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Il Mohicano

PIAZZA AD ALTO VOLUME

ROCCO CORDI' - 07/04/2017

casermaNonostante il parere della Soprintendenza, sostanzialmente contrario alla modifica edilizia della ex-caserma, (vedi Caserma, danno e beffa.) l’Amministrazione Fontana non demorde. Il coro è unanime: quel progetto s’ha da fare! Ma tra il dire e il fare, come abbiamo potuto verificare anche nelle puntate precedenti, c’è di mezzo anche molto più del mare.

Dal progetto del 2010 passeranno ancora tre anni, con in mezzo le elezioni comunali del 2011, prima che una nuova idea sulla destinazione dell’area prenda corpo.

Si giunge così al dicembre 2013, data in cui il Consiglio comunale adotta il PGT (Piano di Governo del Territorio). Nel nuovo strumento urbanistico tra le tante AT previste (Aree di trasformazione) viene collocata anche quella che comprende Caserma, Piazza Repubblica, Teatro-tenda, Collegio S. Ambrogio. È la cosiddetta AT numero 6 in cui viene delineato un piano di trasformazione tanto ambizioso, quanto (volumetricamente) devastante.

La previsione è di realizzare 150.000 metri cubi circa contro i 110.000 esistenti. Una “aggiunta” di volume che sfiora il 40per cento. Ma ecco i passi salienti in cui si riassumono le nuove intenzioni: “…la riqualificazione di Piazza Repubblica e la realizzazione del nuovo Teatro di Varese all’interno dell’area ex-caserma Garibaldi, con parziale demolizione dell’edificio esistente”….. “Il progetto dovrà prevedere l’insediamento di attività economiche sinergiche e non antagoniste (sic!) a quelle già presenti nel contesto, con l’obiettivo di rivitalizzare la piazza e il contesto stesso, anche attraverso l’implementazione dei servizi socioeconomici e le attività di prossimità”.

Ancora una volta le indicazioni definite dal Consiglio Comunale nel 2007 vengono interpretate a senso unico, con l’aggravante di sorvolare, di fatto ignorandole, le prescrizioni e i vincoli ripetutamente richiamati dalla Soprintendenza.

Da sottolineare inoltre che nella “scheda” del PGT la trasformazione dell’area dell’ex- Collegio S. Ambrogio viene – pudicamente – solo accennata. Solo più avanti, alla presentazione del Masterplan di Piazza repubblica, si conoscerà il retro-pensiero che consiste nell’abbattimento del complesso edilizio finalizzato alla realizzazione di un intervento residenziale/terziario mastodontico. Di questo però parleremo più avanti.

Prima vorrei richiamare l’attenzione su altri due aspetti importanti: 1) il trascorrere degli anni; 2) il dibattito sulle scelte appena varate dal PGT.

Eh sì, perché il tempo passa, inesorabilmente. Basti pensare che solo tra la decisione di acquistare la caserma e l’adozione del PGT si sono consumati ben sette anni. A questi vanno aggiunti gli altri sette trascorsi da quando, nel 2000, i Vigili del fuoco, dopo aver segnalato la presenza di gravi lesioni, sollecitavano interventi strutturali di fatto mai realizzati. Se un lasso di tempo così lungo può anche non produrre effetti visibili sugli amministratori, non altrettanto può dirsi per la nostra povera Caserma. E infatti all’inizio del 2014, seppur tardivamente, scatta l’allarme crollo: temendo un possibile cedimento della parte della Caserma che si affaccia sulla piazza, viene emessa la famosa ordinanza di chiusura totale di Via Spinelli. La strada verrà poi riaperta a fine anno, poco prima di Natale.

Oltre all’allarme crollo scatta pure, con sincronismo perfetto, un dibattito pirotecnico sulla “demolizione” della caserma. Improvvisamente una ipotesi forse covata a lungo, ma mai espressa in modo così esplicito, diventa il leit-motiv di un dibattito che per alcuni mesi vedrà impegnati architetti di fama, ordini professionali, esponenti politici, uomini della strada.

Scorrendo la rassegna stampa dalla metà di gennaio 2014 in avanti ci si può fare un’idea del volume di fuoco che si abbatte sulla ex-caserma, magari con in testa altri volumi possibili.

L’ipotesi però non può che restare tale o, come direbbe Croce, una pura idea “appesa come i caciocavalli”, perché esistono vincoli e norme di legge che non possono essere aggirate a piacimento. Fatto sta che, oltre al peggioramento progressivo della struttura, nulla succede nei mesi successivi. Anzi dopo qualche mese tutta questo argomentare viene sepolto dalla nuova soluzione prospettata nel Masterplan che sarà oggetto della prossima puntata.

Una breve postilla personale. Nel 2011, dopo la mia elezione a consigliere comunale, ho esercitato la facoltà di accesso agli atti per capire meglio cosa era realmente accaduto nel tempo su una vicenda apparsa subito complessa e tormentata. Quanto descritto, anche negli articoli precedenti, si basa essenzialmente su documenti d’archivio. I fatti successivi sono stati invece vissuti da me direttamente e perciò valutati e commentati a suo tempo con atti e prese di posizione pubbliche. Tra tutte mi preme qui richiamare, per la sua rilevanza, la richiesta di una commissione d’inchiesta per fare piena luce sull’intera vicenda. La mia Mozione, presentata nel marzo del 2014, venne discussa dal Consiglio Comunale il successivo 19 maggio. Proposta bocciata con 15 voti contrari e 9 favorevoli, non contestandone le motivazioni, ma semplicemente perché giudicata, il che è tutto dire, “strumentale”.

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