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Attualità

LUCI E OMBRE DEL DEF

LIVIO GHIRINGHELLI - 30/06/2017

defCome si presentano i conti pubblici alla luce della Legge di bilancio per il 201, approvata l’11 dicembre 2016, del Documento di economia e finanza (DEF) 2017, approvato l’11 aprile e della manovrina varata successivamente in seguito alle richieste della Commissione europea?

Ne risulta che la nostra economia, nonostante alcuni segnali di ripresa, stenta nel riprendere un cammino virtuoso, pur se siamo lontani dalla fase fortemente involutiva di qualche anno fa.

Si coglie indubbiamente nei documenti per il 2016 una riduzione dell’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche dal 2,7% al 2,4% del PIL di fronte a un modesto aumento dell’avanzo primario dall’ 1,4% all’ 1,5 % del PIL; gli interessi passivi sono lievemente diminuiti; marcata invece si rivela la riduzione delle spese in conto capitale dal 4,1 % al 3,4 % del PIL (contrazione degli investimenti); stabili le spese correnti primarie al 42,2 % del PIL.

Si nota, per quanto concerne le entrate, una diminuzione della pressione fiscale dal 43,3 % al 42,9 % del PIL. Il gettito delle imposte dirette in crescita del 2,3 % è stato però più che bilanciato da quello diminuito delle imposte indirette (calo dell’IRAP disposto dalla Legge di stabilità 2015, abolizione della TASI sull’abitazione principale).

L’aumento sostenuto delle entrate in conto capitale è da riferire innanzitutto all’emersione delle attività finanziarie e patrimoniali detenute all’estero (voluntary disclosure).

Se si passa agli obiettivi programmatici per il 2017 ci prospettano un miglioramento dei saldi di finanza pubblica rispetto ai valori tendenziali (quelli ottenibili in assenza di manovra): aumento dell’avanzo primario dall’ 1,5 % all’ 1,7 % del PIL, riduzione dell’indebitamento netto dal 2,3 % al 2,1 %, onde risulta un miglioramento dell’indebitamento netto strutturale. Il debito pubblico si contrarrebbe dal 132, 7 % al 129,4 %. Migliori le previsioni dell’avanzo primario per il 2018 e il 2019 (+ 2,5 %, *3,5 % ); l’indebitamento netto si ridurrebbe rispettivamente all’ 1,2 % e allo 0,2 % del PIL sulla via del pareggio strutturale.

In costante diminuzione il rapporto tra debito pubblico e PIL, sino a configurarsi nel 125 % del 2019 dal 132,8 % del 2016 (tenuto conto del piano di privatizzazioni programmate).

Rimane la querelle sui risultati del 2016 (rispetto ai criteri del Patto di stabilità e crescita) in relazione agli spazi di flessibilità concessi l’anno scorso.

Volendo esaminare nel complesso la manovra 2017-2019 sono in evidenza le minori entrate nette per il 2017 ( – 4.673 milioni di euro), le maggiori invece per 4.458 mln di euro per il 2018 e per 1.748 mln di euro per il 2019, con rimodulazione delle clausole di salvaguardia. La voluntary disclosure determinerebbe la parte più consistente delle maggiori entrate, accanto alla rottamazione delle cartelle (definizione agevolata delle pendenze) e al rafforzamento del contrasto all’evasione fiscale.

Per quanto concerne la manovra sulle spese quelle correnti nette ascenderebbero circa 5,1 miliardi nel 2017, 5,8 nel 2018 e 4,6 nel 2019. Gli incrementi più consistenti riguardano il settore pensionistico.

Da segnalare gli interventi per la natalità, l’incremento del Fondo per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale, le spese per i rinnovi contrattuali nel pubblico impiego (2016-2018), per l’introduzione di farmaci innovativi, per il FISPE (Fondo per gli interventi strutturali di politica economica). Risparmi di spesa corrente si attendono dalla rideterminazione del fabbisogno sanitario nazionale e dalla riduzione delle spese dei Ministeri.

L’economia italiana è peraltro ancora “ammalata”, considerato che il PIL reale è salito dello 0,7 % nel 2015 e dello 0,9 % nel 2016. Lo scenario tendenziale del DEF 2017 prevede per quest’anno una crescita dell’ 1,1 %, dell’ 1 % nel 2018, dell’ 1,1 % nel 2019 e nel 2020.

I contribuenti non pagheranno meno imposte rispetto al 2016 e a quanto avrebbero dovuto fare in reazione all’aumento possibile dell’IVA.

Da contemplare, accanto allo sblocco dei rinnovi contrattuali nel pubblico impiego, le risorse per il rilancio degli investimenti pubblici.

La manovra espansiva dovrebbe essere più efficace. Sul fronte dell’evasione fiscale nel 2016 c’è stato un recupero di 19 miliardi di gettito a fronte dei 14,2 del 2014 e dei 14,9 del 2015.

L’azione è da intensificare ulteriormente. Comunque il pareggio di bilancio in termini strutturali non si basa su dati incontrovertibili, ma su una serie di parametri soggetti ad ampi margini di incertezza.

Nel complesso risultano più favoriti i pensionati e i lavoratori prossimi alla pensione, mentre limati appaiono i fondi a disposizione del sistema sanitario.

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