Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Politica

TIRIAMO A SORTE

MANIGLIO BOTTI - 10/03/2017

sorteggioÈ difficile poter dire qualcosa di compiuto del Pd e della sua (parziale) dissoluzione, perché gli eventi che si susseguono di giorno in giorno fanno assomigliare la vicenda di questo partito a una storia di Ken Follett. E non diciamo, per carità di patria, che invece è più simile a una farsa goldoniana. Visto che il carnevale, almeno a Varese, viene allungato anche in tempo di quaresima.

Ormai, com’è probabile, il redde rationem di maschere e mascherine avverrà solo nel momento in cui gli elettori (cioè i cittadini che lo vorranno) metteranno mano alle schede e decideranno le sorti di partiti, movimenti, gruppi, comici, nani e ballerine… (Ma i ballerini sono di più). Per intanto, così a sensazione, potremmo dire che l’inevitabile viavai (polemico e no) nel Partito democratico, altro non è che il risultato del referendum costituzionale sulla proposta di riforma dello scorso 4 dicembre, referendum perso dal segretario del Pd dell’epoca Matteo Renzi ma anche – fino a prova contraria – dal Pd stesso, partito e promotore della riforma. All’inizio compatto (e non solo il Pd), poi scombinato, poi frazionato e infine irrimediabilmente diviso.

Com’è già stato messo in evidenza da commentatori illustri e attenti – ma a questo punto qualunque cosa si dica ha sempre qualche fondamento – la sigla-acronimo Dp scelta dai fuoriusciti, speculare a Pd, significa qui Democratici e progressisti (con sorrisetto ironico del “vecchio” leader di Dp – Democrazia proletaria – Mario Capanna che parla di nemesi storica). Democratici ok, è da lì che provengono. Vien da chiedersi in quali termini verrà ora a concretarsi l’apposizione progressisti.

Perché a un certo punto, dopo tante lamentele già sentite e risentite fin da ragazzi all’asilo e all’oratorio – Tizio mi ha dato uno spintone; Caio m’ha colpito con un calcione e ha buttato lui fuori la palla; la colpa se abbiamo preso gol è tutta di Sempronio… Basta io così non ci gioco più – sarebbe il caso di ascoltare programmi certi sul presente (e già che ci siamo anche sul futuro) di chi vive, sopravvive e vota. Prima delle beghe di lorsignori.

Vale per i Pd-Dp che dir si voglia, ma anche per tutti gli altri. Sarà retorica da Uomo qualunque, evocatrice di Guglielmo Giannini (il primo “populista” stritolato dai partiti correntizi), ma al momento non si vedono schiarite. Che dire su lavoro, economia, disoccupazione giovanile, immigrazione, difesa, Europa… Si vorrebbe sapere un programmino, se garba.

Se tre mesi fa la stragrande maggioranza dei componenti del popolo italiano s’erano autoproclamati presidenti emeriti della Corte costituzionale, ognuno con la sua proposta da farsi e da attuare lipperlì, migliore e più funzionale di quella di Renzi, della signora Boschi e del Pd prima del frazionamento – si badi bene: proposte per adeguare alle necessità e per migliorare il funzionamento del Paese – ora tutto tace. Si boccheggia anche su una nuova legge elettorale, dopo anni e anni di esecrato Porcellum, senza che nessuno fiatasse. E così, tanto per cambiare, pare che il sistema elettorale migliore sia ancora, dopo più di trent’anni, quello del proporzionale, così tutti possono vincere qualcosina e poi: “Chi vüsa pussé la vacca l’è sua…”.

Il senato doppione della camera dei deputati, che tutti, ma proprio tutti dicevano che sarebbe stato meglio cambiare e modificare (anche se non nelle indicazioni della proposta governativa) tale è rimasto. Il rapporto tra Stato e Regioni, sempre più confuso (come da revisione costituzionale del Titolo V nel 2001), e che pure necessitava di modifiche e chiarimenti, è sempre quello. In compenso gli oppositori, interni e esterni hanno avuto l’opportunità di sconfiggere e allontanare Renzi e il renzismo, come se l’esecrato “regime” avesse avuto una durata ventennale o decennale, e non invece di un paio d’anni o poco meno.

Davvero, stando così le cose, per non fare danni, è meglio che il governo del succedaneo Gentiloni resti in sella fino a scadenza prevista (2018). Nel Pd ci saranno le primarie. Un altro bel terno al lotto (Renzi, Orlando, Emiliano…). Infine – come già ha detto qualcuno più o meno provocatoriamente – si dovrà andare alle urne per eleggere un nuovo parlamento con tante incognite e nessuna certezza.

Ma non si potrebbe, risparmiando tempo e denaro come si è soliti dire, procedere a sorteggio?

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login