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Parole

GLI SCRITTORI, LA RESISTENZA

MARGHERITA GIROMINI - 21/04/2017

invito-carlo-meazzaUna riflessione su come gli scrittori hanno visto la Resistenza e come l’hanno raccontata, ce la propone la mostra dal titolo Paesaggi della Resistenza nei romanzi di Calvino, Fenoglio, Meneghello”, che si apre a Villa Mirabello in questi giorni.

Un’occasione per affrontare un tema molto esplorato dai critici ma ancora poco conosciuto a livello di divulgazione. A differenza del cinema che si è speso in un massiccio impegno per portare tra la gente comune il popolo innamorato del grande schermo, felice di poter assistere finalmente a film “veri” dopo il lungo periodo delle pellicole “ammaestrate” dal regime. Il lungo elenco di film resistenziali comincia con “Giorni di gloria” (1945) di Visconti per giungere all’ultimo, in ordine di tempo, di Daniele Gaglianone, il film “I nostri anni”, del 2003.

Subito dopo la Liberazione, che giunge dopo un ventennio di libertà soppresse, di diritti negati e di violenze, e dopo anni di guerre nefaste e di lotte fratricide, i quotidiani ospitano poesie celebrative dell’insurrezione e della lotta partigiana. La qualità dei versi è spesso modesta ad eccezione di pochi limpidi e intensi testi come Alle fronde dei salici di Quasimodo e Ai martiri di piazzale Loreto di Alfonso Gatto.

Ma è nella produzione in prosa che la Resistenza trova la sua più efficace rappresentazione letteraria, con un numero davvero impressionante di libri usciti subito dopo il 25 aprile e pubblicati a ritmi serrati fino alla metà degli anni Sessanta.

Nel 1944 Elio Vittorini, in fuga dalla polizia nazifascista, si rifugia nella villa signorile della famiglia Varisco, al Sacro Monte di Varese. Qui scrive “Uomini e no”, il libro che vede la luce nel giugno del 1945, e che dedica allo slancio generoso dei partigiani impegnati nella lotta clandestina a Milano.

Dalle pagine della rivista il “Politecnico”, Vittorini lancia un invito a raccontare la guerra appena conclusa. Rispondono in tanti, tantissimi.

Si parla di disgelo, una riuscita metafora di quanto era successo. La grande messe di libri, racconti e romanzi sulla Resistenza appare nel panorama letterario come il frutto di un disgelo primaverile, come se “ …al primo tepore della primavera risuonassero finalmente libere e udibili le parole che il gelo invernale aveva rappreso”.

Il nostro paese assiste al fenomeno letterario di due nutrite schiere di scrittori: gli scrittori partigiani e i partigiani scrittori. Da una parte ci sono gli scrittori che a guerra finita si dedicano a narrare la liberazione, vissuta direttamente o indirettamente, come Pavese e Vittorini; dall’altra partigiani che hanno lottato e patito, e ora scelgono la via della letteratura per raccontare la straordinaria esperienza di quegli anni. Così Calvino, Meneghello, Rigoni Stern, Carlo Levi, Primo Levi.

Calvino disvela il sorgere di una nitida consapevolezza politica nell’epoca triste della dittatura e della guerra e scrive per restituire voce e volto agli uomini, intellettuali, contadini, operai, semplici cittadini che avevano risposto alla chiamata contro l’oppressore aderendo al variegato movimento resistenziale.

Nel brano musicale “Oltre il ponte”del 1958, fatto proprio da Moni Ovadia e dai Modena City Ramblers, Calvino dice chiaramente e semplicemente che cosa spinse tanti giovani a operare una scelta di libertà. Scrive nella canzone “Avevamo vent’anni oltre il ponte”:

Oltre il ponte che è in mano nemica
Vedevamo l’altra riva
Tutto il bene del mondo oltre il ponte
Tutto il male avevamo di fronte
Tutto il bene avevamo nel cuore
A vent’anni la vita è oltre il ponte
Oltre il fuoco comincia l’amore”

Furono la riconquistata libertà e l’ebbrezza per la nascente democrazia l’humus culturale dentro cui nacquero parole come queste, e come quelle di tanti altri.

Fenoglio riuscì nell’intento di rappresentare la Resistenza riducendone i toni celebrativi. Si impose anche di non nasconderne le ombre. Le sue pagine appaiono oggi, ai nostri occhi di lettori del terzo millennio, appassionate e autentiche, così come le accolse nel 1963 Calvino, all’uscita del romanzo “Una questione privata”, quando ebbe a dire che quello era il libro sulla Resistenza “che tutti avevamo sognato”. Nel romanzo si rappresenta l’eccezionalità di un periodo che non poteva vantare eroi del calibro di Garibaldi o di Mazzini, e nemmeno di un de Gaulle o di un Tito, ma solo “grandi eroi con l’iniziale minuscola”.

La mostra, corredata delle foto di Carlo Meazza, ci accompagnerà lungo questo itinerario sicuramente istruttivo e affascinante.

***

La mostra si inaugura sabato 22 aprile alle 11 ai Musei civici. Progetto e fotografie di Carlo Meazza. Testi di Enzo Basora, Franco Giannantoni, Enzo R. Laforgia. Parteciperanno l’attrice Betty Colombo, che leggerà alcune pagine tratte dai romanzi di Calvino, Fenoglio e Meneghello. La mostra resterà aperta sino al 21 maggio.

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