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Opinioni

GARA AL CENTRO

VINCENZO CIARAFFA - 16/06/2017

???????????????????????????????????????????????????????Nelle elezioni comunali di domenica scorsa il Movimento di Beppe Grillo è stato pressoché escluso dai ballottaggi che si terranno il 25 giugno, restano, perciò, a fronteggiarsi il PD/Centrosinistra e Forza Italia/Centrodestra con una crescita percentuale di entrambe le coalizioni. Tutti contenti, dunque, i referenti del “sistema” i quali non si rendono conto, o fingono di non rendersene conto, che per mantenere le posizioni hanno dovuto sacrificare entrambi qualcosa sull’altare dell’odiato grillismo: il Centrodestra ha dovuto smettere gli abiti del perbenismo o, ogni tanto, indossare quelli un po’ logori dei lepenisti; il Centrosinistra ha scoperto una strisciante vocazione al reddito minimo garantito, che altro non è che la versione light del reddito di cittadinanza grillino. Un vero peccato la débâcle elettorale del M5S perché, pur avendo noi in grande disistima politica Grillo, riteniamo che il grillismo sia la risposta sbagliata al serio problema dell’omologazione politica e la sua affermazione avrebbe indotto il nostro attuale “sistema” a cambiare finalmente registro.

Adesso verrà fuori l’analisi, la spiegazione teorematica dei risultati elettorali con la quale tutti i partiti – anche quelli con percentuali da prefisso telefonico – saranno tesi a dimostrare che, in effetti, loro non hanno perso e che gli altri non hanno vinto… insomma non è successo proprio niente. E, invece, qualcosa è successo, è andata in coma ancora più profondo la politica, a causa di quella malattia che sta lentamente consumando lo spirito delle democrazie occidentali e, con particolare virulenza, lo spirito di quella italiana. Infatti, il tessuto vitale del nostro già stortignaccolo sistema democratico sta andando in necrosi, perché non è più irrorato dalla linfa della passione politica, dalle sane ideologie e dalle marcate differenze di quelle comunità politiche che un tempo si chiamavano partiti, oppure aree di riferimento politico e culturale, come la Destra e la Sinistra. Tutto questo in nome di un ecumenismo che potremmo definire soltanto con uno stridente paradosso: similitudine delle differenze.

Aggregarsi con convinzione – e disinteresse! – a un partito politico significa “scegliere”, ma per scegliere bisogna capire quali sono le offerte politiche in campo e, soprattutto, quali sono le differenze che le contraddistinguono. Visto che, per quanto imbellettata da un liberalismo tattico, la Sinistra in Italia esiste ancora, cerchiamo di capire dove andrà la Destra dopo queste elezioni, e se essa ha ancora un futuro. Futuro? Il futuro di un partito nasce dal suo passato e se la Sinistra può – con molta impudenza – vantare un passato, la Destra democratica no. Ciò perché quello che funestò l’Italia per un ventennio non era stato un governo di destra, ma un nazionalsocialismo all’italiana, un caotico rincorrersi di “ismi” come statalismo, radicalismo, clericalismo e populismo, l’esatto contrario di ciò che dovrebbe essere una Destra democratica e moderna oggi. Oddio, alle fine, sia il fascismo che il comunismo sono stati sconfitti dalla storia perché si sono rivelati incapaci di fronteggiare, con metodi democratici e liberali, i ritmi imposti da un’inarrestabile modernizzazione della società e del pensiero umano. Ma mentre la Sinistra, avendo ereditato il vecchio “apparatcik” dal Partito Comunista, ha saputo confezionarsi dei vestiti nuovi, la Destra italiana è rimasta in camicia nera praticamente fino a ieri, fintanto che non ha trovato un sarto che le confezionasse un nuovo abito, il peggior sarto che potesse capitarle: Silvio Berlusconi.

È opinione diffusa che la Destra italiana sia stata “sdoganata” da Berlusconi al fine di poterla intruppare nell’assembramento politico da lui messo in piedi nel 1994, all’indomani dello tsunami mediatico e giudiziario che affossò la prima Repubblica. In realtà, il Cavaliere non ha sdoganato la Destra ma soltanto gli orfani del fascismo, illudendosi (e facendoci illudere) che potesse essere lui ad incarnare una moderna Destra europea. Bisogna, tuttavia, dire che la democrazia senza qualità nella quale oggi ci dibattiamo non nasce col Cavaliere, essa, in realtà, nacque già scadente allorquando nel 1945 la Resistenza, invece di sfociare in un patto costituzionale con il popolo, chiuse i battenti con la frettolosa “normalizzazione” imposta dagli Alleati. Perfino l’attuale Costituzione scaturì da un consesso di vertice, senza un patto costituzionale alla base, senza un negozio diretto tra popolo e istituzioni, negozio che, se fosse avvenuto, avrebbero reso entrambi più responsabili. Era in questo campo, e con un populismo che faceva a cazzotti con il suo ostentato liberalismo, che Berlusconi voleva far nascere la moderna Destra italiana!

Che cosa è cambiato per il Centrodestra dopo le elezioni di domenica scorsa? Secondo noi niente, perché all’età di 81 anni Berlusconi è ancora dove s’assise nel 1994, il Centrodestra non ha un leader che possa sostituirlo e il partito unico da più parti vagheggiato incontra l’ostilità di Matteo Salvini, come a suo tempo incontrò quella di Bossi.

Certo, queste elezioni hanno ridato un po’ di fiato al Cavaliere che immaginiamo lo userà per la scrittura della nuova legge elettorale assieme a Renzi, una legge che prevediamo favorirà le aspettative di un Centrodestra sempre più Centro e meno Destra, e di un Centrosinistra anch’esso più Centro e meno Sinistra. Pertanto, bisognerebbe iniziare a domandarsi a che cosa serve cambiare le regole del gioco se nel frattempo spariscono i giocatori, perché con i grillini che, come sembra, sono destinati a una fine precoce, con una Destra che è sparita dalle piazze e con una Sinistra che si è pressoché estinta, sulla legge elettorale si troveranno a confrontarsi soltanto due “Centri”. Massacrando, così, ciò che resta di quella che il professor Domenico Fisichella, un serio pensatore di destra, definiva la «Configurazione pluralistico – competitiva dei regimi democratici». Dunque, i caravanserragli di Renzi e Berlusconi alla fine si troveranno a rappresentare entrambi il “Centro”. Il centro del nulla.

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