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Opinioni

SVEGLIA ITALIA!

FELICE MAGNANI - 10/03/2017

italiaL’impressione è che il paese della cultura sia piombato in un sonno profondo, favorito da un consumismo e da una crisi che hanno dimostrato come in certi casi possa essere inutile produrre ricchezza facendo debiti. Se negli anni Sessanta la filosofia imprenditoriale delle massaie era quella di comprare solo quando c’erano soldi disponibili, si è andata via via confermando la tesi che si poteva diventare ricchi anche senza pagare subito, contraendo debiti con banche, istituti di credito e finanziarie, pagando poco alla volta e con tassi d’interesse molto elevati e cadendo spesso nelle mani di usurai di professione.

Piano piano quella che poteva sembrare una conveniente strategia di carattere familiare si è trasformata in un boomerang che ha scoperchiato tutto. È successo che una crisi di dimensioni nazionali, europee e mondiali abbia sconvolto aziende, famiglie, mondo del lavoro, banche, nel giro di breve tempo quello che poteva sembrare il trionfo di una nuova rivoluzione industriale si è trasformato in un naufragio dalle proporzioni drammatiche.

Disoccupazione giovanile, esodati, voucher, corruzione, debito pubblico, delocalizzazione, immigrazione scriteriata, crisi politiche e diatribe interne hanno gettato le basi per una regressione di cui continuiamo a pagare le spese, ma nonostante tutto c’è ancora chi prosegue sulla stessa strada, dimenticandosi che il popolo è sì buono e generoso, ma anche molto attento a distinguere chi si occupa di politica sul serio rispetto a chi si preoccupa soltanto dei propri privilegi e della propria poltrona. La politica ha un estremo bisogno di persone perbene, competenti, oneste, che sappiano mettersi al servizio della comunità, ma ha anche bisogno di strategie, di metodi, di idee e forse anche di ideologie che sappiano offrire risposte adeguate a un mondo che cambia rapidamente, ma che non è stato previdente, non ha saputo capire in anticipo quello che sarebbe successo.

Il politico deve saper prevedere per provvedere, deve avere il piglio visionario dello statista, dell’uomo che va oltre il particolare,che sa interpretare la realtà cogliendone gli umori, i sapori, gli aromi e tutto quello che è necessario per orientare positivamente la vita delle persone. Senza una buona base filosofica, pedagogica e sociologica, senza quella psicologia spicciola che serve a intuire da che parte spira il vento diventa difficile intraprendere la via giusta. Buttarsi tra le braccia di un leader diventa oltremodo pericoloso, perché i leader hanno sempre due facce, una per sé e una per il partito di provenienza e anche quando sembra che vivano in funzione del pubblico benessere bisogna fare molta attenzione, bisogna controllare e valutare, perché la tendenza del leader è quella di imporre il proprio punto di vista, di puntare decisamente sulla forza del partito piuttosto che sul benessere popolare.

Il paese ha un grande bisogno di politica, ma di quella buona, quella che si occupa della vita quotidiana, che dà delle risposte, che dimostra sul campo il valore reale della Costituzione. Chi ambisce oggi a gestire il potere lo deve fare partendo da se stesso, dimostrando alla gente che la svolta inizia dal vertice, da chi deve dare l’esempio. Il popolo segue nella misura in cui vede che i “capi” si adoperano per dare un contributo di onestà e di collaborazione. I tempi stringono, la crisi avanza, i problemi diventano sempre più difficili da risolvere e gli effetti negativi della povertà creano uno stato di insicurezza in cui diventa obiettivamente difficile andare per strada senza la paura di essere messi sotto dal “drogato” di turno.

Le difficoltà non dipendono solo dai migranti e dai loro comportamenti, ma dipendono soprattutto da un lassismo che sta inondando e sommergendo le ultime resistenze di buon senso e che coinvolge soprattutto casa nostra e la gente che la abita.

Chi avesse voglia di aprire gli occhi e le orecchie vedrebbe e sentirebbe cose dell’altro mondo, non solo nelle grandi città, ma anche nei piccoli borghi additati come luoghi di pace e di rispetto. Il problema è che è diventato molto più comodo mettere la testa sotto l’ala e far finta di non vedere, ascoltare, capire, è più facile diventare omertosi sperando che la maleducazione e la delinquenza passino con il primo temporale d’agosto.

Forse è arrivato il tempo di risposte brevi ma incisive, di rimettere la realtà sotto i riflettori per analizzarla meglio e per trovare le soluzioni adatte, senza aspettare che la nave affondi. Per la politica c’è molta carne sul fuoco, ma deve fare in fretta prima che il fuoco si divori tutto, lasciando dietro di sé solo terra bruciata.

 

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