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Chiesa

CONDOTTO NEL DESERTO

MASSIMO CRESPI - 24/02/2012

Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per esser tentato dal diavolo. E dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, ebbe fame. Il tentatore allora gli si accostò e gli disse: “Se sei Figlio di Dio, dì che questi sassi diventino pane”. Ma egli rispose: “Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”. Allora il diavolo lo condusse con sé nella città santa, lo depose sul pinnacolo del tempio e gli disse: “Se sei Figlio di Dio, gettati giù, poiché sta scritto: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo,ed essi ti sorreggeranno con le loro mani, perché non abbia a urtare contro un sasso il tuo piede”.Gesù gli rispose: “Sta scritto anche:Non tentare il Signore Dio tuo”. Di nuovo il diavolo lo condusse con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse: “Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai”. Ma Gesù gli rispose: “Vattene, satana! Sta scritto: Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi culto”. Allora il diavolo lo lasciò ed ecco angeli gli si accostarono e lo servivano. (Matteo 4, 1-11)

 

Gesù digiuna quaranta giorni e quaranta notti prima di avere fame, dice Matteo, ma possiamo credere che gli sia venuta ancor prima la voglia di nutrirsi, dato che la sua costituzione non è dissimile dalla nostra che normalmente sentiamo già appetito poco dopo aver mangiato. Quell’espressione evangelica si spiega ricorrendo alla scienza. Sì perché sappiamo che l’organismo umano, qualora non si assumano sostanze nutritive dall’esterno, “cede” lentamente le calorie che gli servono per sostentarsi impiegando i suoi depositi naturali di zuccheri, grassi, proteine conservate per l’occorrenza. Attorno ai quaranta giorni di rinuncia al cibo però, nel soggetto sano di buona costituzione, queste riserve finiscono; così, l’organismo non ha altra scelta che quella di cominciare l’autodistruzione della propria carne, finalizzata a reperire materia alimentare per mantenersi in vita più possibile, prima di morire. È l’estremo tentativo di sopravvivenza la cui triste esperienza viene fatta da coloro che, per motivi di drammatico disagio, digiunano oltre questa fatale soglia, la quale rappresenta l’inizio di un suicidio personale. Ecco perché Gesù, “dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, ebbe fame”: egli non può scegliere volontariamente di distruggersi, di privarsi dell’essenzialità del suo corpo rischiando la morte; deve vivere, e per questo con piena coscienza rompe l’astinenza. Avere fame per il Signore significa respingere la morte e il disfacimento, ma avere fame della vita, avere voglia di vivere e di gustarsi tutto ciò che l’esistenza prospetta, sedotti dalle infinite possibilità di cose grandi, buone e belle. Così, inevitabilmente si fa avanti il Diavolo! Nel momento in cui viviamo l’estremo bisogno di cose a cui non si vuole rinunciare, egli, il Tentatore, ci lusinga attraverso le sue proposte e promette di darci tutto ciò che desideriamo, subito. Quale migliore prospettiva! Accettiamo? Badiamo bene, l’accettazione del patto col Demonio prevede clausole fortemente vessatorie, come leggiamo: “Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai”; prostrarsi dunque, ed adorare Satana, questo costa avere tutto subito. Non occorre spiegare l’inutilità, l’assurdità del possedere ciò che piace se contemporaneamente si deve strisciare per terra per il resto della vita… Attenzione però, ragionandoci possiamo comprendere l’inganno bestiale che sta dietro l’esca demoniaca, ma Satana ci tenta subdolamente e con estrema furbizia. Dice: “Se sei Figlio di Dio, gettati giù”, facendo leva sull’innato orgoglio che possediamo, dicendo pure a noi che se ci si sentiamo uomini grandi, buoni e belli, dovremmo dimostrarglielo poiché lui, il Demonio, non ci crede. Ecco che potremmo decidere di seguirlo, domandandogli come possiamo mostrargli le nostre qualità: andremmo nell’abisso, da cui soltanto Cristo sa tornare. Se gli diremo: “Vattene, satana!”, sentendosi respinto proverà per l’ultima volta a corromperci facendo leva sulla nostra assoluta sete di potere e di superiorità; prometterà la nostra gloria. Ma noi ne conosciamo solo una, no? E non è quella vana del mondo dove stiamo. Satana ci lascerà, temporaneamente, ricordiamolo. Come ricorderemo che egli non si presenta quasi mai così com’è, ma travestito; da amico, da amicizia, da chiamata a seguire la sua via: sotto di lui…

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