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Cultura

OLTRE LA FACCIATA

RENATA BALLERIO - 05/05/2017

cannobioUna gitarella (chiamala,  se vuoi,  escursione, passeggiata)   può rappresentare   l’occasione di aprire un personale e positivo  vaso di Pandora da cui far uscire  curiosità, associazioni  e richiami culturali,  nonché interrogativi.

È ben noto l’impegno del FAI per la valorizzazione di luoghi e di monumenti  ma un riconoscimento particolare si deve a chi, come la delegazione della Valcuvia, organizza incontri di scoperta, vissuti  insieme sul territorio. Pertanto una giornata trascorsa a esplorare  con persone  del Fai, appassionate ed esperte,  la città di Cannobio,  sulla sponda piemontese del lago Maggiore  (da non confondere   ortograficamente  con  Canobbio vicino a Lugano)  misura la nostra predisposizione,  cioè capacità di essere preparati  a farci delle  domande.

Un esempietto?   Il patrono di Cannobio è san Vittore, come a Varese, Arcisate, Rho per ricordare alcuni comuni varesini e lombardi, che l’8 maggio festeggiano Vittore il Moro, soldato romano, fatto santo della Chiesa Cattolica.  Sapere che  il culto del martirio di quel soldato, probabilmente proveniente  dalla Mauritania,  fu diffuso grazie ad Ambrogio ci porta a fare una passeggiata dentro la storia.   Così facendo dobbiamo ricordarci che il rito ambrosiano   aveva una vasta  diffusione nel Nord d’Italia  e che la sua liturgia, Cristocentrica e con richiami al mondo  orientale, è ancora presente  là dove si estendeva l’arcidiocesi ambrosiana, come a Cannobio. Queste informazioni  dovrebbero essere patrimonio non  solo dei fedeli ma  per parafrasare quanto fece il Cardinal Martini per i pensanti.

Se la storia può essere paragonata ad un albero, le cui radici sono in un luogo ben preciso,  dobbiamo ricordarci che le sue  foglie e  semi si spandono nell’aria.  Questa non originale  similitudine serve, però,  a darci  non solo  conoscenza storica  ma consapevolezza storica.  Ritornando a san Vittore, patrono  di Cannobio,  città di circa cinquemila abitanti, considerata nei tempi passati borgo aristocratico e  nell’alto medioevo legata a Milano,  siamo (o dovremmo essere)  motivati a superare certi nostri confini mentali. Anzi ad andare oltre a immediate percezioni. Il turista occasionale o il gitante, quando sbarca a Cannobio, è affascinato dall’eleganza discreta delle case  e – se oltre la calamitante curiosità dello shopping – va con lo sguardo aldilà del sipario dei palazzi  può immaginare  una caratteristica locale. Sul retro delle case e dei palazzi c’erano orti e vigneti, cioè un importante  mondo lavorativo che permetteva di attirare artisti e pittori. Insomma bisogna sempre andare oltre le apparenze di facciata. Ciò non è moralismo spicciolo o di maniera  ma bisogno di consapevolezza. Ecco perchè una gitarella  gustata in un sabato di aprile può trasformarsi  in una indagine o  esigenza di sapere. E la mente  zigzaga e vorrebbe capire, guardando – ad esempio – gli affreschi della chiesetta di Carmine superiore sopra Cannobio (bellissima Madonna del latte), i possibili contatti con i pittori varesini del Medioevo.C’è davvero  un mondo di emozioni  oltre il banalotto …. mi piace.  Ma questa è un’altra storia.

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