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Cultura

MUSEO NEL MONASTERO

RENATA BALLERIO - 27/04/2017

cairateNel cosiddetto itinerario del quadrilatero benedettino della Provincia di Varese (badia di San Gemolo, chiostro di Voltorre, eremo di Santa Caterina del Sasso), merita, nel contado del Seprio, una attenta visita il Monastero di Cairate. Ben ha fatto la Società Storica Varesina a far vivere sabato 22 aprile, giornata di azzurro primaverile, la sua assemblea nel monastero di Santa Maria Assunta, che – senza retorica – può essere considerato un libro di storia da percorrere e da interrogare.

Forse l’architettura del Monastero ad un primo impatto risulta meno capace di altri luoghi di emozionare ma obbliga ad essere curiosi, immaginando il complesso monumentale nei vari momenti storici: dalla sua fondazione, ipotizzata nel 737, da parte Manigunda, nobildonna longobarda, alla ricchezza artistica e religiosa (gli angeli musicanti sono anche oggi un piacere per i nostri occhi) voluta dalla badessa Antonia Castiglioni negli anni del Concilio di Trento fino al declino, determinato anche dalla vendita, dopo l’epoca teresiana che però non lo censì nel suo catasto, a vari proprietari nel 1801. L’oblio durò moltissimi anni. Se qualcuno fosse tentato di consultare le guide Touring non solo dell’inizio del 1900 ma anche degli anni Settanta non lo trova menzionato.

Anche la valorizzazione di questo bene, di cui è proprietaria la Provincia di Varese, non è stata immediata. Basti pensare che negli anni in cui l’Amministrazione Provinciale investiva in altre sue proprietà il tetto del monastero era in pieno dissesto. Oggi la sensibilità politica e culturale è diversa e c’è attenzione ad un dialogo tra il passato e il futuro. Il monastero diventerà un polo museale e sarà testimonianza concreta di come anche la tecnologia possa essere al servizio di idee innovative. L’utilizzo, infatti, di precisi inventari ritrovati, risalenti anche all’epoca napoleonica, permetterà di capire e visualizzare come erano – ad esempio – arredati gli ambienti. Ma si sa i sogni cozzano con la realtà del vil denaro e tutto questo avrà un costo (già oggi la semplice e ordinaria manutenzione pare costare sui dodicimila euro all’anno). E senza cadere nei luoghi comuni sarà il costante entusiasmo dei volontari della Pro Loco e la sinergia responsabile di vari enti a rendere culturalmente e turisticamente attraente il monastero che calamitò la curiosità comune nel momento in cui i mass media raccontarono dell’aggirarsi del fantasma di Manigunda negli spazi del complesso.

Anche senza il rigore dell’incessante ricerca storica, il visitatore curioso dovrà vincere molti luoghi comuni consegnatici da pigre tradizioni. Pensiamo al ruolo della donna. Certamente Manigunda, di cui molto c’ è da scoprire al di là delle leggende e dei misteri, era una nobildonna, ma – anche se in modo meno incisivo rispetto alla capacità politica della longobarda Teodolinda, giovane sedicenne, ebbe la possibilità di rendere strategicamente importante quel villaggio romano che risponde al nome Cairate in un sistema di relazioni con il territorio pavese.

Certamente è da valorizzare il ruolo delle monache benedettine e delle relative badesse, come Antonia Castiglioni, anch’essa figura da studiare, oltre le frammentarie conoscenze che la volevano non ricca ma capace di suonare l’organo. Pensiamo e immaginiamo il Barbarossa, che forse dormì al Monastero e che simile al nibbio, a cui si affidarono nella nota favoletta le colombe, distrusse molte strutture, pur salvando – come a Castelseprio – gli edifici religiosi. Ebbene visitare luoghi come il monastero di Cairate è salutare per liberarci da molti stereotipi e riappropriarci del gusto della scoperta. Su un manuale di storia per adolescenti si possono leggere affermazioni del tipo: “L’opinione che molti hanno della storia è quella di una materia noiosissima, ricca solo di date e di avvenimenti da ricordare….. eppure la storia di una regione conserva un’immensa quantità di curiosità, di leggende, di fatti che ci aiutano spesso a capire il presente”. Potremmo dire che è elementare ma non scontato perché come scrisse poeticamente Pessoa Tutto è verità e passaggio.

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