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Attualità

UNA VITA A TEMPO DI ROCK

MANIGLIO BOTTI - 30/06/2017

guenna“E poi, un giorno, dal dottore dal quale ero andato per segnalargli alcuni disturbi di cui avevo cominciato a soffrire mi sentii dire: lei ha il Parkinson”. Luca Guenna racconta questa storia quasi con il sorriso sulle labbra, anche se dentro di sé il suo cuore è sempre in tumulto, come lo fu quel primo giorno in cui dovette ascoltare la sentenza pronunciata dal suo medico.

Giovane, una bellissima famiglia, un futuro importante davanti a sé e un lavoro premiante e gratificante di promotore e consulente finanziario, con un’esperienza conquistata a suon di sacrifici e di presenze in uffici di mezz’Italia.

La vicenda di Luca sembra una di quelle che si leggono nei romanzi o si vedono nei film. Tutto va bene ma aleggia nel sottofondo qualcosa di inaspettato che prima o poi arriva a manifestarsi. Ed ecco la tegola che cade, improvvisa e con il suo carico di sofferenza.

È tutto: una storia amara come tante ne possono capitare nella vita e dei cui sviluppi nulla ancora sappiamo. Invece no. È qui che comincia il bello. La malattia è subdola, oltre che insidiosa. Necessita di terapie particolari. Di controlli, di ricoveri anche.

Ma Luca Guenna, che per hobby è anche un bravo cantante, sa trovare presto il suo riscatto, un modo per tenere il morbo di Parkinson quanto meno “appartato”. Lo trova nella canzonetta, di più nel rock and roll e nella rivisitazione di un mito, Elvis Presley, che del rock è stato il bardo più importante del secolo appena trascorso; e probabilmente, grazie alla sua inesauribile opera, lo sarà anche negli anni a venire.

E così, munito di una fitta collezione di basi musicali di canzoni di Elvis, di altoparlanti e microfoni, Luca ha cominciato una sua particolarissima tournée nel Parkinson, che quasi svanisce davanti al rock and roll di Elvis, e se non svanisce se ne sta defilato in un angolino, come se non esistesse, anche se tutti sappiamo che c’è. Sopraffatto però dalle canzoni. Da quelle famose degli anni Cinquanta, a cominciare da Thats All Right, passando per Jailhouse Rock e Love Me Tender, e le cover italo-napoletane di It’s Now or Never e Surrender, la dolcissima Can’t Help Falling in Love… (la produzione di Elvis è sterminata, inesauribile) fino alla famosissima My Way – A modo mio – che fu scritta da Paul Anka, portata al successo soprattutto da Frank Sinatra ma rielaborata in una forma piena di significati da Elvis.

E proprio My Way, di solito, conclude le performance di Luca Guenna: ecco, dice Luca, a modo mio, io così combatto il Parkinson. Grazie Elvis, grazie a tutti voi.

Eppure la storia non è ancora finita. Sarebbe già bella di per sé se Luca Guenna, un genovese ormai “stanziato” da molti anni a Varese, non avesse incontrato sulla sua strada un vulcanico signore, Pino Tuscano, anch’egli trapiantato nella città bosina ma di origini calabresi, già ferroviere, scopritore di talenti e promoter di manifestazioni musicali. Tuscano s’è messo in testa di far mettere il rock and roll sotto le ali dell’Unesco, come musica patrimonio dell’umanità.

E che ci vuole? Spiega Tuscano: il tango lo è già una musica patrimonio dell’umanità, il rock lo diventerà. E la cavalcata di Tuscano è cominciata, coinvolgendo tutti, cantanti (per primo Bobby Solo) e politici. Da amministratori pubblici di vario colore e… dimensioni, a piccoli sindaci, su su fino al presidente della giunta regionale lombarda Bobo Maroni (che nasce anche come rocker…) e addirittura all’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama, bloccato e favorevolmente irretito durante la sua recente visita a Milano.

Luca Guenna e Pino Tuscano e… Barack Obama hanno cominciato la loro battaglia che si presenta come nota propagandistica con il famoso movimento di bacino di Elvis-The Pelvis, a suon di musica rock, e che un giornalista e collaboratore, Fiorenzo Croci, ha trodotto in un libriccino intitolato “Il Movimento d’Anca”, programma e manifesto dell’iniziativa.

Guenna, Tuscano e Croci saranno a Ternate – intorno alla metà di questo mese di luglio –, protagonisti di un nuovo Festival del Rock varesino. È il Festival che si dovrebbe tenere in inverno, per ricordare il disastro aereo del 3 febbraio 1959 quando in un incidente morirono Buddy Holly, Ritchie Valens e The Big Popper: tre grandi del rock and roll della fined egli anni Cinquanta. La loro perdita fu contrassegnata con il detto “Il giorno in cui morì l’America”. Per motivi facilmente intuibili, la Festa del rock è stata spostata alla piena estate.

Ma non per questo sarà meno partecipata e importante.

 

 

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