita del cardinale Pozzobonelli nel 1755 risulta “collocato circa a metà della chiesa, sul lato destro dall’ingresso, con un prospetto di venticinque canne in stagno disposte a cuspide, dotato di circa milletrecento canne in legno e stagno, trentasette giochi di voce, cinquantotto tasti ricoperti in ebano ed osso e una pedaliera di venti tasti pedale” (G. Moreno Vazzoler, Azzate: vicende storico-ecclesiali, 1996). In seguito l’organo è stato più volte rimaneggiato e l’attuale struttura, in una diversa posizione a sinistra dell’altar maggiore, è attribuita a Giovanni Mentasti (seconda metà dell’800).

In un locale retrostante sono collocati i mantici, alimentati da un motore elettrico. La meccanica che collega la centrale dell’organo ai vari somieri è formata da un intreccio di fili, leve e catenacci che trasmettono i movimenti. Le parti lignee, la balconata e la cassa con lesene e coronatura ad arco, sono dotate di pannelli con decorazioni dell’intagliatore Angelo Bossi su disegno di Carlo Maciachini e sarebbero stati aggiunti alla metà dell’800. Classificato dalla Sovrintendenza ai beni artistici come strumento di notevole valore storico, è tra gli organi antichi più apprezzati della provincia di Varese. L’ultimo restauro risale al 1984-1985 a cura della ditta Mascioni di Cuvio.

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