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Apologie Paradossali

IDEE DA MATURARE

COSTANTE PORTATADINO - 23/06/2017

maturita(O) La prova d’italiano alla maturità? Vuoi davvero cimentarti con questi argomenti, più di mezzo secolo dopo quella nostra faticosa estate del ‘63?

(C) Al contrario, rifuggo  dal paragonarmi con le menti  dei giovani maturandi, più aperte e acute della mia, ormai insenilita.  Voglio gettare uno sguardo sulle tracce per fare l’esame al Ministero, addirittura all’Italia, nella presunzione che il MIUR,  rappresentando istruzione, università e ricerca ne sia uno specchio fedele.

(S) Come ti è venuta questa presuntuosa tentazione?

(C) Il caldo. In primo luogo il caldo dei giorni scorsi  mi ha ricordato quell’estate, non un giorno di tregua  dai primi di giugno fino quasi alla fine di luglio, alla seconda sessione degli orali. Poi, il caso di essermi trovato a cena sabato in un ristorante storico di Torino, che conserva ancora il tavolo abituale di Cavour, mi ha rammentato la prima domanda dell’orale di Storia, il primo faccia a faccia con il “commissario”  che aveva fama di anticlericale (il nostro professore di Storia e Filosofia era un prete): “Mi parli del connubio Cavour- Rattazzi,  di questo matrimonio tra il signor Cavour e la signorina Rattazzi!”.  Allora me la cavai con una battuta arrischiata, che però piacque al professore e mise tutto il seguito dell’esame in una direzione favorevole. Per gratitudine ho ordinato un menù ‘cavouriano’.

(S) Ricordo, hai avuto una fortuna sfacciata; azzeccando un’altra risposta in Fisica hai risolto tutti i problemi, anche nelle materie in cui avevi qualche lacuna, che era impossibile non avere, visto che si era interrogati a fondo su tutte le materie, compresi i riferimenti dei due anni precedenti. Chi come me non fu altrettanto fortunato si sobbarcò pure un paio di esami di riparazione a settembre (c’erano ancora, pure per la maturità) e alcuni compagni, che in seguito ebbero modo di dimostrare le loro capacità,   furono addirittura ritenuti non maturi.  Quelli di adesso, al confronto, sono esamini all’acqua di rose. Come vuoi confrontare l’Italia di allora con quella di oggi? Solo dai titoli dei temi d’italiano?

(C) La differenza più evidente è semplicità contro complessità. I titoli proposti  mercoledì 21, non li posso riportare tutti e per esteso, occupano sei pagine!  Il candidato credo abbia impiegato più di un quarto d’ora solo per leggerli e forse mezz’ora per soppesarli, prima di scegliere quale svolgere. Se non sbaglio, allora  ogni indirizzo aveva i suoi temi specifici, per il classico erano tre: ‘La tenerezza dei ricordi terrestri nella Divina Commedia’,  ‘Che cosa significa oggi una coscienza europea’ e una riflessione sulla ‘Vita delle lingue’, introdotta da un breve testo di Carlo Cattaneo.  La scelta era semplice: l’argomento meglio conosciuto, per me fu Dante.

(S) Non avevi ancora la vocazione per la politica?

(C) Non ci pensavo proprio. Europa significava, allora, soltanto MEC, mercato comune, libera circolazione delle merci, ideali e delusioni erano ancora lontani. Torniamo all’oggi.  Tutte le tracce, amici, non posso riportarle, sono davvero sei pagine,  dovete cercarle su internet. Sono sicuro, però,  di non sbagliare,  se  indico due filoni convergenti, NATURA e TECNOLOGIA, entrambi visti come problematizzanti  l’uomo e la società contemporanea.

(O) Ti meraviglia? La differenza tra la maturità dei tuoi tempi e quella attuale è proprio resa trasparente dai due approcci tematici:  quella antica era destinata (già in ritardo)  a vagliare una futura classe dirigente, ad accertarne la consistenza valoriale, la disponibilità al sacrificio, la coerenza ideale con i fondamenti  della società, accertati storicamente e costituzionalizzati in una repubblica che aveva allora solo quindici anni di vita; la nuova maturità in primo luogo non promuove una classe dirigente, al massimo certifica la capacità di affrontare compiti di quadro intermedio. In questo senso, la maturità non consiste più in un patrimonio di certezze ben definite e comuni alla ‘comunità dei colti’, ma proprio nella capacità di svincolarsi  da schemi predefiniti;  la problematicità potrebbe essere una virtù, mentre le identità, le appartenenze, le convinzioni, i valori sarebbero sentiti come ostacoli alla mobilità sociale, territoriale, culturale, religiosa, sessuale persino, che oggi ha decisamente sostituito ogni forma di stabilità.  Per contrasto esce esaltata la dicotomia  sicurezza-terrore.

(S)Dalle tracce emerge che l’uomo è un problema per la natura, vedi i versi di Caproni: Dove / sparendo la foresta / e l’aria verde, chi resta / sospira nel sempre più vasto / paese guasto: «Come / potrebbe tornare a esser bella, / scomparso l’uomo, la terra».  Dalle altre tracce emerge il sospetto che  la tecnologia sia un problema per l’uomo, al punto che potrebbe sostituirlo, con il robot,  nel suo compito più nobilitante: il lavoro. Un rapido sguardo agli altri  temi ci dice che la cultura del sospetto avvolge tutta la realtà e ci dice: giovani,  dovete essere pronti a tutto.

(C) A questo punto chiedo uno sforzo ai lettori: affrontare l’ultimo tema, quello di carattere generale, la citazione di Boncinelli e la relativa traccia ministeriale.  Evidenzio l’una e l’altra, perché affermano una concezione dell’uomo e del mondo che non sembra disposta a riconoscere  imperfezione e fallibilità come componenti della natura umana.

«Per progresso si possono intendere almeno due diversi tipi di successione di eventi. Da una parte c’è un progresso materiale, fatto di realizzazioni e conoscenze, di natura prevalentemente tecnico-scientifica; dall’altra, un progresso morale e civile, che coinvolge soprattutto i comportamenti e gli atteggiamenti mentali. Il primo corre veloce, soprattutto oggi, e raramente mostra ondeggiamenti. È il nostro vanto e il nostro orgoglio. Il secondo stenta, e a volte sembra retrocedere, seppur temporaneamente. I problemi nascono in gran parte dal confondere tra loro questi due tipi di progresso. Che sono molto diversi. Di natura esterna, collettiva e culturale il primo; di natura interna, individuale e biologica il secondo. E con due velocità molto diverse: veloce il primo, lento o lentissimo il secondo. Perché? Perché acquisire nuove conoscenze e nuove tecniche si può fare insieme ad altri esseri umani, che si trovano intorno a noi, e a volte anche a distanza, nello spazio e magari nel tempo: posso imparare infatti leggendo e studiando cose scritte da persone che non ci sono più come Einstein, Kant, Platone o Talete. I comportamenti, al contrario, sono individuali: posso leggere e ascoltare precetti meravigliosi, ma metterli in pratica è un’altra cosa. L’imitazione e l’emulazione sono spinte potentissime, ma dall’esito non garantito, anche se a volte c’è una costrizione. Se gli insegnamenti sono poi fuorvianti o perversi, buonanotte! Questo è in fondo il motivo per cui le società possono essere civili o civilissime, mentre non tutti i loro membri si comportano come si deve. Da sempre.»   Edoardo BONCINELLI, Per migliorarci serve una mutazione, «Corriere della Sera – la Lettura», 7 agosto 2016.

“ Linee orientative.

Sulla base delle tue conoscenze di studio e di quelle apprese dall’attualità, se vuoi, potrai sviluppare il tuo elaborato riflettendo:

sul significato di «progresso», di «civiltà» e sulle reciproche interazioni;

 sul significato da attribuire a «progresso materiale» ed a «progresso morale e civile»;

sulle ragioni e sulle cause che sono alla base della difficoltà di mettere in pratica «precetti» virtuosi;

sulla forza e sulle conseguenze dell’«emulazione»;

sul paradosso rappresentato dalla coesistenza del livello civile della società e della devianza di (taluni) singoli che ne fanno parte.

I tuoi commenti personali potranno certamente conferire più originalità e maggior completezza all’elaborato. Infine, se lo ritieni, potrai concludere lo svolgimento con l’esemplificazione di uno o più casi, appresi dalla cronaca, in cui il paradosso civiltà/devianza si rende particolarmente evidente e aggiungere una tua personale riflessione critica”. (Traccia ministeriale)

(S) Ma siamo sicuri che un tema simile possa essere svolto con capacità critica da uno studente, diciamo medio, senza voler svalutare a priori gli studenti degli istituti  tecnici e professionali? E anche gli altri non mi sembrano più facili, ironie cu Caproni, lamantini e galagoni a parte.

(O) La tesi di Boncinelli mi sembra piuttosto ardita, ci sono fior di pensatori, tra cui i teorici della democrazia, che vedrebbero, al contrario, l’uomo buono per natura e deviato invece dalla società, ma mi astengo da una critica diretta, prima di aver letto l’intero articolo (in internet, sul sito del Corriere, n.d.A.) e magari aver approfondito il pensiero dell’autore. Ma mi turba di più l’insistenza della traccia ministeriale sul paradosso civiltà/devianza, con  un malcelato invito a prendere dalla cronaca gli esempi di ‘devianza’ riconosciuti come tali dalla narrazione politicamente corretta.

(C) Vorreste una riflessione paradossale su civiltà e progresso? Forse la prossima volta, ma prima ditemi, chi o  che cosa merita l’apologia, l’uomo (per me civiltà non significa altro), l’uomo con le sue devianze o il progresso?

(O) Onirio Desti  (C) Costante (S) Sebastiano Conformi

 

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