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Cara Varese

GARIBALDINO DELLA COMUNICAZIONE

PIERFAUSTO VEDANI - 17/03/2017

 

Quando viene assegnato un premio intitolato a una persona che  nell’ambito della comunità per  sensibilità sociale, umanità e cultura è stata rimarchevole esempio, automaticamente anche il premiato entra nella  nostra storia collettiva come   un riferimento affidabile, destinato a essere richiamato in più occasioni all’attenzione di tutti  e a rimanere nella memoria cittadina.

Quest’anno alla sua seconda edizione il premio istituito da “Varese per l’Italia  26 maggio 1859” d’ intesa con gli eredi  di Giovanni  Valcavi è stato consegnato a padre Gianni Terruzzi, amatissimo frate francescano, silenzioso e  determinato  combattente  della comunicazione, della promozione culturale e dell’assistenza sociale.

Se la missione sociale è istituzionale per gli eredi di San Francesco e la promozione culturale li ha spesso visti  e li vede attenti protagonisti addirittura anche in prima persona, la comunicazione e l’informazione sono pane quotidiano spezzato con serietà e umiltà dai frati come  giornalisti della fede.

Chi ha vissuto i venti e più anni della tv in bianco e nero non può non ricordare l’amico di tutti, il più grande comunicatore che la nostra televisione abbia mai avuto, Padre Mariano,  strepitoso frate cappuccino,vero leader dell’amore per il prossimo  che pure i papi ascoltavano volentieri.

Padre  Gianni è uno di noi giornalisti, non lo faranno beato, non inchioda davanti al televisore milioni di persone, ma i risultati della sua azione nella collettività varesina – oggi gli valgono il premio dei nostri garibaldini e degli eredi  Valcavi – ci rassicurano sulla sua personalità di combattente  della buona battaglia, di  frate e sacerdote  da sbarco sulle scogliere terribili della comunicazione Anni 2000.

Padre Gianni infatti  ha avuto felici intuizioni: già parecchio tempo fa  ha guardato all’etere per un percorso nella realtà sociale della periferia di  una missione  umile, semplice, ben lontana e diversa da  quelle nazionali delle  quali  da tempo opportunamente si serve la  Chiesa.

Niente di più, all’inizio, di un porta a porta peraltro affascinante e attrattivo, di grande semplicità culturale e popolare nella presentazione, ma efficace, grazie  ai suoi valori, nella formazione delle persone. Anche di quelle che si credevano, e quasi se ne vantavano, di far parte della categoria dei lontani.

Il   grande cammino di Padre Gianni nella comunicazione cominciò con un altoparlante appeso ai muri delle chiese anche le più dimenticate  o ad alberi  e pali nei pressi del tempio dall’interno del quale  veniva ricordata la reale libertà del mondo cristiano e si tendeva la mano pure  a chi ancora non lo conosceva.

Il tempo e il mercato hanno dato la giusta dimensione al bollente fenomeno delle  “radio libere”, protagoniste di una vera rivoluzione dell’informazione e della comunicazione.

Oggi di quell’epoca restano poche ma ancora utili e vivaci testimonianze. E  c’è ancora e lotta ed è una presenza vivace e importante Radio Missione Francescana che, sorta successivamente, padre Gianni ha salvato dall’oppressione  di un capitalismo radiofonico che si è avvalso pure di sentenze singolarmente sfavorevoli a chi credeva nella giustizia degli uomini.

Ma nella trincea  della lotta per la vita ci sono sempre portatori di ideali che nessuno può cancellare: padre Gianni infatti con una preveggenza formidabile ha affiancato alla comunicazione e all’informazione radiofoniche una compagna di viaggio che si chiama RMFonline, fenomeno del web che ha richiamato l’attenzione dei varesini per due sue caratteristiche culturali e sociali: il rispetto verso se stessi e quindi verso tutti e l’amore per la libertà che ha confini precisi, quelli dove cominciano i diritti degli altri.

RMFonline.it non dà la caccia alle notizie, ma le fa  rivisitare e commentare da  esperti veri. RMFonline.it  come punto di incontro e di analisi concepito come servizio alla comunità, come vero strumento di crescita, lontanissimo dal rissoso guazzabuglio di ignoranza, arroganza, viltà dell’anonimato che  inquina l’odierno  e comunque   affascinante pianeta del web.

Due allora i grandi obiettivi raggiunti da padre Gianni:  una  presenza cattolica  di profilo, moderna,nel mondo della comunicazione, e il recupero di una cultura del rispetto che l’ambiente della stampa costretto a convivere con la depressione che  sta tormentando  la nostra società.

Ringraziando padre Gianni per quanto ha fatto per Varese desidero ricordare due suoi collaboratori, Alma Pizzi e Carlo Chiodi, che per un tratto di strada l’hanno accompagnato nel bel viaggio di  Radio Missione e mi sono stati pure preziosi amici.

Un abbraccio e i complimenti a padre Gianni per il premio che mi ricorda un altro grande personaggio, Giovanni Valcavi. Lo conobbi bene in occasione di incontri tra il gruppo di varesini  che all’inizio degli anni 70 si trovava a sant’Ambrogio, a Villa Taborelli, per concertare la nascita dell’Università. Valcavi, Taborelli, Fornari, Lodi discutevano giocando a bocce. Il mio direttore Lodi mi  reclutava per sostituire i giocatori che si stancavano. Un ruolo di gregario che mi divertiva e mi legava al segreto professionale.

Valcavi generosissimo in tutte le sue azioni di uomo pubblico e privato, quando tentava di bocciare il pallino  faceva  delle  impressionanti “svirgolate”. Un giorno dopo avermi visto prendere le distanze dal campo di gioco  e dalla… sua boccia in arrivo, dopo il  tiro fallito si avvicinò e ridacchiando mi disse:  “Solo qui posso sbagliare”.

E infatti  per ll nostro settore bancario, per l’Università e per l’ospedale di Circolo egli colse solo traguardi eccellenti.  Purtroppo per Varese sarebbero stati gli ultimi.

 ***

A consegnare a padre Gianni il premio Valcavi, nell’affollatissimo Salone Estense, sono stati la signora Bassani Valcavi, il prefetto Zanzi e il sindaco Galimberti. Tra le numerose autorità politiche, civili e religiose, il vescovo Agnesi, il prevosto Panighetti, fra Grigis superiore dei Cappuccini di viale Borri, il questore Pepé, il presidente della Provincia Vincenzi, il consigliere regionale Marsico, i comandanti di Carabinieri e Guardia di Finanza. Presente al completo l’associazione “Varese per l’Italia 1859” presieduta da Luigi Barion. La premiazione è stata preceduta dagli interventi di Margherita Giromini e Enzo Laforgia per celebrare la ricorrenza dell’unità d’Italia. Hanno ricevuto in dono la bandiera tricolore gli allievi di alcune scuole cittadine. L’Orchestra giovanile studentesca diretta dalla professoressa De Giorgi ha accompagnato l’evento, raccogliendo applausi a scena aperta.

Queste le parole di padre Gianni, a ringraziamento dell’assegnazione del premio:

Ringrazio vivamente tutti coloro che hanno pensato di conferirmi questo premio.

Sono contento di riceverlo soprattutto per i miei collaboratori, amici, benefattori che in questi lunghi anni mi hanno sostenuto e hanno creduto al valore della comunicazione e al tipo particolare del servizio comunicativo svolto da RMF.

Nella mia vita e attività pastorale mi è sempre stato richiesto un impegno nell’ambito della evangelizzazione. Dapprima in una forma tradizionale e in seguito, dal 1985, utilizzando anche lo strumento radiofonico. La prima radio nasceva itinerante, montata su di una roulotte e successivamente su di un camper, con i quali girovagavo nelle parrocchie della Lombardia.

Ho incontrato personalmente l’avv. Giovanni Valcavi in qualche sporadica occasione. Ho avuto l’impressione di ritrovarmi di fronte ad un uomo che poneva domande ed era in ricerca, mai completamente appagato dalle risposte che tentavi di formulare.

“La fede è un intreccio di luce e di tenebra: possiede abbastanza splendore per ammettere, abbastanza oscurità per rifiutare, abbastanza ragioni per obiettare, abbastanza luce per sopportare il buio che c’è in essa, abbastanza speranze per contrastare la disperazione, abbastanza amore per tollerare la sua solitudine e le sue mortificazioni. Se non avete che luce, vi limitate all’evidenza; se non avete che oscurità, siete immersi nell’ignoto. Solo la fede fa avanzare”. Louis Evely (1910 – 1985)

Papa Francesco, il 9 febbraio 2017, nel Discorso alla Comunità della “Civiltà Cattolica”, così si esprimeva: “ Vi ritrovo tutti insieme volentieri in occasione della pubblicazione del fascicolo numero 4000 della Civiltà Cattolica. È un traguardo davvero unico: la rivista ha compiuto un viaggio nel tempo di 167 anni e prosegue con coraggio la sua navigazione in mare aperto.

Ecco: restate in mare aperto! Il cattolico non deve aver paura del mare aperto, non deve cercare il riparo di porti sicuri. Soprattutto voi, come gesuiti, evitate di aggrapparvi a certezze e sicurezze. Il Signore ci chiama a uscire in missione, ad andare al largo e non ad andare in pensione a custodire certezze. Andando al largo si incontrano tempeste e ci può essere vento contrario. E tuttavia il santo viaggio si fa sempre in compagnia di Gesù che dice ai suoi: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!» (Mt 14,27)”.

La fede, quindi, esige di porsi sempre in cammino, di navigare in mare aperto. Ed è per questo che coltivo ancora un sogno: trasformare RMF in un Centro della Comunicazione. Ormai audio, video, scrittura passano attraverso la rete. Con l’avvento dei social e di internet a banda larga, la comunicazione diventerà sempre più multimediale e sinergica.

Intenderei allestire, ed è già in fase di attuazione, un Centro con un ufficio stampa integrato e unificatore di vari uffici stampa, di enti ed associazioni; un laboratorio, una piattaforma informativa e formativa per comunicare (nei modi e con gli strumenti variegati) la cultura, la storia, la fede e la vita delle persone che vivono sul territorio.

Ma quali devono essere le modalità utilizzate in questo eventuale Centro d. C.? Di luoghi, centri e riferimenti comunicativi oggi ve ne sono molti.

Mi lascio ancora guidare da alcune riflessione e indicazioni espresse da Papa Francesco, il 24 gennaio 2017, nel Messaggio per la giornata delle Comunicazioni Sociali. In questa occasione così scriveva:

L’accesso ai mezzi di comunicazione, grazie allo sviluppo tecnologico, è tale che moltissimi soggetti hanno la possibilità di condividere istantaneamente le notizie e diffonderle in modo capillare. Queste notizie possono essere belle o brutte, vere o false. Già i nostri antichi padri nella fede parlavano della mente umana come di una macina da mulino che, mossa dall’acqua, non può essere fermata. Chi è incaricato del mulino, però, ha la possibilità di decidere se macinarvi grano o zizzania. La mente dell’uomo è sempre in azione e non può cessare di “macinare” ciò che riceve, ma sta a noi decidere quale materiale fornire (cfr Cassiano il Romano,Lettera a Leonzio Igumeno).

Vorrei che questo messaggio potesse raggiungere e incoraggiare tutti coloro che, sia nell’ambito professionale sia nelle relazioni personali, ogni giorno “macinano” tante informazioni per offrire un pane fragrante e buono a coloro che si alimentano dei frutti della loro comunicazione. Vorrei esortare tutti ad una comunicazione costruttiva che, nel rifiutare i pregiudizi verso l’altro, favorisca una cultura dell’incontro, grazie alla quale (e) si possa imparare a guardare la realtà con consapevole fiducia…….

Vorrei dunque offrire un contributo alla ricerca di uno stile comunicativo aperto e creativo, che non sia mai disposto a concedere al male un ruolo da protagonista, ma cerchi di mettere in luce le possibili soluzioni, ispirando un approccio propositivo e responsabile nelle persone a cui si comunica la notizia. Vorrei invitare tutti a offrire agli uomini e alle donne del nostro tempo narrazioni contrassegnate dalla logica della “buona notizia”.

Raccogliendo queste parole di Papa Francesco e lasciandomi da esse guidare mi accingo a procedere e continuare il mio impegno nell’ambito comunicativo, progettando e realizzando questo Centro della Comunicazione, con l’intento di dare concretezza alle parole del Papa.

Naturalmente, come è successo nel passato, non posso presumere di rimanere solo in questo impegno. Perciò chiedo a tutti voi di aiutarmi a realizzarlo.

Il Signore mi ha condotto sin qui e Lo ringrazio. Con Lui proseguirò il cammino.

Ancora grazie.

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