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In Confidenza

LA PACE, UNITÀ VIVA

Don ERMINIO VILLA - 30/06/2017

Lisbona, 26 settembre 2000, Marcia della pace

Lisbona, 26 settembre 2000, Marcia della pace

L’utero che partorisce la guerra – diceva il drammaturgo Bertold Brecht – è sempre gravido.

Ma il proliferare della guerra, di tutte le guerre – da quelle combattute con le armi a quelle non meno mortali fatte con le parole – non si può fermare con un’altra guerra.

Imporre la pace, o almeno la giustizia, con la guerra è un controsenso che ha del grottesco, anche se troppo spesso noi pensiano e ci raccontiamo che non può essere diversamente: questo è “il male minore”.

La via diversa ce l’ha indicata Gesù nel Vangelo. Non parla mai di pace a buon mercato… Piuttosto – l’ha affermato chiaramente il teologo Dietrich Bonhoeffer – la pace è sempre “a caro prezzo”.

Con la sua esistenza quotidiana sulle strade della Galilea ci ha mostrato che la provocazione non va raccolta, ma smontata alla radice, rifiutando la posizione precostituita che l’interlocutore, come una trappola, ha preparato. Per poi finirci dentro a sua volta…

Come quando Gesù chiede che chi è senza peccato scagli la prima pietra contro l’adultera, che pure ha certamente sbagliato.

Mai Gesù ha giustificato la violenza: piuttosto, ha riattaccato l’orecchio al centurione, ha esortato ad amare i nemici, ha invitato a porgere l’altra guancia (che vuol dire mostrare l’altra faccia, meno scontata, delle cose).

Ma è con la sua morte – che ha assorbito su di sé tutta la violenza possibile per interrompere la catena mortifera del male – che Gesù ha fatto veramente nascere la pace. I pali di quella croce di legno, che uniscono cielo e terra e tutti gli uomini in un unico abbraccio, sono le “tavole gestatorie” di una sofferenza che è travaglio di una umanità nuova, salvata dall’amore.

In Cristo la volontà di imporsi sull’altro lascia il posto alla radicale disponibilità alla cura e al servizio, anche a costo di soffrire oltraggio, anche a costo di pagare con la vita.

Pace è parola dalla radice sanscrita, che indica legare, unire, saldare. Non è assenza di ostilità, né pura quiete, ma unità viva, vita piena, salvezza.

La pace è il frutto dell’alleanza. E non è mai una condizione individuale, ma un bene comune, del quale partecipare e di cui rendersi responsabili.

È all’incrocio di quei due legni, orizzontale e verticale, della croce che si compie per noi la profezia annunciata dal Salmo 85: “Amore e verità si incontreranno, giustizia e pace si baceranno”.

 

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