Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Noterelle

MISSIONE EDUCATRICE

EMILIO CORBETTA - 19/05/2017

Otto Dix, Un giorno in Pragerstraße, 1920

Otto Dix, Un giorno in Pragerstraße, 1920

La necessità di educare alla cultura è grande. Cultura ed educazione sono intimamente legate. Ma cosa intendiamo per cultura? Semplice conoscenza, insieme di dati, di notizie?

La cultura è la risposta alle domande brucianti dell’esistere. Che ci fai, o microscopico uomo, nell’infinita immensità dell’universo? Cerchi di rispondere utilizzando il mezzo che ti è stato messo a disposizione: il pensare. Il pensiero che anche ti permette di comunicare con i tuoi simili con le parole che pronunci, con i gesti che fai, con le immagini che secoli fa hai graffiato o scavato sui massi, sulle rocce, sulle pareti delle caverne che abitavi, poi sulle pareti delle tue case o dei tuoi templi e poi sui papiri, sulle pergamene, sulla carta, ed ora sugli oggetti animati dagli elettroni, che hai imparato ad usare facendo comparire parole e immagini sulle plastiche trasparenti di piccoli o grandi schermi.

La cultura, questo insieme di scienza, arte, vita, dà significato a molti interrogativi e dà anche risposte a molti aspetti dell’esistenza, fornendo spiegazioni logiche a fatti un tempo ritenuti misteri. Ma non tutto è andato liscio, perchè in certi periodi della storia uomini, che si dichiaravano religiosi, hanno temuto e perseguitato pensatori e studiosi di scienza, senza rendersi conto che invece la scienza aiuta a penetrare nel mistero della vita, dando spiegazioni del creato e di conseguenza, forse, risposte più precise agli interrogativi della vita.

Tutte le nuove cognizioni, se usate con saggezza, procurano importanti miglioramenti alla qualità del vivere, ma nel contempo si nota un aumento dell’angoscia, delle paure, non sempre legate a tribolazioni in corso, ma magari al solo pensiero di esse.

Questi stati d’animo spiccano in molte manifestazioni artistiche, come ad esempio nella favolosa mostra in atto a Villa Panza. Ma il tema della paura, dell’angoscia è presente da tempo nella storia dell’arte.

Consideriamo, ad esempio, la pittura: da dopo l’impressionismo, con la comparsa contemporanea della tecnica della fotografia, specialmente nelle Capitali dove più vivaci operavano gli artisti, sono come “esplose” immagini che mostrano ad ogni piè sospinto tanto sconvolgimento interiore, come se il progresso non fosse in grado di portare pace. Da non dimenticare la comparsa del giornalismo fotografico che ha portato nelle nostre case le crude e dolorose immagini di guerra.

Il fenomeno appare anche in altri campi dell’arte, come la musica e la letteratura. E non sembra ridursi, anzi. Qualche grande critico letterario sottolinea addirittura che è il dolore che origina le più belle poesie che l’uomo sa esprimere.

Recentemente ho incontrato un “tipo” molto dotato di senso artistico che, pur essendo avanti con gli anni, sta incontrando nuovi successi nell’arte, ovviamente lasciando alle sue spalle tecniche antiche o semplicemente vecchie (questione di punti di vista). Si vede chiaramente che il successo che gli arride è sostenuto dall’esprimere in un modo istintivo, ma anche voluto, il turbinio di problemi, il travaglio che affonda nell’inconscio di noi, uomini di questi tempi.

Le sue opere non sono pittura, ma in loro la pittura c’è. Non sono scultura, ma in loro scultura c’è. Non sono disegno, ma in loro disegno c’è. I colori sembrano ammassati a caso, invece una logica di accostamento o di contrasto c’è. I materiali adoperati sono inusuali per l’espressione artistica ma, appunto perchè tali, esprimono appieno l’angoscia, la paura, ed altri sentimenti molto intriganti per noi, per cui vengono apprezzati per questo. Il nostro inconscio ama sentir accarezzare le sue paure, i suoi tormenti. Sente il bisogno che vengano sottolineati, giustificati e che qualcuno se ne faccia carico

Vien da chiederci perchè invece non si cerca di esprimere la serenità, la soddisfazione, il benessere, la gioia di essere nel mondo. Forse è più difficile esprimere questi sentimenti? È forse più faticoso? Non è che non ci siano artisti che lo facciano, ma faticano di più ad avere successo o addirittura non ce l’hanno. Considerando l’innegabile negativo presente nella nostra vita, va a finire che apprezziamo maggiormente le opere angoscianti. Le consideriamo più vere, ma non so se è sufficiente tale pensiero per giustificare le scelte che vengono fatte. Nonostante tutti i successi positivi della ricerca, ai nostri giorni non ci fidiamo assolutamente del comportamento del genere umano?

In effetti se consideriamo certe violenze, le guerre, i dolori che ci affliggono per colpa di noi uomini, si spiegano certe manifestazioni artistiche, come detto. Si giustifica in questo modo il perdurare di una dose piuttosto importante di pessimismo. La cultura, considerata sotto questo aspetto, diventa la cartina di tornasole che evidenzia gli stati d’animo della nostra società. Appare evidente un’azione di denuncia, ma la sua missione educatrice, la sua sete di educazione dove sono? Tutto da rimeditare.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login