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Storia

UN NUOVO EROE

FERNANDO COVA - 24/02/2012

La battaglia di Varese, svoltasi il 26 maggio 1859, probabilmente rappresenta il fatto storico più importante avvenuto nella città. Per la celebrazione dell’unità d’Italia sono state riproposte le solite notizie già ampiamente conosciute; solo Margherita Giromini e Ovidio Cazzola hanno meritoriamente arricchito questo evento con la narrazione della vicenda dell’unico civile morto in questa battaglia. Si é anche persa l’occasione di presentare una raccolta iconografica dei molti olii ed incisioni che ci hanno tramandato questo scontro.

Propongo ora un “piccolo” episodio per arricchire l’ avvenimento.

L’ Educatore della Svizzera italiana stampato a Bellinzona era un quindicinale edito dal 1859 “pubblicato per cura della Società degli amici dell’educazione del popolo”. Nel suo numero del 15 gennaio 1868, nella sezione “Esercitazioni scolastiche” indirizzate ai docenti delle “scuole di riparazione per adulti”, il giornale riporta un episodio della battaglia di Varese da utilizzarsi come “racconto per imitazione a voce e per esercizio di dettatura”.

Ritengo tale episodio veritiero in quanto la battaglia si era svolta pochi anni prima. Ecco il testo:

Il caporale veneziano – Nella battaglia di Varese una palla da cannone fracassò una gamba ad un veneziano caporale nei volontari del prode Garibaldi: il ferito, come se nulla gli fosse accaduto, ricaricò il fucile esclamando: Lode a Dio, mi restano ancora due braccia ed una gamba per liberare la mia patria e per servire il mio paese.

Nella battaglia di Varese, secondo Gaetano Salvemini, ci furono da parte italiana ventidue morti e sessantun feriti, secondo il Giampaolo ventisette morti e sessantatre feriti. Questo è uno dei tanti atti di “eroismo” tra quelli che si registrarono il 26 maggio, noto anche oltre confine.

Leggendo il volume del Giampaolo, si viene a sapere che tra i feriti, ricoverati a Varese dopo la battaglia, ci furono due caporali: uno, Mongiardini, di Milano e l’altro, Recchiedei, di Salò; forse quest’ultimo è il nostro “eroe”, veniva considerato veneto in quanto i confini di Venezia arrivavano fino a Bergamo.

Un altro piccolo atto di eroismo da aggiungere alla battaglia di Varese.

Nelle foto: la battaglia di Varese in due incisioni dell’epoca

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