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Editoriale

ESIODATI

MASSIMO LODI - 02/06/2017

Il vaso di eufronioUn po’ di grecità applicata al caso varesino, fotografando l’attuale situazione politico – amministrativa, di cui racconta il sindaco Galimberti, qui a fianco intervistato. Vedete voi se funziona questa bizzarria.

Il processo di governo democratico d’una città, anche della nostra città, è ovviamente obbediente all’isegoria. Cioè: tutti hanno il modo d’esprimere un legittimo/pubblico parere. Il massimo di tale espressione ce lo concede il voto, utilizzato l’ultima volta un anno fa. Ciascuno valuta di giorno in giorno se lo ha dato bene o no.

Alla scelta degli eletti è seguita la parresia da parte loro. Ovvero l’impegno morale di dire con franchezza/verità ciò che pensavano di fare. Un diritto e dovere propedeutico all’esercizio della politeia, la politica intesa nel suo più alto senso. Assolto l’obbligo numero uno, è in via d’assolvimento l’obbligo numero due. Con i limiti che la realtà fissa ai propositi.

I governanti civici godono di un’altra prerogativa: l’isonomia. È l’opportunità d’esercitare – nell’ambito collegiale – eguali poteri d’indirizzo delle scelte strategiche, attuando (cercando d’attuare) provvedimenti di vantaggio comunitario. Tra le ruote d’un processo potenzialmente virtuoso, può peraltro infilarsi il granello dell’insidia: che le opinioni siano così tante/diverse, nella squadra dirigenziale, da ingenerare confusione operativa, poi immobilismo strategico, infine divisioni di schieramento.

Ad alimentarle è spesso il ricorso alla retorica, strumento usato talvolta dai rappresentanti per dire ai rappresentati quel che vogliono ascoltare anziché quel ch’è giusto fare. Una procedura errata/demagogica. Perché il popolo, avanzate le sue richieste, dev’essere sì esaudito, ma privilegiando gl’interessi generali alle convenienze particolari. Altrimenti non comanda più nessuno, vanificando il mandato ricevuto da tutti. La democrazia materiale ne soffre, i suoi ideali vanno in crisi. Dunque: le differenziazioni sono utili, la sintesi è indispensabile.

Uscendo dai grecismi ed entrando nella varesinità: la maggioranza che un anno fa votò Galimberti accettando di sostenerlo in Consiglio comunale, e adesso si scompone pur nella riconfermata / apparente unità, fa bene a svolgere, quando sembri necessario, un ruolo critico. Fa male a interpretarlo, forse a sua insaputa, in modo da incrinare anziché rafforzare l’opera del sindaco e della giunta, chiamati all’impervia/appassionante missione di riaccendere l’ottimismo d’una città spentasi nella rassegnazione pessimistica. Così facendo corre il rischio, la maggioranza, di soffocare nella culla l’elpis. La speranza. Il miglior dono che rimase nel vaso di Pandora, quando ne uscì il peggio. Parola di Esiodo, nelle “Opere e i giorni”. Diamo retta a Esiodo. Fate gli Esiodati nelle opere municipali di ogni giorno.

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