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Cultura

TRAM E POESIA

MANIGLIO BOTTI - 05/05/2017

ciboPossono esistere il mistero, il fascino e – diciamo la parola grossa – la poesia di un incontro?  Un incontro su un tram di Milano, un sabato sera, al passaggio di via Torino sulla linea del 3?

Un ragazzo e una ragazza si guardano. Quasi per caso e distrattamente, all’inizio. Lei è bellissima ai suoi occhi. Il momento dura qualche decina di secondi ma è un’eternità. Un’intera vita, almeno.

Sì, questo mistero, questo fascino, questa poesia esistono ancora. Per lui è una visione quasi celestiale come si potrebbe ritrovare nel sonetto di un poeta dello Stil Novo che per la prima volta vede la sua donna. E, viene anche in mente una poesia famosa di Vincenzo Cardarelli. La bellezza di una giovane come solo se ne possono trovare a Roma: Incontro in circolare, una vettura del servizio in città…

Lui, il nostro ragazzo, emulo di un poeta stilnovista e di un epigono leopardiano qual è Cardarelli, entra dunque negli occhi di lei, ne cattura e scruta il viso gentile, la frangia di capelli neri sulla fronte, le labbra sottili. La storia di Roberto Cibin detto Cibo, quasi trentenne, di professione contabile (quindi una professione che più lontana non potrebbe essere dall’arte di un poeta), così antica e così contemporanea, è diventata un libro.

Storia antica che si affonda negli anfratti dell’animo umano, della sorpresa, del fulmineo innamoramento; storia contemporanea che si dipana tra messaggi di whatsapp, pagine di facebook, volantini diffusi e appesi a centinaia, l’inchiesta di una brava e curiosa giornalista di Repubblica online – Lucia Landoni –, e infine anche sotto le luci dei riflettori degli studi Mediaset di Cologno Monzese, davanti a una moderna “indagatrice”, Barbara D’Urso.

“È a pochi metri da me, ma solo ora la noto…  Non ha bisogno di trucco per farsi notare. Anche il giubbino, i jeans e le scarpe nere a stivaletto sono così normali da renderla speciale. Mi ipnotizza nella sua semplicità. Si volta, e i suoi occhi scuri incrociano i miei. Per un istante siamo soli: la folla svanisce, il traffico si ferma, i rumori della città si zittiscono. Poi si stacca da me, distratta da qualcosa, e il tempo riprende a trascorrere…”.

Il tempo, la vita. La ragazza – abbiamo tratto il momento dell’incontro dal libro-storia-romanzo di Cibo (Undici//Edizioni) – appare e dopo poco scompare. E Cibo ne costruisce così la sua apparizione angelicata. Aiutato dagli amici si improvvisa detective, tappezza Milano di volantini e di messaggi: “Aiutatemi a trovare ‘La ragazza del tram’. Abbiamo preso la linea ‘3’. Era con due amiche ed è scesa prima delle Colonne di San Lorenzo! Sono certo che se sarete in tanti a condividere la troverò presto…”. E accanto il profilo di due cuoricini incrociati. Il linguaggio di oggi. Il “social” che si catapulta nella poesia.

Lei è scesa alle Colonne di San Lorenzo così come la “bellezza romana” sparì alle viste di Cardarelli al Colosseo (ma Cibo quella poesia non l’ha mai letta…). Con Cardarelli eravamo negli anni Trenta. Qui invece è storia d’oggi. E Cibo non è solo. La giornalista Lucia gli dà una mano. La storia diventa storia per davvero. Fa commuovere. Roberto Cibin – Cibo gira, cerca, soffre anche.

Il libro è uno spaccato della vita della Milano di oggi, tumultuosa, confusa e misteriosa. Piena di luci e di ombre. Di fantasmi, di pensieri e di banali realtà.

Alla fine (alla fine?) la ragazza si svela. La visione angelicata si materializza d’incanto all’uscita da una libreria. Si chiama Sabrina (ma sarà vero?), e non Chiara o Elisa come Cibo forse sperava, e non ha mai saputo nulla della “ragazza del tram”, e soprattutto  è già impegnata, e ha fretta di sparire di nuovo.

E chi lo sa se è lei per davvero. Cibo si ritrova di nuovo sul suo tram. Le ultime parole del libro, gli ultimi pensieri sono davvero quelli di una poesia eterna e vera: “Qui si sta bene. / La carrozza si è svuotata, la gente sfila al di là del vetro e si disperde sul marciapiedi. / Oltre al finestrino ci sono le vite degli altri. / Qui all’interno solo la mia. / Scendo e accendo una sigaretta. / È una bella serata, penso aspirando piano. / Il vento rapisce il fumo decidendone il destino”.

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