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Incontri

IL PASSO DI VALENTINA

GUIDO BONOLDI - 27/04/2017

suoragneseNella chiesa del Monastero delle Clarisse di Santa Maria di Monteluce in Perugia è risuonata sabato 22 aprile, vigilia della domenica in Albis e della Divina Misericordia, la promessa di una giovane donna di vivere nell’obbedienza alla Regola delle Sorelle Povere di Santa Chiara e di affidarsi con tutto il cuore alla famiglia religiosa di quel monastero.

A pronunciarla Suor Agnese Benedetta, al secolo Valentina Giarracca da Tradate, laureata in Medicina presso l’Università dell’Insubria e poi specializzatasi in Neurologia alla scuola del Professor Giorgio Bono.
Con una carissima amica, anch’essa medico, Caterina Potenzoni, ho avuto la possibilità di partecipare alla professione temporanea di Suor Agnese Benedetta, che non vedevo da quando era entrata in monastero alcuni anni or sono e di conoscere così la comunità monastica di Monteluce.

Nella omelia della santa Messa Fra Danilo, riprendendo il Vangelo di San Giovanni, che narra dell’incontro tra Gesù risorto e San Tommaso, ha esordito citando una breve frase, che avrebbe potuto passare inosservata, ma che rappresenta la spiegazione di tutto ciò che è avvenuto allora e che abbiamo visto riaccadere lì:

“La sera di quel giorno, il primo della settimana…venne Gesù, stette in mezzo e disse loro…”. Venne Gesù: la vocazione di una persona è una iniziativa del Signore, che viene e che sta, affinché, come conclude San Giovanni il suo Vangelo “crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome”.

Quello che ha colpito me, Caterina, i genitori e tutti gli altri amici, che sono venuti a Perugia per accompagnare Valentina in questo passo, sono stati i segni inequivocabili della presenza di Cristo: la gioia che traspare dal volto delle Clarisse e l’amicizia espressa dall’abbraccio con il quale tutte le consorelle hanno festeggiato Suor Agnese Benedetta.
Ed io, al di qua della grata, mi chiedevo: è possibile anche per me una esperienza simile?
Perché il mondo può essere cambiato solo da uomini che vivono la vita di tutti i giorni con questa gioia e con questa amicizia.
Lasciando il monastero mi è ritornato alla mente un dialogo di tanti anni fa, tra due giovani seminaristi, Don Giussani e Monsignor Enrico Manfredini, i quali, scendendo di corsa le scale del seminario di Venegono, si erano detti:
”Però, che Dio si sia fatto uomo è proprio una cosa dell’altro mondo”; “si, dell’altro mondo in questo mondo”.
Grazie, care sorelle di Monteluce, che ci avete testimoniato la novità di vita, che scaturisce dalla sua presenza: una cosa dell’altro mondo in questo (nostro) mondo”.

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