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Pensare il Futuro

SE LA MACCHINA VINCE

MARIO AGOSTINELLI - 27/04/2017

robotIl premio Nobel per l’economia Wassily Leontief nel 1983 dichiarò che “l’importanza degli esseri umani come fattore di produzione è destinata a diminuire come quella dei cavalli nell’agricoltura, che sono stati eliminati con l’introduzione dei trattori… A un certo punto nel futuro, forse anche tra molti anni o decenni, le macchine riusciranno a svolgere le mansioni di buona parte della popolazione media e, di conseguenza, per queste persone non esisteranno più nuovi posti di lavoro”.

La legge di Moore, del 1965 (Gordon Moore, uno dei fondatori della Intel, l’azienda produttrice di microchip), secondo la quale la potenza dei processori raddoppia (o il loro prezzo si dimezza) ogni 18 mesi (e quindi quadruplica in 36 mesi, cioè ogni tre anni) è ancora valida a mezzo secolo di distanza.

Nella storia dell’umanità non è mai esistita un’invenzione che sia migliorata a questa velocità per un periodo di tempo così lungo. Ormai gli algoritmi di un computer migliorano da soli (!) la propria capacità di analisi e previsione.

Il metodo è essenzialmente di tipo statistico: la macchina impara per tentativi ed errori quale risposta è più probabile che sia corretta; dato che, come prevede la legge di Moore, i computer sono diventati sorprendentemente potenti, la capacità di fare tentativi e correggere gli errori è così alta che la macchina migliora molto rapidamente. Ne è la prova il traduttore di Google, in cui si può scrivere un testo e vederlo tradotto in una serie di lingue.

Se mettiamo insieme tutte queste cose, possiamo cominciare a capire perché molte persone pensano che sia in arrivo un grande cambiamento basato sull’influenza dell’informatica e della tecnologia nella nostra vita quotidiana.

E potrebbe fare nascere un mondo in cui la ricchezza è nelle mani di chi controlla le macchine, mentre la vita di tutti gli altri diventa più precaria.

Le macchine di nuova progettazione infrangono i modelli della meccanica classica e cominciano ad imitare e simulare, l’intelligenza a velocità irraggiungibili dalla mente umana.

In questo mondo del futuro, inoltre, la produttività aumenterà notevolmente. La produttività è calcolata in base a quanto produce un lavoratore in un’ora. È il dato più importante per capire se un paese sta diventando più ricco o più povero.

Dal 1979 il reddito del lavoratore statunitense medio non è quasi aumentato (anzi, dal 1999 è diminuito), mentre la produttività ha continuato a salire abbastanza regolarmente. Questo vuol dire che la quantità di lavoro svolta in un’ora è aumentata, ma il salario no.

Allora o si riduce drasticamente l’orario di lavoro o si crea un mondo con una enorme carenza di lavoratori occupati, dato che è sorta una nuova gerarchia temporale (di velocità!) tra procedure automatizzate e digitalizzate, controllo e reazione dell’operatore umano, assemblaggio di componenti.

Io credo che l’impressionante incalzare della velocità incorporata artificialmente nelle nuovissime macchine di controllo, elaborazione e esecuzione non pone solo la questione della diminuzione dello sfruttamento attraverso la riduzione del tempo destinato al lavoro, ma, addirittura, il dramma di una definitiva espulsione e marginalizzazione di donne e uomini rispetto al processo produttivo. Saremmo di fronte alla comparsa di una figura antropologicamente inedita che fin dalla nascita è destinata a rimanere fuori, perché non più necessaria. Direi proprio una situazione antropologicamente irrealizzabile anche per il capitale.

Ci troveremmo di fronte a una so­vrappopolazione improduttiva che tenderà a comprendere la maggioranza degli uomini e delle donne.

Dobbiamo combattere questa prospettiva folle e innaturale, a cominciare dal riconoscere la dignità e il diritto universale al lavoro e rigettando un ritorno tecnocraticamente irresponsabile alla schiavitù. Ricordiamocelo il prossimo Primo Maggio, festa delle lavoratrici e dei lavoratori. (Per approfondimenti si veda anche il libro di M. Agostinelli e D. Rizzuto “Il mondo al tempo dei quanti”, edizioni Mimesis, già nelle librerie).

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