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Spettacoli

RIVINCITA DI LA LA LAND

BARBARA MAJORINO - 17/03/2017

la-la-landLa scena l’avete vista tutti la notte degli Oscar, che contrariamente a quanto si crede, per i telespettatori americani è diventato negli anni un rito un po’ stracco. Warren Beatty in diretta che annuncia la vittoria di “La La Land”, poi l’imbarazzata correzione, sempre in diretta. E l’Academy Award per il miglior film, come è noto, è andato a “Moonlight”, che con la sua storia dell’afroamericano gay è più “politically correct”. Qualcuno è arrivato perfino a dichiararlo come la statuetta lanciata contro Trump e il trumpismo.

Al musical del giovane Damien Chazelle vanno invece sei Oscar. “La La Land” vince l’Oscar come migliore regia, facendo entrare Chazelle nel guinness dei primati: con i suoi 32 anni è il più giovane regista a vedersi assegnato questo premio. Migliore attrice, a una commossa Emma Stone. Miglior fotografia, miglior sceneggiatura, miglior colonna sonora, miglior canzone originale.

L’errore dello scambio delle buste durante la Notte degli Oscar ha generato infiniti commenti ironici, parodie, polemiche, dietrologie e perfino inchieste sulla questione.  La La Land, titolo che gioca sulla sigla LA (Los Angeles, ma anche il Paese delle cose impossibili), è un sorprendente musical moderno che racconta un’intensa e burrascosa storia d’amore tra una giovane aspirante attrice e un musicista jazz che si sono appena trasferiti a Los Angeles in cerca di fortuna. Mia (Emma Stone) è un’aspirante attrice che, tra un provino e l’altro, si mantiene servendo cappuccini al bar alle star del cinema. Sebastian (Ryan Gosling), è un musicista jazz che sbarca il lunario suonando nei piano bar. Dopo alcuni incontri e scontri casuali, fra Mia e Sebastian esplode una grande passione nutrita dalla condivisione di aspirazioni comuni, da sogni intrecciati e da una complicità fatta di incoraggiamento e sostegno reciproco. Ma quando iniziano ad arrivare i primi successi,  i due si dovranno confrontare con delle scelte che metteranno in discussione il loro rapporto. La minaccia più grande sarà rappresentata proprio dai sogni che condividono e dalle loro ambizioni professionali che li uniscono all’inizio, ma li separano alla fine.

E alla fine, ciascuno realizzerà il proprio sogno, ma i due saranno stelle binarie: destinate a splendere separatamente e in ambiti distinti.

Il regista e sceneggiatore rivelazione Damien Chazelle ha scritto e diretto un film che è una lettera d’amore alla magia della vecchia Hollywood raccontata da un punto di vista giovane, fresco e contemporaneo. Stupisce vedere già la perizia di un giovane regista, nella sua capacità di assemblare pezzi della storia di Hollywood e dei classici del musical in modo creativo. E le  citazioni e i dotti rimandi cinéphiles, scorrono con magica fluidità. Con ciò non bisogna affatto credere che Chazelle si limiti a realizzare un film nostalgico o meramente citazionista, perché in realtà sa come andare ben oltre i parametri del classico e lo dichiara sin dallo straordinario piano sequenza iniziale (la scena dell’ingorgo automobilistico sul ponte dove tutti danzano e saltano).

Ryan Gosling ed Emma Stone alla loro terza collaborazione, sono belli, simpatici, affiatati, teneramente goffi nella danza e nel canto. Forse perché per girare un musical, oggi, hai bisogno di vere star professioniste, o forse perché Damien Chazelle sapeva che era proprio di quella goffaggine giovanile e finto-dilettantesca che aveva bisogno per raccontare la sua storia e renderla credibile.

Toh, chi si rivede! dirà qualche sospettoso: il musical, un genere considerato “disimpegnato” e tuttavia fortemente “impegnativo” e costoso: coreografie, costumi, danze, canti, canzoni. L’attento spettatore un po’ cinefilo riconoscerà le scarpe di Gene Kelly in Ryan Gosling, qualcosa di “Un americano a Parigi” sul ballo lungo Senna. Emma Stone coi palloncini colorati in mano sotto l’Arc de Triomphe come Audrey Hepburn in “Funny Face” (Cenerentola a Parigi), il Planetario di “Gioventù Bruciata” di Nicholas Ray, gli ombrelli coloratissimi di Jacques Démy in “Les Parapluies de Cherbourg”, e via coi riferimenti.

I due innamorati levitano, ascendono e volano tra le stelle come esili figurine di Chagall mentre si ascolta la bellissima canzone dedicata a Los Angeles “The City of Stars”. Una storia d’amore, di sogni e delusioni, di follie e di crescita; una storia che, come quei vertiginosi zoom all’indietro che arrivano fino allo spazio, ambisce raccontare due giovani personaggi, una città, la musica, il cinema, l’arte, l’immaginario. Dove non manca anche un pizzico nostalgia, ma sarebbe riduttivo definirlo un film nostalgico.

In questo film rifà capolino il Sogno Americano che la lunga crisi economica sembrava avere frantumato. E forse è proprio l’American Dream a lungo vagheggiato, accarezzato e inseguito dai due protagonisti, il vero filo conduttore.

Fu vera gaffe quella della notte degli Oscar? Mah… curiosamente è una gaffe che ha favorito il botteghino degli incassi a favore del film di Chazelle.

And the winner is… Come al solito al pubblico l’ardua sentenza.

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