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Souvenir

CARO EHIVAN-ÒU

ANNALISA MOTTA - 02/06/2017

ivanhoeLibri, libri e poi ancora libri: non era eccezionale, la mia, di passione. Tutti noi ragazzini leggevamo, quanto meno i fumetti, dai nostrani Monello, Tiramolla e Tex all’immancabile Topolino; e ovviamente i romanzi di Salgari e le Piccole Donne, senza contare le lacrimose avventure del Piccolo Vasaio, la Piccola Principessa, il Principe e il Povero, Cosetta … E poi c’erano le “novità”: Coda di Cavallo e Priscilla, Violetta la timida e il Piccolo Alpino, di autori nazionali troppo presto dimenticati, una Giana Anguissola e un Mino Milani strepitosi, che si facevano leggere tutti d’un fiato. E magari, regalati solitamente dalle zie, i compendi di Galateo per Signorinette – tremendi – dei quali ricordo un unico ammonimento: mai aprire le gambe scendendo dall’auto, quando si indossa una gonna – segnatamente una minigonna -.

Leggevamo sul tavolo da sparecchiare, leggevamo sul ramo del ciliegio riempiendoci di formiche, leggevamo in macchina, leggevamo nel rifugio segreto sotto le ortensie, leggevamo sulla sdraio e sul tappeto. Leggevamo a letto, prima della nanna: e che dispetto quella luce spenta troppo presto, lasciandoci a bocca asciutta nel bel mezzo del capitolo!

Ma già si affacciavano alla ribalta nuovi eroi in carne e ossa, o meglio, in bianco e nero. Ricordo con tenerezza i pupazzi di Maria Perego, un’invenzione fantastica, che sfruttava lo sfondo nero dello scenario e una tuta nera per gli animatori, per far muovere i pupazzi di gomma piuma come se fossero vivi: le Margheritine che cantavano Only Youuuu, con i tratti dei neri d’America, e il coro dei Funghetti, e il Picchio Cannocchiale e il languido baffuto Topo Gigio. E poi Febo Conti con “Chissà chi lo sa” e l’Amico degli Animali e Giovanna la nonna del Corsaro Nero…

I nostri pomeriggi contemplavano un’ora scarsa di TV dei ragazzi, ma la meraviglia ci teneva inchiodati davanti al teleschermo solo per poco, perché il richiamo dei compagni in cortile aveva un appeal molto più forte.

A meno che. A meno che non fosse il giorno del telefilm preferito. Allora non c’era santo.

E qui spezzo una lancia – è proprio il caso di dirlo – a favore del MIO eroe prediletto, un attore famoso che ci ha lasciato da pochi giorni a una veneranda età. I ragazzi del’50 lo hanno capito al volo: pennacchio e stendardo al vento, lancia in resta, gualdrappa sul cavallo bianco, galoppata tambureggiante tra boscaglie inglesi e manieri di cartone: era Ivanohe, che presto imparammo a pronunciare Ehivan-òu, un giovanissimo e ricciutissimo Roger Moore, ingessato eroe dall’animo puro e coraggioso e dagli occhi di un azzurro assassino.

Azzurro? Grigio un po’ più chiaro, in verità: il PAL era di là da venire.

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