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Attualità

IL MICHELACCIO, UN DIRETTORE

CESARE CHIERICATI - 27/04/2017

Nuccio Madera e Attilio Nicora, discretamente stanchi, il 23 aprile 1960 sul Monte Lema

Nuccio Madera e Attilio Nicora, discretamente stanchi, il 23 aprile 1960 sul Monte Lema

Don Attilio Nicora – così preferiva essere chiamato – fu creato Cardinale da papa Giovanni Paolo II il 21 ottobre 2003. Andai a Roma con una delegazione di amici varesini ad assistere alla suggestiva cerimonia. Fu molto contento della nostra visita. Qualche settimana dopo, la Parrocchia di San Vittore organizzò in suo onore una grande festa con Messa solenne in Basilica e pranzo all’Oratorio Veratti.

Dopo la funzione, con meraviglia di molti si presentò in clergyman nero ravvivato da un semplice bottone color porpora sul risvolto della giacca. Forte della confidenza maturata negli anni giovanili gli dissi: “Ma Attilio hai già smesso l’abito cardinalizio…”. Con il suo sorriso sempre lievemente ironico rispose: “Cesare, tu non hai idea di quanto costa mandare in tintoria gli abiti cardinalizi, potrei macchiarli, meglio evitare…”. La battuta rivelava due tratti caratteristici della sua personalità: senso pratico e grande modestia, qualità innate che non vennero mai meno nel suo lungo e importantissimo percorso dentro la Chiesa.

Tratti caratteriali che si erano manifestati da subito negli anni giovani della sua vita quando si divideva fra l’Oratorio di San Vittore, la nascente Gioventù Studentesca inventata a Milano nel 1954 da Don Luigi Giussani, di cui Nicora colse gli importanti elementi di novità educativa, e il giornale studentesco Michelaccio di cui fu cofondatore con Camillo Massimo Fiori e Marco D’Elia, poi direttore responsabile. Anni intensissimi perché Attilio fu il perno del rinnovamento del cattolicesimo giovanile varesino.

Nonostante gli impegni extrascolastici emergeva negli studi, prima al Liceo classico Cairoli dove strinse un’amicizia lunga una vita con Giovanni Giudici oggi Vescovo emerito di Pavia; poi alla Facoltà di Giurisprudenza della Cattolica di Milano dove si laureò a pieni voti con una tesi in diritto del lavoro. Studiava e leggeva moltissimo. Molto attento ai grandi fermenti di rinnovamento che si stavano manifestando dentro la Chiesa, collaborava strettamente con Don Sandro Dell’Era indimenticato assistente di Gioventù Studentesca. Per far fronte ai tanti impegni si spostava, indifferente alle condizioni climatiche, con l’inseparabile “galletto” Guzzi color beige.

Nelle giornate di studio a Villa Cagnola e sul Lago di Como, come del resto nelle riunioni di routine, dava sempre un contributo determinante di equilibrio unito a un’ampiezza e a una profondità di analisi fuori dal comune. Avvertivi stando con lui una sorta di superiorità annunciata e per nulla esibita che era nell’ordine naturale delle cose.

Per tutto il primo anno di Seminario, dove entrò subito dopo la laurea, continuò a firmare il Michelaccio che altri – Robi Ronza, Nuccio Madera, chi scrive – mandavano avanti insieme con gli amici delle altre città dell’alta Lombardia: Gallarate, Busto Arsizio, Como, Sondrio e Lecco dove al vertice della redazione c’era Angelo Scola, attuale Cardinale di Milano. Teneva moltissimo al Michelaccio e anche dal Seminario non faceva mancare osservazioni e suggerimenti puntuali e discreti. Tra l’altro raccomandava di curare sempre al meglio la raccolta pubblicitaria che, con le vendite (2.500 copie in media al mese), garantiva l’indipendenza della testata studentesca. Nel gennaio del ’61 lasciò la responsabilità giuridica del giornale che passò a Nuccio Madera scomparso nel 2002. Grandi amici, erano però diversissimi sia fisicamente sia dal profilo caratteriale. Altissimo Attilio, piccolo e minuto Nuccio; sistematico e rigoroso uomo di legge Attilio, fantasioso e creativo Nuccio, cultore di cinema e di letteratura americana. Nuccio lo salutò così: “Sei stato un fondatore del Michelaccio. Tu hai aperto, sostenuto e realizzato la collaborazione fra le redazioni. Tu hai chiamato molti a lavorare con te, non perché fossero “bravi”, ma perché avrebbero dovuto impegnarsi col giornale e con sé stessi. Ed eccoli quelli che tu hai chiamato. Sono nelle parole del giornale, dal titolo all’ultima reclàme, e nelle innumerevoli riunioni di redazione, e nei congressi nazionali. Forse non sono i più intelligenti che la nazione abbia prodotto, ma certo sono tra i più impegnati con la lealtà e la verità…”.

Il loro fu un sodalizio molto positivo sia per il giornale sia per Gioventù Studentesca che crebbe velocemente in quei primissimi anni sessanta. Riflessivo, rigoroso e studioso, Attilio però era tutt’altro che un “secchione”. Amava la compagnia degli amici (giocava discretamente a bocce) e le escursioni in montagna. Nel luglio del ’63 GS fissò le vacanze estive in Val Biandino, ci raggiunse dopo qualche giorno. Promosse un’ impegnativa gita al Pizzo dei Tre Signori con partenza all’alba e ritorno nel pomeriggio. In testa alla lunga fila di ragazzi e ragazze, Attilio misurava il suo passo da montanaro vero senza mai forzare, consapevole che la compagnia non era esattamente composta da alpini. Un anno più tardi, il 27 giugno 1964, fu ordinato sacerdote e inviato a Roma per la specializzazione in diritto canonico. Di lì cominciò il suo cammino di servizio, ai più alti livelli, alla Chiesa cattolica e alla società civile.

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